No, non e' sempre cosi'. Pensa che nel 1800 Beethoven attacca la sua prima sinfonia con un bell'accordo di settima di dominante di fa maggiore (C7 - F), in una sinfonia, che poi, guarda un po', e' in do maggiore, il cui relativo accordo (C) arriva soltanto dopo sei battute. Pero' e' vero che a stabilire la tonalita' (e quindi a riconoscerla) non bastano le relazioni tra i singoli suoni e, pertanto, l'individuazione di una scala di riferimento, ma occorre riconoscere alcune relazioni armoniche che, per la loro funzione tonale "affermano", appunto, la tonalita'. Tuttavia cio' vale per l'armonia classica perche', dal tardo romanticismo in poi, con l'introduzione dell'armonia cromatica, della riprosizione del sistema modale, in luogo di quello tonale, ecc, questo complesso impianto comincia a vacillare. Tanto che per un certo tipo di repertorio non ha molto senso parlare di tonalita', quanto di ambito tonale, piuttosto che di modo, di serie, ecc.Originariamente Scritto da Solitary_Sax
Quanto agli stumenti traspositori: banalmente, se un sax soprano suona all'unisono con un sax contralto, quest'ultimo avra' sempre in chiave un diesis in piu' o un bemolle in meno, tuttavia e' chiaro che non staranno suonando in politonalita', quindi, si fa sempre riferimento alla tonalita' reale. Da qui la famosa questione se sia giusto o meno (cosi' come spesso fanno i clarinettisti!) leggere gli strumenti in sib in chiave di tenore e quelli in mib in chiave di basso.
Gf