Non credo che l'altezza del diapason, possa stabilire un livello qualitativo delle frequenze o una maggior godibilità della musica
o di certa musica.
I livelli percettivi cambiano con i cambiamenti sociali, culturali e d'ambiente: non possono essere rinchiusi in fredde e grevi formule matematiche.
Anche quando sono stati fatti esperimenti con "accordature storiche" (ancora avvengono con i fanatici di una parte della musica antica) non è aumentato l'interesse per questi generi storicizzati.
Se suoniamo la musica barocca al diapason in cui veniva eseguita e rigorosamente con strumenti d'epoca,
dovremmo vivere un' "estasi" in altro modo negata? Ma se non siamo neanche in grado di immaginare quale era lo stato percettivo di un uomo medio del '600...su cosa basiamo certe congetture? C'era sicuramente anche all'epoca chi da certi suoni era infastidito...
Sono stati considerati "fastidiosi" anche Mozart e Beethoven...e allora?
Ammettiamo, per ipotesi, di riuscire a stabilire le frequenze di alcune onde celebrali, di alcuni ritmi/frequenze circadiane ed altro del ns. corpo:
in teoria la tecnologia che oggi possediamo in parte ce lo permette...e qualora riuscissimo a stabilire con una certa approssimatività tali frequenze sarebbero da considerare false, perchè la rilevazione è in ambiente asettico e privo di stimolazioni esterne...una simulazione da laboratorio che non appartiene alla vita regolare e attiva.
Quando una persona parla o suona possiamo essere interessati o infastiditi da ciò che produce:
il timbro, prima che l'altezza è ciò che determina gradimento o rigetto...
Ci sono troppi aspetti da prendere in considerazione e piu' competenze da sintetizzare/armonizzare...
Il rischio è sempre quello di voler abbracciare una teoria olistico onnicomprensiva: c'è tuttavia chi studia questi aspetti (studia le onde celebrali?) per condizionare la capacità di scelta o stimolare l'acquisto compulsivo, come avviene nelle musichette dei centri commerciali...
e di sicuro non si pone problemi di diapason, ma di altro tipo.