Capito.
Preferisco il re a 1:38, è più intonato, è più "grosso", è qualitativamente migliore e come ascolto più piacevole; questo secondo quanto percepisco e secondo i miei gusti.
Capito.
Preferisco il re a 1:38, è più intonato, è più "grosso", è qualitativamente migliore e come ascolto più piacevole; questo secondo quanto percepisco e secondo i miei gusti.
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proverei ad escludere il gusto personale ma mi rifererei solo a dati oggettivi.
selezioniamo le 2 note.
alcuni aspetti sono facilmente definibili.
saturazione e volume.
tra i due esempi c'è uno scarto notevole.
ed io scelgo certamente il suono che tende a saturare rispetto a quello che tende al risparmio.
(ma questo importa poco perchè il primo passo è rendersi conto delle caratteristiche)
andiamo quindi per gradi.
prima consideriamo questi elementi .
che mi dici del volume e della saturazione?
poi riferiamoci agli altri.
ad esempio omogeneità intonazione tenuta.
ciao fra
sax tenore selmer sba 1948 mk6 m 114906 bocchino francois louis
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cosa si intende per saturazione?
l'ultima nota è più potente, più "fredda" e meno intonata. Certamente il primo suono è più caldo e meno potente, si può dire che "risparmia" (credo)
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partiamo allora dal volume
purtroppo spesso utilizziamo termini ai quali non diamo lo stesso significato.
potente freddo grosso ecc....
tra le due note quale è suonata con maggior volume?
ciao fra
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il do...
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ottimo.
questo è un dato oggettivo.
e credo che anche la nota che suoni prima del do (forse un re ) sia con più volume del re che suoni
al minuto 1:38.
in pratica questo elemento ti dice che il maggior volume non è dato dal fatto che la nota do è più in basso del re.
perchè se metti a confronto i due re quello a 1.38 e quello a 2 .08 noterai che il secondo ha più volume.
(pur esendo la stessa nota alla stessa altezza).
ora prendiamo la saturazione.
non so se riuscirò a farmi capire.
nei due esempi con la stessa emissione ( che è sempre la tua) in un caso tendi al risparmio nell'altro caso non lo fai.
questo lo sento non solo dalla presenza degli armonici nel suono ma anche dal volume e da un particolare .
(che purtroppo potrebbe dipendere anche dalla stretta).
il suono delle note successive è talmente pieno di armonici che quasi quasi tende a partire un fischio-armonico.
comunque andiamo per ordine .
saturazione cosa mi dici ?
ciao fra
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saturazione, se ho capito il tuo discorso il re a 2.08 è più saturo del re a 1:38, perchè in 1:38 è tendente al risparmio.
(il suono pieno di armonici è qualcosa che cerco... è sbagliato?)
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ottimo anche questo è un dato che condividiamo.
anche per me il suono è quello con più armonici.
considera poi che facciamo riferimento sempre al suono ideale utile per il nostro fine.
ma prendendo ad esempio sempre le due note (o anche i due gruppi di note )
noterai che il secondo gruppo ha più armonici del primo.
quindi (esagerando) l'uno ha molti armonici l'altro ne ha meno.
parliamo ora invece delle note dolenti , ossia quegli elementi più difficili da definire.
all'inizio del mio discorso ho parlato di tenuta , omogeneità ed intonazione.
partiamo dal primo.
come si fa a capire se un suono è tenuto o meno.
necessariamente anche la durata gioca un ruolo fondamentale.
ed allora la mia domanda .
tra il primo suono ed il secondo quale dura di più?
ciao fra
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il secondo certamente.
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concordo e ti chiedo tra i due suoni quale quello più tenuto?
ciao fra
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intendi dire sostenute? ho l'impressione che quando si va al risparmio si tende a sostenere di meno... quindi opto per la seconda.
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per suono tenuto intendo un suono fermo.
scegli un suono con una determinata altezza e suoni quella, con lo steso timbro, senza vibrati ed amenità simili.
concordo con quanto dici e aggiungo che un ulteriore elemento per valutare questo elemento è la durata.
è chiaro che in questo caso mi riferisco anche io alla seconda nota.
riassumendo :
la seconda nota ha un volume maggiore , ha piu armonici, dura di più , è tenuta meglio dell'altra , tende a saturare lo strumento più dell'altra.
all'inizio del discorso mi chiedevi quale preferisco.
va da se che ritengo questa nota più corretta della precedente e soprattutto utile al tuo scopo .
per concludere gli ultimi elementi ai quali fare riferimento sono omogeneità ed intonazione.
anche questi sono concetti interdipendenti e difficilida valutare.
l' omogeneità deve essere valutata sia in relazione alla stessa nota sia in relazione alle altre .
una nota disomogenea può esserlo ad esempio perchè inizia con un timbro e finisce con altro; ma anche per volume ecc...
o ancora disomogenea rispetto ad un altra nota.
od ancora disomogenea perchè stonata.
nell'esempio è necessario capire che suonare a basso volume più che rendere omogeneo a volte tende a mascherare questi elementi-.
per questo motivo non posso concordare quando dicevi preferisco la prima perchè intonata e con un suono grosso .
più o meno ho cercato di spiegare un possibile studio-procedimento sul suono che è possibile applicare con se stessi per confronto tra suoni.
ciao fra
sax tenore selmer sba 1948 mk6 m 114906 bocchino francois louis
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Capito perfettamente. Ti ringrazio per questa analisi, mi sarà molto molto d'aiuto nel mio percorso di studio (in particolare in uno studio individuale l'autoanalisi è fondamentale, e tu mi hai dato degli strumenti utilissimi), sei stato davvero gentile a dedicarmi del tempo.
Grazie mille ancora.
Tristano
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per me è un piacere .
c'è infine un aspetto legato al fraseggio .
sempre riguardo ai frammenti che consideriamo.
in entrambi i casi parliamo di note legate.
nel primo caso l'impressione è che siano più legate .
(una invidiabile leggerezza) ma c' è l'elemento di cui parlavamo prima (suono con meno volume ed armonici) che interferisce, ed ancora: legare due note vicine re e re diesis è più semplice che legare due note più distanti.
l'ideale sarebbe mantenere la leggerezza del primo esempio con il suono del secondo.
ciao fra
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:)
ciao, sto cercando di capire, cosa intendi per "invidiabile leggerezza"? Come la ricerco questa leggerezza?
In effetti il fraseggio l'ho messo molto a caso, è un errore che faccio spesso quando suono ad orecchio anzichè leggere uno spartito.
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