Proverò a dire la mia.
Occorre definire il jazz europeo:
1.Jazz europeo come il jazz suonato in Europa.
Definizione che non tiene conto né dello stile né della nazionalit* dei musicisti.
Per es., in tale accezione è di jazz europeo anche un concerto di Roscoe Mitchell a Roma così come non è di jazz europeo, bensì giapponese, un disco di Peter Brotzmann prodotto e registrato a Tokio.
Non vi è dubbio che, in tale accezione, il jazz europeo esiste almeno dagli anni ’20 dello scorso secolo.
2.Jazz europeo come jazz suonato dai jazzisti europei.
Definizione che tiene conto della nazionalit*, ma non anche dello stile dei musicisti.
Per es., in tale accezione è jazz europeo anche quello di Massimo Urbani, che è stato uno straordinario altosassofonista italiano di jazz, ma stilisticamente vicino ai grandi sassofonisti afroamericani.
Anche in tale accezione, non vi è dubbio che il jazz europeo esiste, sin da quando i primi musicisti europei, al volgere degli anni ’20 dello scorso secolo, si cimentarono con quella che veniva pure detta “musica sincopata”.
3.Jazz europeo come jazz che presenta marcatamente peculiari caratteri distintivi derivanti dalla musica accademica.
Definizione che tiene conto dello stile, ma non anche della nazionalit* dei musicisti.
Per es., in tale accezione è jazz europeo tanto quello di certa produzione dello statunitense Dave Brubeck (“Blue Rondò a la Turk” è un rondò parte in 9/8 parte in 4/4 che impiega il procedimento della fuga) quanto quello di alcune composizioni dello svedese Lars Gullin (Primula Veris, Laburnum Vulgare).
Anche in tale accezione, non vi è dubbio che il jazz europeo esiste, specificamente nello stile di ogni jazzista che, più o meno consapevolmente, sia europeo, americano, afroamericano, africano o siberiano, utilizzi elementi musicali propri della musica colta europea o di derivazione europea.
Tale definizione può essere molto utile allo studioso, ma è fuorviante, poiché, gi* quando, nei primi del ‘900, è nato il jazz, la musica accademica esisteva pure negli Stati Uniti e molti dei primi jazzisti creoli la conoscevano bene e ne vennero influenzati.
4.Jazz europeo come jazz suonato da jazzisti europei che presenta peculiari caratteri distintivi derivanti dalla musica popolare di una determinata area geografica dell’Europa.
Definizione che tiene conto sia dello stile sia, ancorché implicitamente, della nazionalit* dei musicisti.
Per es., in tale accezione è jazz europeo quello di certa produzione del norvegese Jan Garbarek che si fonde con le suggestioni della musica popolare norvegese (“Rosenfole”, ECM) o della formazione Mahanada (“Taranta’s Circle”, Splash Records) che si rif* ai ritmi della tarantella e della pizzica.
Il jazz europeo così inteso è solo una possibilit* nell’ambito più ampio dell’ethnojazz, che, com’è noto, ha radici negli anni ’60.
Tuttavia, più che jazz europeo è, di volta in volta, jazz norvegese, jazz italiano, jazz del Sud Italia, jazz balcanico, e chi più ne ha più ne metta.
5.Jazz europeo come jazz suonato da jazzisti europei che presenta peculiari caratteri distintivi derivanti sia dalla musica popolare di una determinata area geografica dell’Europa sia dalla musica accademica.
La definizione fonde le ultime due, per cui rinvio a quanto detto sopra.
In conclusione: il jazz europeo, come categoria a sé, non esiste - dal momento che tra "Uno" dei Mahanada e "Rosenfole" di Jan Garbarek non c'è meno differenza di quanto ce ne sia tra "Uno" dei Mahanada e "I'm All for You" di Joe Lovano -, se non:
- nella misura in cui sia in "Uno" che in "Rosenfole" la componente africana del jazz (il blues feeling, per esempio) appaia meno marcata (non vi è dubbio, infatti, che, soprattutto nei primi decenni di diffusione del jazz nel Vecchio Continente, i musicisti europei siano stati molto meno esposti, rispetto ai colleghi d'oltreoceano, alla musica nera);
- se non nella misura in cui sia "Uno" che "Rosenfole" si alimentino di tradizioni popolari del tutto (o quasi del tutto) assenti negli Stati Uniti.
Ancora una riflessione: il caso Django Reinhardt mi pare atipico, perché il grande chitarrista, nato in Belgio e vissuto la maggior parte della sua vita a Parigi, ha sì attinto dalla musica europea (sia colta che popolare), ma soprattutto dalla musica dei manouche (zingari alsaziani), essendo manouche egli stesso; musica manouche che, pur venendo a contatto con la musica europea, non ha, fino ad oggi, perduto le sue peculiarit* distintive.
E’ bello, cmq, pensare che colui il quale è ritenuto l’iniziatore del jazz europeo attinse, in realt*, da una musica senza nazionalit* (scusate, a volte mi faccio prendere dai sentimenti).
Considero queste semplici riflessioni della cui veridicit* non ho affatto certezza, per cui invito tutti a integrarle o contestarle, con la speranza che, alla fine, possiamo raggiungere almeno una verit* condivisa.