Ho pensato di condividere il mio modo di studiare, visto che mi sembra che funzioni bene.
Quando approccio l’improvvisazione di un pezzo, la primissima cosa che faccio sono vari pattern sugli accordi (1/3/5/7 a salire e scendere, cose di questo tipo - ne faccio parecchie).
Quando ho gli accordi nelle dita, passo alle scale. Per ricavare le scale devo analizzare il pezzo e, una volta fatta l’analisi, me la scrivo per evitare di doverla rifare ogni volta.
A questo punto faccio dei semplici pattern sulle scale che ho trovato, ad esempio 1/2/3/4/5 a salire e scendere, poi le scale complete a salire e scendere partendo dalla tonica, dalla III e dalla V.
Poi, una volta che ho anche le scale sulle dita, lavoro sulle pentatoniche. Questo per me e’ un punto focale dello studio di un pezzo perche’ e’ facendo le pentatoniche che mi entra in testa la sonorita’ del pezzo. Per accordi maggiori e -7 uso le pentatoniche canoniche, per gli altri accordi (7, -7b5, diminuiti, alterati, …) me le costruisco “su misura” a seconda del pezzo. Comunque alla fine di questo stadio ho chiara la sonorita’ del pezzo e ci posso gia’ improvvisare sopra. Ed e’ in questo stadio che decido le note “fuori” che possono stare bene in certi punti.
Ultimo passo: guardo la melodia e cerco le note guida che potranno aiutarmi nell’improvvisazione, e mi appunto anche quelle.
Normalmente per fare tutto questo lavoro ci metto non meno di un mese (o poco piu’ a seconda della difficolta’ del pezzo), anche perche’ oltre a studiarmi il pezzo nel frattempo faccio anche altro (lettura e tecnica). Alla fine di questo mese posso improvvisare sul pezzo, e soprattutto ho il materiale che mi permette, anche dopo parecchio tempo che non lo suono, di riprenderlo con poca fatica.
Propongo qui il formato che ho deciso di adottare, usando come esempio le prime 16 misure di “All of Me” (la tonalita' e' inusuale, la ha scelta la cantante con cui suono).
In grande gli accordi, subito sotto le scale, ancora sotto le note guida che ho scelto. E’ interessante notare che anche suonando solo le note guida la struttura del brano e’ riconoscibile. Queste note possono servire da “binari” per la costruzione del solo, soprattutto se e’ un po’ che non si suona il pezzo.
Capisco bene che oltre un certo livello tutte queste informazioni sono “nella testa” del musicista, che quindi non ha bisogno di appuntarsi un bel niente perche’ e’ capace di dare un’occhiata ad uno spartito per vederle e capirle all’impronta, per un dilettante come me invece un foglio come questo e’ un aiuto preziosissimo, sia nello studio quotidiano che, a maggior ragione, se si riprende il pezzo dopo un po’ che non lo si fa.