In passato abbiamo affrontato questa discussione, ma ora chissÃ* dove sarÃ* :BHO:
Qualche tempo fÃ* ho deciso di andare un pò a fondo sull'argomento, non di rado ho trovato scritto che l'ottone è un metallo con memoria!
Propio così, la scienza che studia queste caratteristiche è l'ingegneria metallurgica, e su alcuni testi si trova la spiegazione a questo detto.
Il reticolo atomico dell'ottone è molto duttile , quando suoniamo le varie frequenze tradotte in vibrazioni (se è slaccato vibra di più) lo attraversano contuinuamente, così nel corso degli anni lo stesso reticolo modifica la sua struttura per facilitare il propagarsi di queste vibrazioni,giusto notare che questo avviene se viene suonato tanto e bene , ne risulta così un sax particolarmente ricco di armonici.
Nei vintage alla base del pregio stava la lega utilizzata, molto semplice , la seguente battitura a mano non arrecava particolare stress al metallo(facilidando l'azione di modificarsi) le lacche poi serano molto leggere (alcuni non ne avevano propio) si staccavano facilmente specie in quei punti del canneggio dove le vibrazioni sono più forti, ed ecco il sax dei desideri.
Nella produzione moderna sono stati fatti progressi incredibili sul fronte dell'affidabilitÃ*,maneggevolezza e intonazione ma nalla maggior parte dei casi le parti sono idroformate e le lavorazioni richiedono una lega molto duttile così è aumentata di molto la percentuale di piombo, ottimo per lavorare bene la lastra ma pessimo per il suono, le lacche poi sono talmente spesse che non si staccheranno mai.
Per i sax moderni parlerei più di assestamento che di sfogare, una sorta di rodaggio che avviene per pad molle e sugheri fÃ* percepire notevoli miglioramenti nell'arco di qualche mese.
Fortunatamente esistono fabbriche con una produzione quasi del tutto manuale, questa è una gran fortuna anche se le leghe (materia prima)che circolavano 50/60 anni fÃ* non esistono più.
Mi sembra chiaro che personalmente preferisco i vintage per i suddetti motivi ma rimango dell'opinione che il 70% lo fÃ* chi "soffia".