Dunque, ne ho parlato con il maestro. In pratica, mi vieta anche solo di pensare ad un bocchino nuovo per i prossimi mesi (mi dice anni, ma so che trasgredirò...). Il punto è che un bocchino più aperto richiederebbe più aria di quella che sono in grado di produrre in questa fase. Semplicemente, finirei per odiarlo.
In compenso, mi ha fatto sentire le differenze di suono con la sua collezione di Selmer anni '50, tanto per cominciare a farmi una cultura. Due modelli a camera quadrata non mi sono piaciuti molto, per il suono molto chiuso, molto "antico", molto adatto a rimanere quanto più possibile indietro in orchestra. Forse si può definire "suono elegante", ma direi di un'eleganza ormai un po' spenta, filologicamente necessaria ma musicalmente poco stimolante.
Molto più mi è piaciuto il modello con profilo a ferro di cavallo, che pur conservando la stessa "eleganza" del modello a camera quadrata più grande, aveva in più una notevole ricchezza di armonici. Direi uno splendido compromesso.
Il Soloist (a profilo rotondo) di apertura meno grande (purtroppo non ho chiesto la misura) è risultato essere il mio preferito: un suono pieno, ricco, rotondo, elegante senza spegnersi. Molto duttile, capace, tra le labbra di uno straordinario strumentista, di piegarsi ad ogni genere musicale. Direi che è il tipo di suono che cerco: in una "zona centrale", che può estendersi altrettanto bene e con altrettanta facilità verso la classica e verso il jazz.
Non mi ha entusiasmato, invece, il modello a profilo rotondo più grande (credo si trattasse comunque di un Soloist, e credo che l'apertura fosse sui 090). È decisamente un bocchino da jazz, poco capace di chiudersi e di passare sullo sfondo. Suono magnifico per il jazz classico, ma forse privo della duttilità di cui sono alla ricerca.
Esclusa l'ipotesi di trovare a prezzi umanamente accessibili pezzi del genere, quali sono i sostituti moderni meno deludenti? I Selmer moderni sono simili?
Paolo