Beh però, prima di scoraggiarci, dobbiamo pensare che sicuramente i grandi musicisti hanno probabilmente sviluppato queste tecniche dapprima a 'tavolino', magari annotandole su uno spartito, pezzo per pezzo, selezionandole, esercitandosi per ore e ore, suonandole in pubblico poco alla volta finchè sono diventati degli automatismi e riescono ad eseguirle istintivamente senza preoccuparsi di dove finiranno. Inoltre, riescono a pensare sempre un pò avanti, anche in brani veloci.
Bunky Green, un eminente maestro dell'inside-outside, in una intervista al festival di Salzau (disponibile su Youtube) spiega brevemente il concetto (e nella tesi di Chris Miller questo aspetto viene discusso più a lungo) ma, ascoltando le sue registrazioni di 40 anni fa e quelle di Salzau risult aevidente che è un processo che è stato perfezionato in 50-60 anni di pratica (adesso Bunky è quasi ottantenne). Se pensiamo di potere suonare come questi 'alieni', allora possiamo tranquillamente abbandonare lo strumento, come ho fatto io 7-8 anni fa.
Parliamo di una persona, come Bunky Green, che a 16 anni, secondo le sue stesse parole, suonava esattamente come Charlie Parker.
Un metodo per iniziare ad applicare le tecniche outside è ovviamente in pezzi non troppo veloci e poche battute alla volta, inizialmente studiate, sentire come suonano e possibilmente registrarsi e sentire l'effetto 'dall'esterno'.