ovvio che lo studio non fa male e che se maggior tecnica e conoscenza teorica danno molte più possibilità/dimensioni alla propria creatività, tuttavia lo studio come fine e non come mezzo lo trovo un pò feticistico.
Al mio "orecchio" sono molto più interessanti "2 note crude" ma suonate "sporche" o "meno bene" che non "2 note ruffianelle già sentite e risentite" suonate "come la regola vorrebbe".
Daniele, se credi in quello che fai, fallo!! l'insicurezza è in tutti noi è regolarmente ci "attanaglia" , ma se cerdi in quello che fai tu puoi suonare qualunque cosa, queste sono le parole che mi rimesero impresse dalla master con Bergonzi a Quarna. Puoi suonare note totalemente fuori e farle funzionare "tramite" la figurazione ritmica o sulla dinamica o sulla timbrica, lui fece degli esempi ganzissimi, suonando note a caso su una progressione a caso, tramite l'orecchio e tramite la creatività riusciva ad essere sempre interessante. Ovviamente non tutti siamo Bergonzi e lo studio può solo giovare anche in questo tipo di approccio, però il messaggio è forte e chiaro: se ci credi e lo suoni convinto, puoi farlo funzionare.
questo messaggio è un messagio molto sano che apre le possibilità e la creatività e all'ispirazione, per me è la cosa più importante.