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Discussione: Il mio transitional

  1. #16

    Re: Il mio transitional

    Gian .... la conosco la la storia di Stephen Howard sui Keilwerth .... io penso che quanto uno dice grandi "verità" di solito ci sono grandi interessi, invidie, risentimenti etc. ;)
    Sul mondo del sax il mio benchmark è senpre stato USA oriented ... .gli americani, per certi versi sono più "sempliciotti" degli europei, però su una cosa, gli statunitensi sono avanti 20 anni rispetto all'europa, e ci tengono assai la correttezza e la veridicità delle informazioni, la reputazione, per una cazzata, una ditta chiude ..... se si guarda il mercato USA, i Keilwerth, che sono una piccola ditta, producono pochi strumenti pro/anno, sono molto tenuti in considerazione, sia da professionisti che da amatori, anche perchè sono strumenti assai costosi .... per cui .......
    altra cosa, visto che ci sono ...in USA, non esiste Meyer, Ottolink e menate varie (produzione odierna), il bocchino buono è Beechler ..... (che in Europa nessuno conosce), mentre Dukoff è assai rispettato ........

  2. #17

    Re: Il mio transitional

    sappiamo i danni che possono creare articoli più o meno faziosi. tuttavia se possedessi un Keilwerth SX90R non dormirei tranquillo! mentre starei più tranquillo se possedessi un Keilwerth SX90 (senza rolled tone holes)
    mercato americano: ho dato adesso una sbirciata su ebay e su 1163 annunci di vendita inerenti ai becchi ho notato che 38 riguardano i Beechler, 101 i Dukoff e ben 365 gli Ottolink.
    fine ot.

  3. #18

    Re: Il mio transitional

    dany, se fossi piu' vicino te lo presterei volentieri =)

    un'altra roba sul transitional, è possibile che il bilanciamento (o l'angolatura del chiver, non so bene) mi renda piu' confortevole l'emissione?
    boh...
    Forgive me Charlie Parker, wherever you are.
    clicca qui!
    JAZZ SHIRT

  4. #19

    Re: Il mio transitional

    Citazione Originariamente Scritto da gene
    io di alti (e di tenori) ne ho avuti un bel po ..... tra i professionali uno Yangisawa Elimona, un Chu Berry placcato oro, un Martin the Alto, un Mark VII, un Borgani, un Selmer serie II (avuto per quasi 25 anni) e da qualche mese un R&C Solid Bronze. ovviamente ho avuto in prestito svariati MK VI, un King Superventi, ed un Conn 6M.
    Come sempre, quello che ci distingue è la nostra esperienza, il nostro gusto e la nostra percezione ..... sono arrivato alla conclusione, che non esiste uno strumento perfetto, che in ogni strumento professionale ci sono pregi e difetti e che un buon bocchino è importante in fatto di resa timbrica complessiva quanto un sax. A mio avviso non esiste un sax antico e un sax moderno, ci vuole un poco di culo semplicemente nel beccarlo buono ..... non so dare i numeri dell'accoppiata sax/bocchino, se vale 20,30 o 90%, sono altresi convinto che conti, e assai, chi lo suona .....
    ps sono sempre convinto che spesso siamo in preda alla sindrome definita "l'erba del vicino è sempre più verde" ed è per questo che non voglio assolutamente provare più nessun sax .....
    Qualche volta ci casco ancora con i bocchini ...... :ghigno:
    P.S. sento parlare assai poco, visto che si parla di Conn, di Buescher, e dire che ci sono dei Buescher che oserei definire meravigliosi .......
    ps II una valida alternativa ai tanto famosi MK VI ... è rappresentata (soprattutto sull'alto) dai King superventi, che per chi suona jazz "jazz",forse sono pure migliori e pure di questi strumenti se ne parla poco ....
    ps III uina valida alternativa "moderna" al timbro Conn, è rappresentata dai Keilwerth SX 90R.
    Di questi meravigliosi strumenti .... nessuno ne parla ......
    sante parole
    Citazione Originariamente Scritto da gene
    Gian .... la conosco la la storia di Stephen Howard sui Keilwerth .... io penso che quanto uno dice grandi "verità" di solito ci sono grandi interessi, invidie, risentimenti etc. ;)
    Sul mondo del sax il mio benchmark è senpre stato USA oriented ... .gli americani, per certi versi sono più "sempliciotti" degli europei, però su una cosa, gli statunitensi sono avanti 20 anni rispetto all'europa, e ci tengono assai la correttezza e la veridicità delle informazioni, la reputazione, per una cazzata, una ditta chiude ..... se si guarda il mercato USA, i Keilwerth, che sono una piccola ditta, producono pochi strumenti pro/anno, sono molto tenuti in considerazione, sia da professionisti che da amatori, anche perchè sono strumenti assai costosi .... per cui .......
    altra cosa, visto che ci sono ...in USA, non esiste Meyer, Ottolink e menate varie (produzione odierna), il bocchino buono è Beechler ..... (che in Europa nessuno conosce), mentre Dukoff è assai rispettato ........

    e perchè Freddy Gregory ?
    TENORE KEILWERTH SX 90R;ABSOLUTE ST PLUS 8*;DRAKE JAZZ 8;
    ALTO YANAGISAWA A902;JODY JAZZ HR 6M
    SOP. GRASSI PRESTIGE DELL' 81;VANDOREN V16 S6
    Ance:Dipende

  5. #20

    Re: Il mio transitional

    x koko: bel ferro non vedo l'ora di provarlo...
    Dal sopranino al baritono R&C
    http://www.davidbrutti.com

  6. #21

    Re: Il mio transitional

    OT: gli americani sono molto molto aperti di vedute... quindi ogni nuovo prodotto "di qualità" riscuote sempre grande interesse.
    I Beechler sono bocchini che andavano molto negli anni '80... adesso parlando di mercato del "nuovo", i prodotti anche recentissimi (ultimi 2/3 anni) spopolano, nel bene e nel male.

    Quello che ha rilevato Stephen Howard è un problema noto sui Keilwerth con i grani rigirati... c'è da chiedersi il perchè dei grani rigirati nel 2012.
    È sostanzialmente marketing.
    Poi bisogna anche guardare il livello medio dei tecnici negli Stati Uniti, molto più basso dei tecnici europei... basta vedere soltanto in che condizioni si trovano certi strumenti vintage in vendita su ebay. Poi tra l'altro, questo si nota anche dal fatto che per revisioni veramente profonde, che pochi tecnici offrono, negli Stati Uniti spesso si raggiungono cifre elevatisisme (sopra i 1500 dollari).

  7. #22

    Re: Il mio transitional

    Quoto: ho visto dei lavori di tecnici USA che non erano per nulla accettabili. Vero anche che per un lavoro ben fatto ci vuole il triplo che in Italia.
    Vero anche che il mercato USA è molto aperto verso i nuovi prodotti, anche se poi spesso i pro si affidano al mercato del vintage (causando la pazzesca lievitazione di tali oggetti).

    Ps.: Tzadik, ti ho cancellato il doppio post, spero di non aver fatto un danno
    Dal sopranino al baritono R&C
    http://www.davidbrutti.com

  8. #23

    Re: Il mio transitional

    In Italia con 1000€ rifai uno strumento completamente... ti rimane solo il nome dello strumento! :lol:

    La lievitazione di costi è dovuta a una questione di mercato e poi in gran parte alla speculazione.
    Per quanto riguarda il mercato dei bocchini "vintage" poi il discorso si fa enormemente più complicato (bisogna tornare indietro di 10 anni per capire la situazione attuale).

    @David... il doppio posto m'era scappato. :ghigno:

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