Il "liscio" è una tradizione del Nord-Italia, un virus collettivo che contagia dagli 8 agli 80 anni, pressochè tutti...o almeno questa è la percezione che ho in piu' casi ricevuto: tutte le forme musicali popolari rappresentano lo spirito piu' genuino e schietto della socialitÃ* e del divertimento collettivo che caratterizza un determinato territorio...ballare, stare insieme, bere un buon bicchiere di vino...dopo gli "affanni" della vita quotidiana! Ciò è piu' che sufficiente per considerarlo un fenomeno positivo...

Dal punto di vista musicale, non l'ho mai "sopportato"...ma non per snobismo o atteggiamento naif...ma credo soprattutto per estraneitÃ*, culturale e territoriale: le mie origini sono pugliesi...musicalmente, la pizzica e la tarantella rappresentano lo "spirito collettivo" in cui si identificano tutti...dall'intellettuale al contadino!

Detto ciò...il "liscio", per il Nord-Italia, ha rappresentato, nella desolante situazione in cui versa la musica e la professione del musicista in Italia,
un buon serbatoio formativo quanto una collocazione professionale per molti strumentisti...avevo degli amici che mantenevano la loro famiglia...lavoravano in orchestre in cui erano regolarmente stipendiati, indipendentemente dalla quantitÃ* di concerti che facevano in un mese...ma questo circa 15 anni fa...ora, da quel che mi sembra di capire anche in questo ambito, le condizioni lavorative sono cambiate...ma vorrei capire una questione, per me, "oscura"...e quindi mi rivolgo a chi lo suona e/o ascolta "liscio" da quando è nato...perchè si chiama "liscio"? Doveva differenziarsi da qualche altra forma musicale o maniera di ballare che magari era considerata..."ruvida"? E' la "deriva commerciale" di una tradizione popolare precedente o l'invenzione "geniale" di Raul Casadei e/o di altri musicisti a lui precedenti o contemporanei?