Re: Che ne pensate delle scale?...
Citazione:
Originariamente Scritto da salsax
io consiglio a tutti quelli che suonano uno strumento di confrontarsi con tutti i generi musicali...
vai Sal che sei grande!!!
Non sono d'accordo con chi vuole necessariamente dividere la musica in settori stagni; per me tutta la musica ha un'unica origine e uno scopo che è suscitare emozioni, sensazioni, sentimenti; la tecnica serve certamente, aiuta a esprimersi meglio, la conoscenza delle regole fornisce dei capisaldi da cui partire ma il vero artista può infrangerle, può andare oltre sempre con lo scopo di comunicare qualcosa.
Lo sbaglio è magari quello di pensare unicamente alla tecnica o unicamente alla libera espressione, le due cose vanno unite insieme con i limiti e possibilitÃ* di ciascuno; certo per suonare insieme a altri ci vuole un minimo do conoscenza tecnica comune.
Nella musica classica non c'è espressione? non sono assolutamente d'accordo; forse in quello che viene proposto come periodo delle musica classica, (il romanticismo) c'è stato un ingessamento degli esecutori e i compositori hanno cercato di definirne ogni gesto, ma basta andare indietro nel tempo per trovare musica scritta con meno restrizioni, dove anzi spesso all'esecutore era richiesto di esprimersi liberamente, i termini "cadenza" e "ad libitum", sono abbastanza comuni.
E che dire dei grandi improvvisatori del passato? ne citerò uno, Jacob VanEyck: per chi non lo conosce è vissuto in Olanda nel seicento, cieco, suonava le campane (anzi il carillon) della cattedrale, l'organo e ... un piccolo flauto nei giardini della cattedrale e nel cimitero... dove eseguiva variazioni su temi pipolari; da queste esecuzioni è stata scritta un'opera "Der Fluyten Lust-hof" usatissima dai suonatori di flauto dolce (ma si trovano degli estratti anche in vari metodi per sax) che fornisce interesdsanti indicazioni su quella che successivamente, nel periodo barocco, è stata definita come "l'arte della diminuzione", cioè l'improvvisazione su un tema dato, giusto per ribadire che in quel periodo la capacitÃ* d'improvvisare era tenuta in grande conto.
Andando avanti, nel settecento Johann Joachim Quantz celebre flautista (non solo, suonava anche violino oboe, clavicembalo...) nel suo metodo per suonare il flauto traversiere si dilunga sui consigli per suonare gli adagi, dove all'esecutore sono richieste particolari doti espressive, piuttosto che sugli allegri; questi ultimi sono per lui facilmente eseguibili da chiunque con l'esercizio, mentre per gli adagi non è sufficiente la tecnica...
Re: Che ne pensate delle scale?...
Citazione:
Originariamente Scritto da masto
gli allegri sono facilmente eseguibili da chiunque con l'esercizio, mentre per gli adagi non è sufficiente la tecnica...
Pura veritÃ*!
Cioè... che gli allegri siano eseguibili proprio da chiunque non sarei così sicuro (ogni riferimento allo scrivente il presente intervento è puramente voluto :ghigno: ), ma sono d'accordissimo col fatto che sia molto più difficile suonare bene un adagio piuttosto che un allegro. In quest'ultimo la tecnica virtuosistica è preponderante, ma se un adagio lo suoni pedissequamente all'ascoltatore non arriverÃ* nulla.
Re: Che ne pensate delle scale?...
non farei un mito della musica classica, in gran parte era (ed è) musica leggera o da ballo,
ed essa stessa ha i suoi eccessi virtuosistici (paganini, listz) e i suoi geni espressivi che hanno usato
la tecnica senza farsene usare (mozart, chopin).
ricorderei però che siamo nel 2009 e discendiamo tutti (anche il jazz attuale, da miles in poi) da
una rivoluzione musicale fatta, che piaccia o no, negli anni 60 dai quattro Beatles, che per importanza
metterei subito dopo Mozart, discutete pure. Quattro geni della musica, nessuno dei quali virtuoso del suo
strumento.
:saxxxx)))
Re: Che ne pensate delle scale?...
Probabilmente deriviamo tutti da quel periodo jazzistico chiamato "modalismo" in cui, gli improvvisatori hanno capito che poteva esserci una costruzione "schematizzabile" del modo di "armonizzare" e di "generare assoli"...
Mai come negli anni '60, si sono creati stili improvvisativi jazzistici e nello stesso tempo, si è cominciato a studiarli e tentare di riprodurli... :mha!(
Spesso si critica Coltrane perchè qualcuno pensava che scrivesse i soli che suonava... o meglio che li trascrivesse per "implementarli"... un qualsiasi jazzista contemporaneo si cimenta giornalmente con ste cose... ma all'epoca si faceva tutto in maniera più "agricola"...
Re: Che ne pensate delle scale?...
Quando prepariamo un concerto, con coro ed orchestra, vi sono alcune (limitate) scelte che debbono essere operate su epressivita', tempo, durata delle corone e, in alcuni casi, anche sulle note, nel caso vi siano differenze (che sono comunque sempre "minors") in diverse versioni della partitura. Questi sono in sostanza i gradi di liberta' che ha un direttore di coro e orchestra, e sono un millesimo di quelli che ha un musicista jazz. Ed inoltre sono suoi, del direttore, non miei di cantore. Molte volte non sono personalmente d'accordo con le scelte del mio direttore, pero' le devo seguire.
Questo comporta che quando eseguo non mi sento artista ma, appunto, esecutore. Ed io sono un dilettante, che canta nel coro per passione. A parer mio, questa passione alla fine diventa incompatibile con il grado di conoscenza e competenza musicale che nel mio piccolo ho acquisito: proprio perche' non si tramuta in arte mia.
Se non ho particolare sensibilita' e competenza seguo il direttore e son contento, come fa fa per me va bene.
Se ho sensibilita' e competenza seguo il direttore perche' devo, ma se troppe volte mi rendo conto che non condivido le sue scelte alla fine mi stanco (e' quello che mi sta succedendo).
Se sono un professionista me ne frego, prendo i soldi e faccio quello che dice il direttore perche' e' lui che paga.
Aggiungo una ulteriore considerazione. Mi capita di avere piu' di una versione di una stessa opera di musica jazz e/o leggera e/o rock: ogni versione ha un suo significato indipendente. Tutte le volte che mi capita di avere due versioni di una stessa opera di musica classica, invariabilmente ce n'e' una che mi pace piu' dell'altra. Quella che mi piace meno la considero una brutta copia della prima, non una cosa indipendente. Le conclusioni su cosa sia arte e cosa non lo sia per me sono ovvie. E' poi altrettanto ovvio che valgono per me, e per quelle che sono le mie esperienze. Altri possono avere, ed infatti hanno, punti di vista opposti. Pero' questo 3D e' interessante... anche se appena appena OT! :lol:
Re: Che ne pensate delle scale?...
Ma non si parlava di "scale"? :BHO: :roll:
Re: Che ne pensate delle scale?...
Visto che l'argomento stava prendendo strade diverse da quella iniziale, mi permetto di dire la mia in pillole.
Le scale sono importanti per chiunque, dal principiante al professionista di più alto livello, quello che cambia è solo e soltanto il modo di concepirle ed eseguirle, ma la pratica è sempre e comunque FONDAMENTALE, indipendentemente dal livello dello strumentista.
Il principiante studia le scale per acquisire confidenza con lo strumento, il musicista classico studia le scale per perfezionare la tecnica digitale (se deve infilare 13 o magari 17 note di un gruppo irregolare deve avere la capacitÃ* di renderle tutte perfettamente uguali) e se possibile di portarla ai limiti, il musicista jazz studia le scale - tralasciando l'aspetto tecnico che è comunque presente - perché attraverso di esse (ma non solo ovviamente) riesce a concretizzare le sue idee e a dare un senso ai suoi soli.
E' chiaro dunque che le scale sono il pane quotidiano di ogni saxofonista; per crescere bisogna nutrirsi anche di pane e non importa se lo accompagniamo con la nutella, con la frittata di cipolle o con il caviale...l'importante è mangiare e crescere...sempre.
Re: Che ne pensate delle scale?...
Citazione:
Originariamente Scritto da ModernBigBand
per crescere bisogna nutrirsi anche di pane e non importa se lo accompagniamo con la nutella, con la frittata di cipolle o con il caviale...l'importante è mangiare e crescere...sempre.
mmmm....mi è venuta fame.... :slurp:
Re: Che ne pensate delle scale?...
be' un po' di scale le facciamo tutti
un bel motto lo trovai in uno dei tanti manuali di improvvisazione (americano):
"quando hai studiato una scala, usala subito per l'improvvisazione".
:saxxxx)))
Re: Che ne pensate delle scale?...
Sì ma non ci sono solo quelle da studiare, o da ripassare quotidianamente :ehno:
Come tutti gli esercizi fini a se stessi (e dico fini a se stessi perchè se usi suonare le scale per come li studi sui libri quando improvvisi... vabbè, meglio non divagare) fanno parte del bagaglio tecnico che ognuno dovrebbe avere
Funziona nè più nè meno come le proprietÃ* di linguaggio, se conosci solo 4 vocaboli che discorso viene fuori?
Quindi scale sì, ma anche articolazioni, arpeggi, pattern ecc. anche per non stancarsi mentalmente...
:saxxxx)))
Re: Che ne pensate delle scale?...
Citazione:
Originariamente Scritto da Clarsax
Quindi scale sì, ma anche articolazioni, arpeggi, pattern ecc. anche per non stancarsi mentalmente...
:saxxxx)))
Ciao,
concordo con quello che dici ma è molto più semplice (come concetto) di quanto sembri...
Barry Harris (un mito col quale mi piacerebbe studiare... :pray: ) dice sempre: "Chords come from Scales..." dalle scale derivano gli accordi, e anche TUTTO il resto aggiungo io...
Se posso permettermi di darti un consiglio, suona una scala, poi falla con salti di terza, poi suona le triadi (accordi) costruite sulla scala stessa, quindi suona le quadriadi, vedrai che è tutto collegato...Provare per credere
Frank.
Re: Che ne pensate delle scale?...
Citazione:
Originariamente Scritto da Clarsax
Sì ma non ci sono solo quelle da studiare, o da ripassare quotidianamente :ehno:
Questo mi pare lapalissiano, è chiaro che ci sono tante altre cose da fare, come è chiaro che "fare le scale" non vuol dire suonare banalmente 8 o 15 suoni consecutivi. La pratica "scolastica" delle scale attiene alla fase iniziale e intermedia dello studio, andando avanti incominci a vedere il tutto sotto un'altra ottica per cui arriverai in una fase che dopo aver metabolizzato le scale in tutte le tonalitÃ* ti troverai ad applicare ad esse tanti di quei concetti da produrre una mole di lavoro impressionante. Volendo potresti andare avanti per ore e ore suonando al massimo su 2 tonalitÃ*...
Ovviamente sono cose che vengono fuori quando nel tuo cervello si sblocca quella famosa rotella che ti spinge a cercare sempre qualcosa di nuovo.
Personalmente ho trovato molto proficuo lo studio in "isolamento" ovvero senza la possibilitÃ* di avere sottomano libri o musica che potessero fungere da elemento di distrazione: quando studi per molte ore al giorno come in Conservatorio, il cervello si "tara" sul lavoro che devi fare per cui può capitare di porre attenzione solo a quello e basta (es. faccio gli studi per la lezione e vado a giocare a calcetto...) e si può avere l'errata sensazione che quello che non è "codificato" non serva o sia qualcosa che si può rimandare.
Io invece preferivo in alcuni giorni staccare totalmente la spina dal lavoro "canonico", mi recavo dai miei nonni che avevano una casa isolata e portavo con me solo ed esclusivamente lo strumento: facendo così obbligavo me stesso a trovare qualcosa di nuovo da fare, qualcosa che potesse stimolare e rendere più interessante lo studio.
Quando poi tornavo sui libri i risultati erano evidenti pur non avendo mai suonato l'esercizio prima: il suono era quello giusto, le dita scorrevano più agevolmente, alcuni passaggi diventavano automaticamente più familiari...tutto questo per il semplice fatto che obbligavo me stesso a fare un certo tipo di lavoro.
Non nego che fare ciò sia piuttosto difficoltoso, ma sicuramente arrivare allo "sblocco" autonomo piuttosto che a quello indotto dall'insegnante o da un manuale dÃ* maggiori soddisfazioni: se ti preparo la pappa e ti dico "ok ora lavora così, usa queste articolazioni, sviluppa in questo senso ecc..." sei facilitato, però se ti abitui da solo a lavorare in un certo modo, oliando giornalmente certi meccanismi, arrivi in un punto dove oltre a raggiungere il totale controllo, raggiungi una confidenza che ti permette di passare da una tonalitÃ* all'altra senza problemi e non dovrai più pensare per esempio a cos'è una scala minore armonica prima di suonare, perché il tuo cervello e le tue mani giÃ* lo sanno.
Tutto questo per dire che lo studio delle scale non solo rappresenta una solida base per lo sviluppo della tecnica digitale, ma è anche il punto di partenza per tutta una serie di attivitÃ* complementari che il saxofonista (che aspira a migliorarsi) deve necessariamente tenere in considerazione. Se ci si abitua a considerare in maniera "estensiva" le scale, ad allargare ogni giorno il materiale di lavoro e ad interiorizzarlo, è difficile non ottenere miglioramenti, a qualsiasi livello...
Re: Che ne pensate delle scale?...
:bravo: :bravo:
mbb ha parlato ::saggio:: !!!
per me quÃ* possiamo chiudere ;) !!
Re: Che ne pensate delle scale?...
Citazione:
Originariamente Scritto da FrankRanieri
Citazione:
Originariamente Scritto da Clarsax
Quindi scale sì, ma anche articolazioni, arpeggi, pattern ecc. anche per non stancarsi mentalmente...
:saxxxx)))
Ciao,
concordo con quello che dici ma è molto più semplice (come concetto) di quanto sembri...
Barry Harris (un mito col quale mi piacerebbe studiare... :pray: ) dice sempre: "Chords come from Scales..." dalle scale derivano gli accordi, e anche TUTTO il resto aggiungo io...
Se posso permettermi di darti un consiglio, suona una scala, poi falla con salti di terza, poi suona le triadi (accordi) costruite sulla scala stessa, quindi suona le quadriadi, vedrai che è tutto collegato...Provare per credere
Frank.
Citazione:
Originariamente Scritto da FrankRanieri
Citazione:
Originariamente Scritto da Clarsax
Quindi scale sì, ma anche articolazioni, arpeggi, pattern ecc. anche per non stancarsi mentalmente...
:saxxxx)))
Ciao,
concordo con quello che dici ma è molto più semplice (come concetto) di quanto sembri...
Barry Harris (un mito col quale mi piacerebbe studiare... :pray: ) dice sempre: "Chords come from Scales..." dalle scale derivano gli accordi, e anche TUTTO il resto aggiungo io...
Se posso permettermi di darti un consiglio, suona una scala, poi falla con salti di terza, poi suona le triadi (accordi) costruite sulla scala stessa, quindi suona le quadriadi, vedrai che è tutto collegato...Provare per credere
Frank.
Certamente Frank, io mi riferivo solo ad un fatto puramente complementare :cool:
Per quanto attiene ai propri metodi di studio (cioè quelli atti a massimizzare la resa sullo strumento fermo restando come dice MBB della consapevolezza di ciò che si fa) beh devo dire che, chi ha la sensibilitÃ* giusta per capirlo, il proprio sistema se lo va a cercare, gli studi se li va a scegliere e li si sistema a modo proprio, il "codice di sblocco" è diverso per ognuno e c'è anche chi non lo trova mai :mha!(
Avevo 16 anni e suonavo ancora il clarinetto nella banda quando mi avvicinai al sassofono, ma da quello che sentivo suonare, ho pensato che dovevo fare qualcosa di diverso dai soliti metodi in uso nella preparazione bandistica. mi misi allora a scrivere delle "estrapolazioni" di arpeggi, salti, mini-pattern... e nel mio caso fu quello che fece scattare la molla, la mia tecnica ebbe un balzo in avanti incredibile... :shock:
Qualche anno dopo, quando mi fu possibile acquistare altre pubblicazioni, trovai parecchie cose (ovviamente più ordinate e complete) di quelle che avevo pensato io, compresa la disposizione a progressione cromatica di parecchi esercizi. Sono passati quasi 25 anni da quando ho messo sul pentagramma quelle disposizioni di note e quando sfoglio quelle pagine sorrido...
Come ebbe a dire una volta il grande Sonny in una intervista, "oggi gli studenti sono molto più preparati tecnicamente di quanto eravamo noi, che ci dovevamo sudare ogni nota per ottenere delle frasi ecc." Effettivamente è così, ci sono molti più scambi, pubblicazioni ecc e questo riguarda non solo il saxofono ma anche un pò tutti gli strumenti e penso che in fondo sia un bene. Per chi vuole migliorarsi gli orizzonti si spostano sempre più in avanti e gli studi contemporanei agevolano, facilitano e velocizzano la preparazione tecnica
Ma attenzione, qui stiamo parlando solo di allenamento, la capacitÃ* di costruire un bell'assolo ecc è un'altra storia
Re: Che ne pensate delle scale?...
Citazione:
Originariamente Scritto da masto
....
Non sono d'accordo con chi vuole necessariamente dividere la musica in settori stagni;...
Molte volte i settori stagni non c'entrano niente, in questo discorso. E' molto più probabile che uno si trovi occasionalmente ad esprimere delle personali e libere preferenze, dopo aver viaggiato per varie "dimensioni" musicali. In particolare per quanto riguarda il sassofono, è veramente difficile che un qualsiasi individuo che intraprende lo studio di questo strumento riesca a prescindere dalla scuola jazzistica, in senso lato.
L'approccio classico concede ben poco spazio all'improvvisazione. E quel poco spazio che c'è è generalmente riservato al compositore, non all'esecutore. La famosa frase "Paganini non ripete" deriva, a quanto pare, dalle doti di improvvisazione di quell'eccelso compositore - violinista, che era capace di comporre istantaneamente, ma non di rieseguire nota per nota quello che si era inventato in precedenza. L'esecutore classico "normale", invece, come è stato giÃ* rilevato più sopra da illustri forumisti, non ha questo "permesso", perchè è vincolato dallo spartito.
Una volta chiesero a Duke Ellington cosa ne pensasse di Coleman Hawkins. Il Duke rispose, più o meno: "Ah, si... quel tipo che inventò il sassofono". Ovviamente il Duke sapeva benissimo che non era stato Hawkins a inventare quello strumento, e non credo che volesse sminuire la validitÃ* della scuola classica. Si era limitato a dire sinteticamente che il vecchio Bean aveva trovato un lessico espressivo del tutto nuovo ed originale per il sax, ed era perciò da considerarsi un Maestro a tutti gli effetti.
Mi si consenta, senza offesa per nessuno, di esprimere infine un "ragionevole dubbio" verso coloro che si dichiarano "tuttologi" relativamente al sassofono: io, su questo strumento, ci sto perdendo buona parte del mio tempo libero da alcuni decenni, e non ho ancora terminato di esplorare le possibilitÃ* di improvvisazione (intesa come composizione istantanea) di cui il suddetto tubo è capace.
Naturalmente sono un individuo normale, tutt'altro che un genio. Però non credo di essere un cretino. Perciò quando leggo su queste pagine opinioni di parecchia gente che a cuor leggero dice che è tanto bello passare dal classico al jazz e viceversa, la cosa mi puzza un po'...