Ma quale distinguibilitÃ*? Oggi, soprattutto per quanto riguarda il suono, proprio non si distingue uno strumentista da un altro! E fossi il solo a pensarla così, mi si potrebbe obiettare che non sono io capace di distinguere i musicisti. Ma sono gli stessi musicisti che lo confessano nelle interviste! E questo non è un problema - ripeto - che riguarda solo la musica, oggi.
Per inciso: conosco non bene, ma perfettamente l'evoluzione del suono del sassofono nella storia del jazz. So riconoscere - tra tanti - un Dexter Gordon (anche) dal suono dopo massimo qualche battuta. Avete mai ascoltato le sue registrazioni dei prini anni '40? Allora era un superbo imitatore di Young. Ma poi ... . Oggi sono gli stessi musicisti che non si riconoscono, se non per la tecnica più o meno trascendentale.
Il jazz ormai è pura accademia, proprio perché le gote non si gonfiano, il labbro non si deve muovere, la batteria va suonata così, il contrabbasso così ... .
E lo dice uno che il jazz lo ama profondamente.
Non dico che la musica è morta, ma il jazz, che è stata la musica più innovativa e influente del XX secolo, sopravvive solo come accademia e come bagaglio di tecniche a mio modo di vedere fondamentale. Con qualche splendida eccezione, la creativitÃ*, però, sta altrove.
L'intervista a Max Roach nell'inserto al penultimo numero di Musica Jazz è illuminante, per capire come sono cambiate le cose.