In effetti l'argomento mi interessa molto e lo considero il più grosso scoglio da superare per arrivare a fare poco pena in esibizione.
Fin dal mio primo approccio con il tubo storto, mi sono accorto che la differenza con il legnetto nero non è soltanto nelle diteggiature, ma anche nella quantitÃ* di fiato che mi richiede per ottenere qualcosa di piacevole all'ascolto...questo ha comportato un peggioramento nell'emissione, il suono per esempio non era più una colonna d'aria costante ma oscillava in maniera un pò incerta (non so spiegartelo meglio...immagina una cosa del tipo ooOOOooOOO). Adesso sono in difficoltÃ* per esempio nei respiri tra una sequenza molto lunga e molto veloce e l'altra, ovvero nel prendere tanta aria quanto me ne serve per sopravvivere tra una sequenza e l'altra senza andare fuori tempo (immaginiamo di dover respirare tra un sedicesimo ed l'altro, per indicazione sullo spartito)...ma anche nel distribuire uniformemente il fiato sul pezzo che sto suonando.
E' vero che quando mi approccio con un pezzo un pò hard (non porno) sento una trance agonistica che probabilmente mi irrigidisce (sicuramente, visto che la mia insegnante ad intervalli regolari mi ordina in maniera soave di rilassarmi). Però non è solo questo, dato che magari mi capita anche su pezzi meno difficili di arrivare in debito di ossigeno sulle chiusure delle frasi...che quindi chiudo maluccio in quei casi (un pò sbrigativo, nel migliore dei casi).