Be', sì, "MyLadySax" è, naturalmente, la Mia Signora Sax, cioè il mio sax, e, pur non essendo esattamente un nick di Lester Young, è a Young che mi sono ispirato, poiché è grazie a Young che oggi suono il tenore.
Quanto alla questione della critica, concordo con quanto sostieni, Sax O' Phone: hai perfettamente centrato la funzione, sostanzialmente razionalizzatrice (e, pertanto, essenziale, a mio avviso) della figura del critico musicale.
Concordo pure su quanto sia raro e difficile, purtroppo, che critico ed artista non si lascino condizionare dal proprio ego, ciascuno nelle scelte relative al proprio raggio di competenza.
D'altronde, sono esseri umani anche loro e sbagliano come tutti.
Ribadisco solamente che, in una situazione di equilibrio giÃ* precario tra due figure (l'artista ed il critico) entrambe importanti (certo, la musica sarÃ* sempre più importante della critica, ma ciò non dovrebbe indurre a sottostimare quest'ultima), il dilettantismo, nell'ambito, fino a non molto tempo fa quasi antiistituzionale, del jazz ha avuto - e ancora in larga misura ha - un effetto addirittura catastrofico.
Per me, l'ideale, anzi l'utopia, sarebbe una critica competente e illuminata all'interno di una cornice in cui il jazz potesse autoalimentarsi lontano dall'istituzionalizzazione e dal conseguente accademismo.
A questo punto mi svelo: sono io stesso un critico musicale specializzato in jazz e musica afroamericana (con tanto di corso e di pratica sul campo), anche se ormai è un 'attivitÃ* che svolgo solo marginalmente.
Certo, se ne leggono sulle riviste di castronerie!!! :lol:
E poi c'è il problema, annoso, della critica asservita agli interessi di mercato, che poi è quella che, come dici bene tu, Sax O'Phone, crea etichette e divisioni "che magari l'artista avrebbe del tutto evitato".
Allora dovremmo parlare del mercato, in cui pure i musicisti, però, sono coinvolti, e la questione si farebbe davvero complessa... .