:mha...:
Secondo me... il limite è dei critici che hanno generato queste idee per puro onanismo intellettuale (vedi la considerazione che aveva Zappa dei critici musicali).
Sta di fatto che a livello artistico/jazzistico... Brecker/Metheny/Mehldau/Potter sono già il punto di riferimento per la nuova generazione di jazzisti.
Coltrane, ai suoi tempi, era considerato allo stesso modo in cui considere il defunto Brecker... poi pian piano si è capito che non era machismo sassofonistico, ma evoluzione del linguaggio.
Cambia l'epoca, cambia il contesto politico/sociale... cambia il linguaggio, cambia il contenuto (è successo lo stesso al rock/pop).
Il problema successivo è che per capire determinata musica bisogna conoscere anche i fondamenti musicali... non basta saper catalogare solo le sensazioni che la musica provoca a livello inconscio/subconsio/intestinale.
Se mentre l'evoluzione discorso tecnico/armonico di Coltrane era una conseguenze lineare (matematica) del punto da cui era partito.
Nella musica di chi è venuto dopo/parallelamente a Coltrane, partendo da Henderson, il discorso armonico non era più così lineare (e volendo tonale)... per comprenderlo bisogna entrare in un ambito di conoscenze che non sono di competenza dei critici musicali (basta vedere le critiche a Cafiso: prive di senso e faziose).
A me Brecker non stanca... tutto quello che ha una coerenza formarla chirurgica... ogni nota è lì per un determinato motivo, non per esibizionismo.