Con questo intervento, intendo chiudere definitivamente questo thread...sostanzialmente, per mancanza di tempo, ma anche perchè è stato detto abbastanza...chi, da curioso, ha seguito il dibattito, senza parteciparvi, ha giÃ* diversi elementi e indicazioni per poter continuare in modo autonomo, le proprie ricerche, i propri approfondimenti, i propri ascolti...rispondo alle ultime "sollecitazioni" di MyLadySax e mi scuso per l'"eccessivo ritardo"...
Il termine "poliritmia" è stato usato sempre in modo ambiguo e inappropriato dai musicisti e dagli studiosi occidentali: con esso, si indicano tanto le parti sovrapposte che procedono secondo ritmi diversi e talvolta anche i cambiamenti ritmici che intervengono all'interno di una stessa linea melodica; Sachs, in primis, preferì usare il termine di "ritmo incrociato", poichè la sovrapposizione di ritmi diversi, di molti "modelli ritmici" che si incrociano, è peculiaritÃ* della musica africana (le tesi di Sachs sono state confutate e ampliate dagli apporti di un altro grande studioso di musica africana come Sihma Arom, nel 1989)per ciò che concerne il jazz è, a partire da Max Roach, che il "tessuto poliritmico" diventa evidente e può configurarsi come una "discendenza africana": riferirlo ad esempi musicali precedenti è un "vizio" di matrice eurocentrica, di cui alcuni compositori e studiosi non sono esenti (ahimè, alcuni ancora tutt'oggi...) il concetto di ritmo, nella cultura musicale occidentale, è alquanto confuso e contradditorio...metro-ritmo, poliritmia-polimetria...basta sfogliare i testi di solfeggio presenti nei Conservatori...e la confusione raggiunge vertici parossistici...fra i testi di solfeggio, l'unico "testo serio" che mi sentirei di consigliare è quello scritto da Paul Hindemith: infatti, da quel che mi risulta (non so, se ve ne sono altri simili) è l'unico ad avere dei solfeggi cantati in cui è scritto anche l'accompagnamento ritmico, che l'allievo deve eseguire simultaneamente al canto...ed alcuni non sono per nulla semplici...
C'è un aspetto esecutivo che caratterizza lo stile di Morton, come di altri pianisti della sua epoca, che va considerato...nel bebop, il pianismo jazz ha conosciuto grandi progressi armonici, ma il tutto si riduce a 2 soli piani sonori: accordi affidati alla mano sinistra, fraseggi alla destra...ai tempi di Morton, ma anche con Scott Joplin, i piani sonori erano 4:
canto, controcanto, armonie centrali, bassi - la mano sinistra dÃ* il tempo, i bassi e le armonie, alternando un basso e un accordo...l'um-pa, um-pa...che oggi ci appare pesante e vetusto...in realtÃ* offre ad un buon pianista diverse soluzioni...e Morton le sapeva sfruttare tutte...la mano destra, alle melodie unisce sempre un controcanto, un raddoppio, una scia di 2 o 3 note talvolta ben "tagliate ritmicamente", altre volte in funzione "decorativa"...insomma, Morton pensava con le due mani in modo simultaneo e indipendente, tessendo una trama polifonica con i 4 piani sonori in continuo e fitto dialogo fra loro...ed è chiaro che in taluni casi possono affiorare "ritmi incrociati"...lo stesso Morton affermava: "Il piano deve simulare un'intera orchestra"...come afferma Piras (che è un caro amico) "un rag di Morton è come una mazurka di Chopin, è scritto tutto, nota per nota...ha melodia, controcanti, accordi e bassi...lo si può suonare in concerto così com'è"
Il riferimento che facevo a Stravinsky (ma avrei potuto farlo con altre centinaia di esempi tratti dall'intero corpus della musica europea colta) riguardava proprio questo "errore definizionale" unito alla "contraddizione scritturale" della tradizione eurocolta che con la poliritmia non c'entra nulla...Stravinsky, poi, da aristocratico disincantato e distaccato quale era, non aveva bisogno di prendere alcunchè dal jazz...lui, come tutti i compositori russi, possedeva una "fantasia ritmica" che nei restanti compositori del "continente europeo" era quasi...assente...
Si ascolti, ad esempio, il "Precipitato", ultimo movimento della 7^ Sonata per pianoforte di S. Prokofiev...
http://it.youtube.com/watch?v=5LR86sgO6C4
sembra un'incredibile "anticipazione"...del "percussivismo pianistico" di Cecil Taylor...
Stravinsky dava inoltre dell'improvvisazione jazzistica un giudizio poco clemente, definendola "una masturbazione che non porta da nessuna parte..." non si sa a cosa o quale stile "jazz" si riferisse...rispetto a certi "revivalisti" che tutt'oggi ci sono in giro, la sua affermazione mi sembra molto pregnante e attuale...
Schuller, come tanti altri dotti musicologi eurocolti, ignorava la comprovata e rilevante presenza musulmana nei contingenti schiavili che arrivarono in America...per questo, le sue tesi sono state tutte abbondantemente "sconfessate"...
Non sono "coincidenze" che accomunano blues e musica del Meridione italiano, ma "somiglianze" che derivano dallo stesso ceppo culturale: quello arabo-islamico.
L'errore piu' diffuso e "imperdonabile" è stato quello di credere per molto tempo la musica africana come un "unicum"...
Foday Musa Suso, grande virtuoso di Kora, discendente da una famiglia di "griot" di etnia mandingo, che vive a Chicago dal 1966, (ha inciso con DeJohnette e con Hancock) intervistato sull'ereditÃ* africana presente nel jazz, ebbe a dire:
"La mia opinione potrebbe non piacerti...conosco i musicisti di Chicago, l'Art Ensemble...viviamo piu' o meno tutti nell'area di High Park e li incontro spesso...quando parlano di musica africana, credo che non sappiano di cosa si tratta...se suonassero in un villaggio africano quella che secondo loro è una musica legata all'Africa, la gente non vi si riconoscerebbe affatto...un conto è andare in Africa e suonare con musicisti locali, un'altra cosa è suonare la tua musica tingendoti la faccia da pseudo-tribale e dire che è africana...è indispensabile imparare le forme tradizionali della musica africana per poterla suonare:quello che fanno i neri statunitensi quando cercano di imitare la musica africana spesso sono solo schiamazzi! In Africa, non è così: quando si suona la batteria o un tamburo si sta innanzitutto parlando ai danzatori..."vai a destra...salta verso l'alto...chinati in basso..." la musica africana così come la intendono molti musicisti afro-americani è un concetto astratto...esistono in realtÃ* tanti stili quanti sono i linguaggi (nel senso di lingue parlate)...non lo si deve mai dimenticare!"
Non credo ci sia molto da aggiungere...così come è fuorviante parlare di non-jazz per la musica di La Rocca...per quanto chiassona e divertente (ha fatto da sottofondo a tante comiche del cinema muto americano pre-StanLaurel&OliverHardy) indicava l'inizio di una "nuova sensibilitÃ*"...che è andata nel corso del tempo, modificandosi...la "matrice africana" riferita al jazz degli inizi e non solo (dimenticando/rimuovendo la radice arabo-islamica di gran parte delle popolazioni deportate...è un caso che a partire dagli anni '50, piu' o meno, molti afro-americani si siano convertiti all'Islam?), è la piu' grande bufala "musicologica" che sia stata mai propagandata...così come distinguere il jazz afro-americano o europeo non ha senso...se non in riferimento ad un ambito geografico o di appartenenza anagrafica...le "intersecazioni" e influenze sono state costanti e variabili nel tempo...senza l'Europa, si è giÃ* detto, il jazz sarebbe morto (così come molti dei suoi protagonisti sarebbero scomparsi) giÃ* dalla fine degli anni '50...senza l'apporto significativo degli emigrati europei con il contributo notevole degli afro-americani forse non sarebbe nato...gli afro-americani hanno dovuto integrarsi in una societÃ* che li vedeva come "reietti" e... reietti erano considerati anche molti europei (soprattutto quelli che non erano di lingua madre inglese...e si sa, gli "sfigati" ,fra loro, sono solidali...), tra cui anche noi italiani...il jazz è stata la musica di chi "sdradicato" o isolato per vari motivi cercava una forma di riscatto o semplicemente "ricreava" creativamente una tradizione inesistente che si è "costruita" al passo con i cambiamenti sociali, economici, ambientali, di costume, che hanno caratterizzato l'intero '900...e iniziato un nuovo Millennio...tutti gli inizi sono sempre confusi e contradditori...qualcosa di nuovo, sta apparendo, qualcosa di "vecchio" resiste (come è sempre accaduto)...alcune "tendenze" (che potranno avere degli sviluppi) sono evidenti...chissÃ*...