Re: il "mantra delle note lunghe"
a me non sembra che alcuno sia offtopics .
Jug ha dato una sua interpretazione delle tecnica delle note lunghe. (e in un certo senso anche una evoluzione verso una maggiore consapevolezza)
la si può condividere o meno ma presenta caratteristiche davvero affascinanti.
aggiungo che per molto tempo mi sono chiesto se la tecnica dello studio degli armonici potesse sostituire quella delle note lunghe .
nel mio caso posso dire che non riesco ad ottenere gli stessi risultati.
la prima è funzionale a riacquisire equilibrio rilassatezza respirazione corretta, la seconda a sviluppare una attitudine diversa.
(apparato della laringe , selezione di suoni , conoscenza di alcuni aspetti del suono.)
Re: il "mantra delle note lunghe"
Sarebbe utile ed interessante anche valutare da dove proviene questa pratica sullo strumento. Sospetto sia un'eredità post Coltrane: dubito fortemente che Parker facesse uso delle note lunghe nei suoi studi, e non sono sicuro che neppure Coltrane le usasse.
Questo nulla toglie alla loro validità, ma come dicevo personalmente preferisco usarle solo contestualmente intonando lo strumento o come nota finale in una lettura più articolata di frasi e scale.
Re: il "mantra delle note lunghe"
Non mi interessa entrare nel merito delle libere interpretazioni o semplificazioni, che ho letto rispetto a quanto ho scritto,
in quanto li ritengo "incidenti di percorso dialettico" abbastanza prevedibili e immancabili.
Per chi volesse approfondire, curiosare o semplicemente sperimentare una nuova prospettiva, può consultare la seguente fonte:
https://docs.google.com/viewer?a=v&q=ca ... kFXQ&pli=1
C'è chi sarà portato a sperimentare direttamente; c'è chi si accontenterà del solo dato teorico (che senza una esperienza diretta non vale un granchè); c'è chi vorrà sapere di piu' e cercherà altre fonti che confronterà con altre esperienze; c'è chi può anche evitare perchè alle sue false certezze non rinuncia o ha la propria visione cristallizzata dura da abbandonare...
ognuno segua la libertà del proprio sentire.
Re: il "mantra delle note lunghe"
Questo articolo mi fa ricordare la ricerca sulla voce fatta Demetrio Stratos, molto interessante !
Per quanto mi riguarda le note lunghe ogni tanto le faccio (a occhio più che immaginarle eseguite da Coltrane o da Parker propenderei per un'origine più da sax/classico per es: Rascher o Mule) così come eseguo le scale, secondo me sono pratiche che è bene mantenere per abituare il nostro corpo (udito, dita e apparato respiratorio) all'attività che è richiesta per suonare, tuttavia non credo che questi esercizi siano sufficienti per potersi esprimere (fin qui è abbastanza ovvio).
Io sono alla ricerca della capacità di "dire" quello che sento attraverso lo strumento, per farlo è sicuramente utile poter produrre il suono senza inutili tensioni, essere in grado di riconoscere gli intervalli e capire dove si è mentre si suona ma, detto questo, mi sono convinto che ci sia dell'altro, che apparentemente non riguarda strettamente la musica ma proprio la capacità di ognuno di esprimersi.
La difficoltà credo stia proprio nel trovare ognuno la propria strada, in quanto è difficile che altre persone possano darci consigli mirati non avendo la stessa nostra percezione su di quello che stiamo facendo
In questo senso mi trovo d'accordo con Juggler. :-leggi-: