Ciao Homer,
l'esperienza di studio all'estero è stata per me di vitale importanza e penso che senza l'eccezionale preparazione che ho ricevuto presso il conservatorio di Bordeaux probabilmente non sarei riuscito a ritagliarmi uno spazio nel professionismo.
Ho fatto questa esperienza in un'età cruciale, avevo 20 anni e mi ero appena diplomato al conservatorio (da esterno, ci tengo a ricordarlo...). Dopo aver seguito con profitto alcune masterclass del M° Londeix dietro suo consiglio mi iscrissi presso il conservatorio di Bordeaux come corsista a tutti gli effetti (no erasmus e porcherie simili).
Oltre la bravura dell'insegnante, l'eccezionale Marie-Bernadette Charrier musicista in gamba che punta molto sulla musica d'avanguardia, devo dire che la VERA marcia in più che hanno molti conservatori europei rispetto ai nostri malandati istituti sono le infrastrutture estremamente funzionali (sale studio per gli allievi, strumenti musicali sempre al meglio, una biblioteca fornitissima, sconti incredibili su CD,biglietti dei concerti e spartiti etc...), l'organizzazione precisa e puntuale degli orari e dei corsi e un VERO progetto didattico a tutto tondo che comprende la formazione COMPLETA del musicista e offre una preparazione tecnica che ti permette di affrontare le difficoltà della professione.
Altra cosa (non da poco): l'allievo è al centro di tutto e tutto funziona per rendere al meglio l'esperienza di studio.
Ovviamente la mia formazione non si è fermata a questo e le esperienze professionali fatte in Italia e all'estero successivamente ai miei studi sono state importanti (in alcuni casi decisive), tuttavia posso dire che l'esperienza fatta in Francia è stata per me una chiave che mi ha permesso di accedere a un mondo.
Ad oggi sono emersi nuovi conservatori e insegnanti di tutto rispetto anche se debbo ammettere che in ambito classico sono ancora pochi gli istituti che offrono questa preparazione al professionismo: in molti casi si tende a vedere il sax classico in una accezione che piace soltanto ai saxofonisti "di accademia" e che pochissimi riscontri hanno a livello di pubblico. Invece di sfruttare le potenzialità espressive e camaleontiche del nostro strumento ci si rifugia in una visione "aulica" dello stesso che non coincide con la natura e soprattutto con la cronologia di uno strumento che è giovanissimo.
Ma in ogni caso, girando un pò il mondo posso permettermi di asserire con forza che, qualunque sia l'insegnante e il suo livello tecnico, quasi qualunque conservatorio europeo al di fuori dell'italia offre un livello di preparazione superiore e infrastrutture migliori. L'italia è un posto nel quale si tende a privilegiare tutti fuorché l'allievo e di conseguenza con tale mentalità avremo sempre programmi scadenti, infrastrutture che non funzionano, insegnanti che si permettono di mostrare con arroganza la loro poca preparazione e quant'altro accade quotidianamente.