Nessuno lo mette in dubbio. Tuttavia ciò non toglie che la dodecafonia sia stata ampiamente storicizzata e che sia il caso di andare oltre (come fortunatamente è stato fatto!). Inoltre dopo più di un secolo si è potuto "filtrare" meglio questa esperienza sicuramente importantissima ma che ha un valore sicuramente relativo nel percorso musicale del novecento: per decenni il serialismo e la dodecafonia hanno letteralmente fatto passare in secondo piano le opere di compositori che tale tecnica non utilizzavano (come ad esempio lo stesso Hindemith, che come dici tu l'ha utilizzata ma in modo assai marginale) creando di fatto una sorta di "setta". Ciò ovviamente non vuole togliere nulla alla dodecafonia e ai suoi più alti esponenti: ha causato una rottura forte col passato che oramai era sclerotizzato e ampolloso.Originariamente Scritto da juggler
In ogni caso poi, come esecutore di musica contemporanea (e credimi ne ho eseguita a sacchi!), spesso i parallelismi tra musica e matematica mi fanno assai sorridere: puntualmente eseguo opere composte su rigide e giustificate basi "matematiche"; tuttavia il risultato spesse volte è nullo, ripetitivo e di scarso interesse. Se non c'è il controllo attivo della mente e soprattutto dell'orecchio del compositore difficimente una composizione basata su formule matematiche sarÃ* degna d'interesse. Come dicevo sopra, ce lo testimonia un Donatoni che, seppur componendo con rigidi schemi preimpostati riusciva a controllare talmente tanto bene il materiale da arrivare quasi sempre a risultati musicali altissimi. Come lui ce ne sono pochi ovviamente. Tanti invece sono coloro i quali utilizzano tali schemi in modo arido, ripetitivo e con scarsa cognizione.