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Discussione: riflessione sulle categorie concettuali dei musicisti

  1. #1
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    riflessione sulle categorie concettuali dei musicisti

    Il grande musicista e intellettuale Marco Brezza, in passato nostro forumista, personaggio che non conosco di persona ma che credo estremamente schietto, a volte brutale nelle sue riflessioni, per altro estremamente profonde anche se a volte troppo radicali, ha pubblicato sul suo profilo feisbuc questa riflessione sulle categorie dei musicisti e sulle loro motivazioni che li spingono a suonare ed esibirsi/comporre e...
    In gran parte riconosco diverse persone con cui ho collaborato in una o nell'altra categoria, resta da capire, a questo punto, dove ognuno di noi si trova, se si trova...

    "NUMEROLOGIA APPLICATA ALLE MOTIVAZIONI DEI MUSICISTI, DISTINTI PER TIPOLOGIA.
    E’ possibile riconoscere fra le posizioni che i musicisti hanno, rispetto all’oggetto del loro lavoro, interesse e passione (la musica) 9 visioni che si scontrano, a tratti si incontrano o si annullano, essendo in alcuni casi, variabili polarizzate di grado opposto.
    Passerò in rassegna tutte queste “visioni musicali attive”, che convivono nella nostra epoca:

    1) Ci sono quelli che hanno un punto di vista incontrovertibile e indiscutibile: c’è un grado di valore superiore, dei “totem” da cui discende tutto. Sono quelli che hanno un’idea di perfezione, sotto il quale tutto il resto è considerato inaccettabile o disprezzabile. Generalmente, suonano e ascoltano sempre le stesse cose o cercano di “buttar acqua al loro mulino”. Considerano l’obiettività un difetto: troviamo i fanatici di uno stile, un autore o genere particolare; chiusi nella loro torre d’avorio o nel loro orticello (che a loro appare come la foresta amazzonica), guardano con sufficienza e compiaciuto disprezzo (i piu’ educati con distacco), tutti quelli che non appartengono alla loro “visione teologica”. Fondamentalisti incurabili.

    2) Ci sono quelli che valutano, di ciò che fanno o ascoltano, la qualità emotiva o sentimentale, di ciò che esprimono o viene espresso. Sono i “melodici sentimentali”. Tutto ciò che non possiede tali caratteristiche non viene preso in considerazione in quanto considerato arido e artificiale. Il rischio sottovalutato da questa tipologia, è che le “melensaggini”, troppa sdolcinatezza può cariare i denti (e l’anima). I dentisti, in tal caso, ringraziano per la collaborazione.

    3) Ci sono quelli che guardano solo ciò che porta approvazione e successo: sono indifferenti alla qualità e tipologia del materiale che affrontano; importante è avere un riscontro di pubblico ed essere pagati bene. Essere ammirati ed avere successo è piu’ importante di ciò che si esprime e sono in grado di spettacolarizzare a livello di immagine tutto ciò che fanno. Sempre impegnati, li trovate un po’ dappertutto: opportunisti nell’anima, la musica non è interessata a loro, ma sono convinti del contrario.

    4) Ci sono poi i tragici: “se non c’è dolore, quello che suoni non significa nulla!”. Se ti capita di incontrare un tragico, non regalargli degli antidolorifici: ti disprezzerà! Hanno bisogno di attribuire a ciò che fanno un “altrove” che non sanno definire. Sprofondati e illanguiditi in un masochismo straziante e compiaciuto, non sanno che si trasformano in sadici rispetto a chi li ascolta e che non tutti provano piacere nella sofferenza, di cui sono appassionati sponsorizzatori. Hanno scelto la musica piu’ come strumento di autoanalisi che come mezzo di espressione: una maniera intelligente per evitare costose, noiose e inutili sedute psicanalitiche. Sono gli introspettivi che “parlano” di loro stessi: qualcuno talvolta deve ricordar loro che il mondo è un po’ piu’ vario e che certe “voci interiori” sono ingannevoli o dipendono dalla qualità scadente di certe robe che comprano dal loro pusher o che sono state prescritte in modo errato dallo psichiatra o medico di fiducia.

    5) E siamo arrivati agli intellettuali, in genere fanno i compositori (troviamo in questa categoria anche un esercito variopinto di esperti, che non suonano, ma parlano di musica): hanno bisogno di strutture. Se non hanno una gabbia dove stare, non sanno dire dove si trovano. L’iperbole mentale è piu’ importante del movimento, della dinamicità, della corporeità. “Muovere il corpo, battere il piede: un’eresia!” “Usare il pianoforte per comporre? Giammai, ho tutto nella testa!” Vivono in un iperuranio solipsistico, claustrofobico e immoto. Si cullano in scenari che solo loro vedono e generalmente fanno suonare ad altri gli elefantiaci deliri che elaborano, a quelli che “non importa ciò che si suona…basta che si suona!” Diversamente detti, esecutori.
    Usano tante parole per spiegare ciò che hanno elaborato: ma tranquilli…non lo stanno facendo per voi, lo stanno spiegando a loro stessi! I peggiori fra questi, non sono interessati alla vita, ma alla loro idea di vita: in verità, odiano dover condividere con gli altri ciò che fanno. Sono dei marziani, proiettati su un pianeta che non conoscono e rifiutano. Usano i suoni (ahimè!) per dimostrare tutta la loro estraneità e disprezzo: bisogna aver compassione di loro perché non sono stati amati da bambini.
    Piu’ che di comprensione, hanno bisogno di affetto e coccole a gogò.

    6) Ci sono poi gli insicuri. “E’ meglio così o è meglio pomì?” “Voglio fare questo,ma non so perché mi viene fuori un’altra cosa…” “Suono o son desto?” “Ho iniziato? No, ho gia finito!” Pieni di insicurezze e ansiosi, non sanno quasi mai ciò che vogliono, hanno una soglia di intuizione che è schiacciata dalle loro paure e possono avere (talvolta) l’orecchio assoluto o assolutista: insostenibile pesantezza di una qualità che diventa impasse d’azione, di scelta e di libertà, tanto ricercata quanto un istante dopo negata.
    Confondono la mappa con il territorio, ti perseguitano con questioni futili e secondarie e funzionano meglio quando inseriscono il pilota automatico o possono seguire un libretto di istruzioni.

    7) E voilà: quelli che si vogliono divertire e vogliono far divertire. In questa categoria, ci sono molti “dopolavoristi” e “coveristi” ma anche professionisti. Ragazzi via, un po ‘di ritmo, su le mani… Muoversi, muoversi…su non pensare…mi sento positivo perché son vivo, perché son vivo… tum tum tum cha cha cha tuca tuca tricke tracke… a zigo zago c’era un mago con la faccia blu…
    Che fai mi tocchi? Su, andiamo… 2 bruschette, un tramezzino e 3 birre al 16…
    Ci sei o ci fai? Sei connesso?

    Nocciolo duro: ci sono i boss. Il boss ha potere. Come, dove e perchè? Si sa solo che è interessato all’esercizio del suo potere: ha il suo feudo e può aver collegamento con altri feudi. Quanto al successo…successo? Participio passato del verbo succedere: una volta accaduto è gia finito! La musica è vita: è ciò che accade. Ma il boss non lo sa o fa finta di non saperlo: vive delle sue continue reincarnazioni… pardon, celebrazioni! Il boss può appartenere ad una qualunque delle “categorie visionarie” su descritte ed esistono diverse tipologie di boss (c’è il “boss illuminato”, quello scopritore e sostenitore di talenti, quello che indica nuovi percorsi, ecc. Si potrebbe scrivere un saggio specifico in proposito. Appartengono a questa categoria anche gli organizzatori di concerti, i promoter, i direttori artistici). Il peggiore di questa categoria, è il “boss ammanicato”. Si fa come dice lui. Ti sta facendo un piacere a suonare con te (o a farti suonare) e a darti qualche briciola (a volte, non vedi neanche quella…) dei suoi lauti compensi: e tu, non lo sai (o forse sì, quindi è anche peggio) lo devi pure ringraziare, scodinzolare dalla gioia e fargli sempre qualche leccata. Il boss, specialmente quello ammanicato, crede che il mondo si trasforma sotto i suoi piedi, anche se il suo passaggio lascia, talvolta, una permutazione atmosferica sgradevole. Il “boss ammanicato” si relaziona ad una sola legge fisica e metafisica: tutti gli stronzi galleggiano; qualcuno un po’ di piu’. Dipende dal “peso specifico”. Per tutelarsi, basta non confondere tutti gli stronzi galleggianti e ammanicati “con la palla di pelle di pollo, fatta da Apelle, figlio di Apollo etc. etc.”.

    9) E basta! Che palle!
    Nelle intenzioni pretestuose, nelle balle cosmiche o luoghi comuni estesi all’infinito, nei simulacri dove genuflettersi e recitare i “mea culpa” o i “non son degno di te”, negli anabolizzati egotici tronfi proclami, nei narcisismi iper-galattici, nelle mongolfiere a trazione interiore, anteriore o posteriore, nei teoremi che sembrano prescrizioni farmaceutiche, nelle celebrazioni messianiche, non scorgo un elemento essenziale senza il quale qualunque espressione musicale non ha valore: amore.
    Qualità indefinibile, impalpabile e inafferrabile.
    E’ ciò che fa la vera differenza: suonare, ad un alto/altro livello, significa dare e ricevere amore, raccontando una storia o invitando ad un viaggio fantastico, per indurre una catarsi dell’anima o offrire nuovi percorsi percettivi.

    Tifo, mi emoziono per quelli e mi riconosco in quelli che posseggono questa essenza, che non appartiene ad uno stile, visione o genere particolare, che non può essere insegnata o imparata, ma solo percepita, vissuta e condivisa.

    Posso solo augurarmi che la musica (dal vivo, come altre attività ad esse connesse) non si trasformi come sempre piu’ spesso (ahimè!) accade, in un rituale artificiale, fatto di commemorazioni che non interessano piu’ a nessuno, un passatempo svuotato di senso, deliberatamente creato per sostenere una o qualcuna delle “tipologie visionarie” descritte, che come un pannolino “assorbono tutto e ti lasciano asciutto”.

    Insomma, di non essere solo un’occasionale perturbazione atmosferica, anche perchè una pioggia, l’alba o un tramonto offrono ancora (non sappiamo fino a quando) impressioni e sensazioni ben piu’ alte di certi “intrattenimenti sonori”. E sono pure gratis."
    Tenore Grassi Ammaccato '77
    Tenore Conn Transitional '34
    Tenore Grassi Wonderful '81
    Otto Link STM Usa 7*, Otto Link STM 105 Floridizzato da Paolo Porta, Rigotti 3 Strong
    Alto Grassi '76,
    Otto Link HR 7*, Rigotti 2 strong
    Soprano Grassi Prestige Bimbo '82
    Keilwerth 6*, Rigotti 3 strong

  2. #2

    Re: riflessione sulle categorie concettuali dei musicisti

    sara' che non sono un musicista professionista ma non mi riconosco in nessuna di queste categorie. La mia categoria sarebbe quella di gente che cerca di affrontare l'argomento musica con la massima serieta' possibile non dimenticandone l'aspetto ludico ed emotivo necessario per la propria soddisfazione e il proprio divertimento. Cerco di imparare da tutti e di ascoltare chi e' piu' bravo di me senza invidia ma con l'eterno spirito di chi vuole cercare di crescere anche di un millimetro alla volta.
    Presidente del SottoClub SA 80 Serie I
    socio onorario del club Mark VI Society

    tenor sax:

    Selmer SA80 serie I
    Grassi T460 Jazzy line

    sopr.sax:
    R&C R1

  3. #3

    Re: riflessione sulle categorie concettuali dei musicisti

    Mi dispiace sono allergico alle categorie, gnaafo'.
    Dal sopranino al baritono R&C
    http://www.davidbrutti.com

  4. #4

    Re: riflessione sulle categorie concettuali dei musicisti

    Definizioni sagaci e provocatorie :yeah!)
    sax tenore selmer sba 1948 mk6 m 114906 bocchino francois louis

    ancia di plasticazza (bari) m

  5. #5

    Data Registrazione
    Apr 2010
    Località
    Canosa di Puglia (BT)
    Messaggi
    1,511

    Re: riflessione sulle categorie concettuali dei musicisti

    Diciamo l'ultima sembra essere più ****..ma tranne in quella del Boss..mi riconosco per alcuni versi un po in tutte....sono d'accordo con chi dice che le categorie non mi appartengono...ma non faccio nemmeno il puritano...la musica secondo è semplicemente un cammino..c'è chi cammina e raccoglie quel che può..invece c'è chi corre per arrivare chissà dove tralasciando alcune cose...conosco molti padri eterni della musica..gente che sembra abbia visto ormai tutto e fatto ormai tutto..ma statti sicuro che è solo un'atteggiamento..loro sanno benissimo che hanno ancora molti limiti e che non si finisce mai di imparare..semplicemente non ne hanno più voglia!!Perchè la musica è come l'universo..infinito..chi si ferma su un pianeta solo perchè ha trovato acqua e cibo non può di certo dire che quella è la fine!!!
    Uno strumento più facile nooo? No!!!!!

  6. #6

    Re: riflessione sulle categorie concettuali dei musicisti

    Mah... a classificare si sa dove si inizia e non si sa dove si finisce. E comunque una classificazione sara' sempre una carta geografica e mai il territorio che e' una cosa diversa e, se vogliamo, tutto sommato inconoscibile nella sua realta' ultima.

    Io ad esempio mi metterei in una categoria diversa: suono perche' mi piace suonare, e lo faccio al meglio delle mie possibilita'. Poi pero' non mi interessa piu' di tanto se, in termini assoluti, suono "bene" o suono "male". Pero' ci metto tanto impegno, e tanti sacrifici, perche' io questa cosa la vedo come un cammino e non come una meta da raggiungere.
    Segretario Mark VI Society
    Non e' importante dire sempre tutto quello in cui credi, ma e' importante credere sempre in tutto quello che dici

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