Considerare la musica di Breuker, Bennink e compagnia bella...come europea e non olandese...è fuorviante e difficilmente condivisibile (ovvero è europea in quanto olandese, ma non rappresenta o sintetizza tutto quanto in Europa accadde a partire dalla fine degli anni '60).
La FMC (Free Music Production) fu fondata in Germania dal pianista Alexander Von Schlinppenbach nel 1969 insieme ad altri musicisti tedeschi e aveva scopi e finalit* simili alla Incus/Musicians Co-op (Londra) e alla olandese ICP (Istant Composer Pool) ovvero quello di organizzare attivit* didattiche, seminari, concerti, incisioni che documentassero l'attivit* dei nuovi improvvisatori europei in collaborazione fra loro e/o con quei musicisti americani che si erano stabiliti in Europa in modo piu' o meno stabile.
Il jazz degli olandesi (in particolare quello di Breuker) ha sempre "mescolato" azione musicale ed azione teatrale, ispirandosi molto a certo teatro mitteleuropeo (Brecht, Heisler, Weill): su Youtube, è possibile vedere "stralci" di concerti della ICP, ad esempio, con Anthony Braxton...ma anche altro materiale...Sulla stessa scia, anche se con motivazioni diverse, si è sempre mosso il duo Mengelberg/Bennink...in questo caso, la teatralit* si riduce nel ridicolizzare l'"entertainment music"...e nel "violentare" in modo surreale i rispettivi strumenti...di segno diverso, era l'approccio degli inglesi (Derek Bailey, Evan Parker, Paul Lytton, Barry Guy) che prescindevano da qualunque "materiale musicale convenzionale" per definire con sincerit* agghiacciante la loro "estraneit*" nei confronti di ciò che producevano: una visione e azione musicale non-comunicativa e alquanto alienante (interessante forse piu' per gli aspetti filosofici "sottintesi" che non per i risultati "musicali"). Anche di questi musicisti potete trovare qualcosa su Youtube...Naturalmente, quelli appena descritti sono solo delle tendenze di alcuni musicisti ovvero se si considerano gli inglesi di origine sud-africana come Louis Moholo, Harry Miller, Chris Mc Gregor, Johnny Dyani ecc. il discorso cambia...il linguaggio improvvisativo è piu' comunicativo e vitale e frequenti sono i riferimenti al folclore africano; Surman, Osborne, Skidmore guardavano al patrimonio popolare anglosassone...Per tutte queste "esperienze musicali" (e tante altre) è piu' giusto parlare di "musica improvvisata europea"...così come credo che a partire dall'AACM si debba parlare di "nuova musica improvvisata afro-americana" e abbandonare il termine jazz...qualcuno ha usato il termine "new thing", non trovando termini migliori...Credo che sostanzialmente non ci siano grosse differenze fra le attivit* ed i risultati musicali degli improvvisatori europei e quelli dell'AACM o del Black Artist Group of St. Louis (soprattutto per il grande interscambio e le collaborazioni) se non in precise circostanziate progettualit* o singole personalit*...nel tempo, si è passati da un "radicalismo improvvisativo" ad un rapporto piu' "meditato" con la scrittura...l'avanguardia di New York ha probabilmente recuperato in maniera significativa e preponderante la "scrittura"...ciò è evincibile soprattutto dai lavori di Tim Berne e anche da certe produzioni di Zorn...
Credo che bisogna avere il coraggio di fare un'enunciazione fondamentale: IL JAZZ E' NATO IN AMERICA, MA E' STATO SALVATO, PROTETTO E DA UN CERTO PUNTO IN POI (dalla fine degli anni '60) SI E' EVOLUTO IN EUROPA...
La "diaspora" degli afro-americani inizia molto prima delle "avanguardie" dell'AACM...
http://www.jazzitalia.net/articoli/jazz ... eljazz.asp
E' chiaro che alle tendenze avanguardiste si sono sempre affiancate tendenze piu' legate alla "tradizione"...
Da segnalare, in Italia, i dischi della Quercia di cui Gaslini era direttore e produttore artistico e la Ictus di Andrea Centazzo (sembra che il buon Andrea stia per ripubblicare un cofanetto che racchiude le esperienze significative di quel periodo e le sue collaborazioni con Bailey, Lacy ecc. e la Mitteleuropa Orchestra da lui diretta); sull'esempio inglese, olandese ecc. a Torino, sul finire degli anni '70 nasce il CMC (Centro Musica Creativa: ancor oggi attivo) fondato da Carlo Actis Dato e dal chitarrista Claudio Lodati; a Roma, Mario Schiano (recentemente scomparso), grande animatore e scopritore di talenti, fondò il festival "CONTROINDICAZIONI" dedicato alla musica improvvisata...
Infine, un discorso a parte meriterebbero tutti quei musicisti e quelle progettualit* che si sono sviluppate negli stessi anni nella ex-Germania dell'Est e negli ex-Paesi comunisti, che vissuti per tanto tempo in un totale "isolazionismo" hanno prodotto
un "sound" non sempre paragonabile ad altre esperienze europee o d'oltreoceano...
P.S. Rileggendo il mio precedente intervento ho notato un'"imprecisione temporale": l'AEOC non è nata nel '78...ma 10 anni prima...confermo tutto il resto!