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Thread: Andrea Pozza, come impariamo e cosa

  1. #1
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    Andrea Pozza, come impariamo e cosa

    sulle lezioni del sito jazzitalia, importanti e spesso decisive per capire alcune cose tecniche, teoriche e di comportamento per tutti i musicisti, ho rovato questa "lezione" un pò filosofica che mi ha molto colpito e mi sembra giusto condividere

    "Qual è il modo più proficuo per imparare? Come far si' che le ore che dedichiamo allo studio ci servano veramente per fare dei passi avanti?

    Nella mia esperienza ho capito che bisogna essere di un pragmatismo implacabile…ma con amore, verso noi stessi e verso gli obiettivi artistici o tecnici che ci siamo posti (ed è indispensabile averlo fatto).

    C'è come una specie di regola del sopraccitato pragmatismo: impariamo quello che stiamo facendo. Sarebbe come dire: se stiamo suonando male, stiamo imparando a suonare male…quindi dobbiamo suonare bene per suonare ancora meglio! E la realtà dei fatti da ragione in pieno a questa regola: non sono forse quelli che suonano già bene che poi suonano ancora meglio? Oppure: avete mai sentito qualcuno suonare bene che prima suonava male? Ci sono delle eccezioni per fortuna e sicuramente le affermazioni appena fatte sono esagerate e provocatorie. Contengono comunque qualche briciola di verità. D'altra parte qualcuno potrebbe dire: ma se non so fare una cosa e posso impararla solo facendola bene … sono bloccato in un paradosso e non imparerò mai nulla!
    D'accordo, ma in realtà non sappiamo fare tutta quella cosa, ma se la dividiamo in parti che sappiamo fare ecco che potremo praticarle separatamente suonandole "bene" per poi, al momento opportuno riassemblarle. Avremo quindi suonato bene parti della cosa che vogliamo imparare aumentando la nostra capacità tanto da poterle assemblare poi in parti più grandi fin poi a completare il compito che ci siamo posti.

    Alcuni modi di rendere più facili le cose che non sappiamo fare:

    Rallentare, rallentare ed ancora rallentare. Suonando al rallentatore si possono curare i minimi particolari, si può suonare senza tensione, si impara a coordinare i movimenti nella maniera migliore ecc…sono innumerevoli i benefici che si ottengono. E' come usare una lente d'ingrandimento (sapete che i fumettisti disegnano le loro tavole molto più grandi di come poi verranno pubblicate, così rimpicciolendole spariscono anche i piccoli eventuali difetti).

    praticare 2, 4, 8 battute per volta

    praticare solo la parte ritmica, solo quella armonica o solo quella melodica

    praticare mano destra e sinistra separatamente (per i pianisti)

    le varie metodiche sono applicabili contemporaneamente.

    Tornando al concetto di pragmatismo e alla regoletta sopraccitata vorrei fare un elenco di considerazioni che trovo utile tenere a mente per ottimizzare lo studio.
    Le elenco in relazione all'obiettivo di imparare uno standard da suonare poi insieme ad altri, quindi a tempo:

    Se lo pratico senza andare a tempo, sto appunto imparando a suonarlo "non a tempo".
    Se lo pratico troppo veloce, sicchè spesso mi fermo o sbaglio, sto imparando a suonarlo spezzettato e sbagliucchiato.
    Se lo pratico a 4 battute per volta ok, ma appena possibile sarà opportuno studiarlo interamente, perchè l'obbiettivo è quello di suonarlo interamente.
    Se sbaglio la melodia senza accorgermene la sto imparando sbagliata e quindi dovrò fare poi doppio lavoro per cancellare l'abitudine errata e per ricostruire quella giusta.
    Se lo pratico con tensione sto imparando a suonarlo con tensione e quindi avrò poi tensione nel suonarlo, d'altra parte se lo pratico in maniera facile e rilassata sarà poi facile suonarlo in modo rilassato.

    insomma, dobbiamo essere meticolosi e precisi nello studio o imparare ad esserlo perchè da come ci educhiamo e creiamo gli automatismi dipende il nostro modo di suonare.

    Per mettere in pratica tutto questo o cominciare a farlo ci vuole una buona dose di volontà, determinazione, capacità di rimanere centrati sull'obiettivo che ci siamo posti e cosa più importante e trascinante, amore per la musica.

    Tutte queste sono doti che possono e devono essere sviluppate ed allenate come farebbe uno sportivo per tenersi in forma, sono i veri e propri muscoli di chi studia la musica."

    ciò che mi piace di come affronta il discorso il pianista è che non dice cosa bisogna effettivamente fare, quali esercizi, ma il come, soprattutto da un punto di vista dell'atteggiamento...vermanete illuminante, bisognerebbe avere questa pagina stampata sempre vicino ogni seduta di studio...
    Tenore Grassi Ammaccato '77
    Tenore Conn Transitional '34
    Tenore Grassi Wonderful '81
    Otto Link STM Usa 7*, Otto Link STM 105 Floridizzato da Paolo Porta, Rigotti 3 Strong
    Alto Grassi '76,
    Otto Link HR 7*, Rigotti 2 strong
    Soprano Grassi Prestige Bimbo '82
    Keilwerth 6*, Rigotti 3 strong

  2. #2

    Re: Andrea Pozza, come impariamo e cosa

    Quote Originally Posted by Danyart
    Se lo pratico senza andare a tempo, sto appunto imparando a suonarlo "non a tempo".
    Se lo pratico troppo veloce, sicchè spesso mi fermo o sbaglio, sto imparando a suonarlo spezzettato e sbagliucchiato.
    Se lo pratico a 4 battute per volta ok, ma appena possibile sarà opportuno studiarlo interamente, perchè l'obbiettivo è quello di suonarlo interamente.
    Se sbaglio la melodia senza accorgermene la sto imparando sbagliata e quindi dovrò fare poi doppio lavoro per cancellare l'abitudine errata e per ricostruire quella giusta.
    Se lo pratico con tensione sto imparando a suonarlo con tensione e quindi avrò poi tensione nel suonarlo, d'altra parte se lo pratico in maniera facile e rilassata sarà poi facile suonarlo in modo rilassato.

    insomma, dobbiamo essere meticolosi e precisi nello studio o imparare ad esserlo perchè da come ci educhiamo e creiamo gli automatismi dipende il nostro modo di suonare.
    Straquoto! :zizizi))
    contralto grassi as 200 professional becchi: meyer 7 m, selmer c*, legature: vandoren leather, bg flex.
    tenore grassi ts 300 becchi: yanagisawa metal 7, ottolink tone edge 7 legature: bg flex, bg revelation jazz.
    flauto traverso yamaha 221.

  3. #3

    Re: Andrea Pozza, come impariamo e cosa

    Beh, questo ricalca esattamente il modo in cui organizzo il mio studio. Con una cosa che aggiungo: darsi degli obiettivi *misurabili* e raggiungerli. Ad esempio: improvvisare sulle note degli accordi delle prime 20 misure di "all the things you are" senza guardare lo spartito e senza mai sbagliare una nota, prima a 120bpm, poi a 130, etc. Oppure: suonare "walking" 1 3 5 7 nelle misure pari e 7 5 3 1 in quelle dispari come 7 5 3 1, senza mai guardare lo spartito e senza mai sbagliare una nota. Anche qui prima a 120 e poi a salire.

    Pensavo di essere oltremodo paranoico, e invece... e del resto funziona.
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  4. #4

    Re: Andrea Pozza, come impariamo e cosa

    Molto edificante, in pratica quello che 2000 anni fa dicevano i romani: Divide et impera.

    Confermo di aver provato sulla mia pelle nel bene e nel male quello che l'autore dice.

    Nel bene per quanto riguarda il rallentare gli assoli dei dischi anche al 30% della velocità iniziale.

    Nel male nell'imparare i temi in modo raffzzonato e nell'improvvisare senza fare attenzione alla precisione del tempo.

  5. #5

    Re: Andrea Pozza, come impariamo e cosa

    "divide et impAra" :lol:
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  6. #6
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    Re: Andrea Pozza, come impariamo e cosa

    Quote Originally Posted by Danyart
    impariamo quello che stiamo facendo. Sarebbe come dire: se stiamo suonando male, stiamo imparando a suonare male…quindi dobbiamo suonare bene per suonare ancora meglio!

    Parole Sante!


    Mi ricordo due cose che spesso mi diceva il mio Maestro:

    # non ho nulla in contrario se suoni lentamente! (essendo un completo analfabeta all'inizio suonavo gli esercizi ad una velocità esasperantemente lenta!)

    # fai attenzione!
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  7. #7

    Re: Andrea Pozza, come impariamo e cosa

    la mente apprende movimenti nella loro complessitá senza bisogno di sezionare, ridurre, arrivare al minimo e perdere la visione dell'insieme. si impara direttamente a camminare..mai nessun bambino si è sognato di fare esercizi preliminari con il piede, il ginocchio etc prima di lanciarsi verso una nuova esperienza. Piuttosto cambia strategia quando sbaglia..ma non rallenta. apprendiamo in maniera complessa. studiosi di ogni campo dello scibile confermano questa realtá. solo nel campo musicale resiste la teoria del dividere..sezionare..rallentare..ma queste teorie non hanno fondamento naturale..sono solo false comoditá che l'uomo adotta per aggirare gli ostacoli..dovremmo imparare dagli errori piuttosto che ripeterli lentamente portandoli alla perfezione....

  8. #8

    Re: Andrea Pozza, come impariamo e cosa

    Io invece penso proprio che gli esercizi con il ginocchio (etc.) il bambino li faccia: prima di camminare gattona e gattonando il ginocchio impari a gestirlo. Quando il bambino provera' a camminare avra' il problema di restare in equilibrio (la cui cosa dipende molto dalla capacita' di governare stimoli e muscoli della pianta del piede) ma il ginocchio sapra' gia' come muoverlo.

    Quando si impara uno sport e' la stessa cosa: ti fanno fare i "fondamentali" ad nauseam e questi altro non sono che un piccolo pezzetto dell'insieme che e' stato isolato per poterlo studiare in maniera dedciata e limitare il piu' possibile le difficolta' derivanti dal resto del contesto: il dritto lungolinea a tennis, la curva a spazzaneve nello sci, la doppia a pallavolo, la parata di avambraccio nelle arti marziali sono tutte cose che mi hanno fatto fare e fare e rifare e rifare zilioni di volte.

    Anche quando prendi la patente la musica non cambia: si comincia con cose semplice ed "atomiche" in strade larghe e poco trafficate ("Ora prema la frizione", "adesso metta la prima") e si raggiunge pian piano un livello di semplicita' sempre piu' complesso. Mica puoi prendere ed andare in austostrada dalla prima lezione!
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  9. #9
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    Re: Andrea Pozza, come impariamo e cosa

    Quello che dice Rag mi sembra abbia un fondamento di verità e condivido anche le riflessioni di re minore.
    Direi che ad un certo livello di apprendimento non esiste più la meccanicità ripetitiva dell'esercizio ma subentra la naturalezza spontanea nell'eseguire ciò che si è appreso e che è diventato una parte integrante delle assunzioni mentali e fisiche.
    Quando finalmente il bimbo ha trovato l'equilibrio ed appreso a coordinare i propri movimenti non si sofferma più a pensare ma compie semplicemente i passi necessari.

    Nell'affermazione del Pozza mi ha colpito l'affermazione che ho citato sopra: i fondamenti vanno appresi nel modo corretto (emissione, controllo dinamico, meccanismo) e la struttura musicale va ascoltata attentamente (armonia, melodia, suono) altrimenti è come se un bimbo imparasse a camminare sulla punta dei piedi, senza mai realizzare che il piede va usato anche sulla pianta.
    Il suo modo di camminare sarà naturalmente distorto e faticoso....
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  10. #10

    Re: Andrea Pozza, come impariamo e cosa

    Quote Originally Posted by Sax O' Phone
    Nell'affermazione del Pozza mi ha colpito l'affermazione che ho citato sopra: i fondamenti vanno appresi nel modo corretto (emissione, controllo dinamico, meccanismo) e la struttura musicale va ascoltata attentamente (armonia, melodia, suono) altrimenti è come se un bimbo imparasse a camminare sulla punta dei piedi, senza mai realizzare che il piede va usato anche sulla pianta.
    Con tutto il rispetto per il Pozza, ma non vi sembrano cose sinceramente un pò banali?
    Nel senso...sono cose che, dopo aver raggiunto una certa consapevolezza ovviamente, sappiamo tutti.

    Oltretutto...quale è il modo corretto per imparare qualcosa?
    Chi lo stabilisce? Il buonsenso? Il risultato? La moda...?

  11. #11
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    Re: Andrea Pozza, come impariamo e cosa

    Quote Originally Posted by Jason Kessler
    Nel senso...sono cose che, dopo aver raggiunto una certa consapevolezza ovviamente, sappiamo tutti.
    Repetita Juvant

    http://it.wikipedia.org/wiki/Repetita_iuvant
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  12. #12

    Re: Andrea Pozza, come impariamo e cosa

    a re minore consiglio una rapida lettura di qualche scritto di piaget (vecchi di cent'anni) sull'apprendimento dall'etá prenatale ai dodici anni..
    per quanto riguarda il rallentamento estremo e la ripetizione posso affermare che la didattica (tranne in italia ovviamente) va nella direzione opposta..il focus si è spostato da vent'anni almeno sulla motivazione, sulla complessitá, sulla didattica dell'errore,della scoperta etc. ecco perchè tempo fa affermavo che lo scritto di liebman sia privo di ogni fondamento scientifico e pedagogico .. scusate se scrivo poco e male ma ragionare da uno smartphone è davvero faticoso..buonasera

  13. #13

    Re: Andrea Pozza, come impariamo e cosa

    ps anche io penso che lo scritto di pozza così come tanta altra roba che circola su quel sito ed in generale sul web sia banale, approssimativa e ridondante

  14. #14

    Re: Andrea Pozza, come impariamo e cosa

    Quote Originally Posted by Jason Kessler
    Con tutto il rispetto per il Pozza, ma non vi sembrano cose sinceramente un pò banali?
    Nel senso...sono cose che, dopo aver raggiunto una certa consapevolezza ovviamente, sappiamo tutti.

    Oltretutto...quale è il modo corretto per imparare qualcosa?
    Chi lo stabilisce? Il buonsenso? Il risultato? La moda...?
    Forse sono considerazioni un po' banali, ma molto spesso sono proprio le cose piu' banali che tendiamo a trascurare. Con tutto che applico piu' o meno pedissequamente quanto scritto dal Pozza (che mai avevo neanche sentito nominare) ho letto con interesse il post di Daniele. E vi ho trovato una perla di saggezza sulla quale mi propongo di meditare un po': "impariamo quello che stiamo facendo". E non solo col sax.

    Il modo corretto per imparare (o fare, o cucinare, o costruire - mettici quello che vuoi) si stabilisce con un criterio ben preciso: e' corretto il metodo che funziona ;)
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  15. #15
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    Re: Andrea Pozza, come impariamo e cosa

    Ma sì infatti, era quello che ha colpito anche me! e non mi sembra che neppure contraddica le nuove tendenze didattiche riferite da Rag e ipotizzate da Jason.
    E non che io studi il metodo Pozza ma come viene affermato, in fondo impari ciò che studi, e se studi male imparerai qualcosa di peggio.

    Da cui piuttosto che voler emulare il virtuosismo acrobatico delle dita di Bird, è meglio che vai piano, stai attento al suono ed all'intonazione, e cerchi gradualmente di esprimere con i giusti accenti prima una parola, poi la frase e finalmente tutto il discorso....

    Forse è banale.
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