Voglio aprire una discussione sul modo di intendere la musicalità dai saxofonisti classici.

Trovo che spesso su questo fronte siamo molto (troppo) diversi dai nostri colleghi musicisti.
Io traggo molti spunti dalle sonorità del violoncello, strumento (secondo me) molto più affine al saxofono del clarinetto.
Quando ascolto il modo si suonare sanguigno di Alexander Rudin e faccio i confronti osservo una notevole differenza in fatto di "potenza comunicativa".
Nei grandi musicisti ho sempre notato uniformità timbrica su tutta l' estensione dello strumento, suono energico mai moscio, fraseggio lungo senza spezzare il filo del "discorso musicale", capacità di plasmare le dinamiche come il pongo.

Provare per credere:
Kabalevsky Cello Concerto op.77 no2 in C minor (MERAVIGLIOSO)
http://www.youtube.com/watch?v=Djk1NaRlPDI
http://www.youtube.com/watch?v=aGHfQ...eature=related (assolo iniziale di saxofono)
http://www.youtube.com/watch?v=iJ-ws...eature=related

Questo brano è facilissimo renderlo scontato e superficiale... invece sentite che roba!
Glazunov - 2 Pieces for Cello and Orchestra, Op. 20 - 2. Serenade Espagnole
http://www.youtube.com/watch?v=zKZqnrlIr9A

Credo che Rascher sia quello che si è avvicinato di più a tutto questo