Re: Suonare "ad orecchio" è tanto importante quanto leggere?
ciao
il solo di cui parli è bestiale,doc.......altro che O.t.:Ognuno ha il suo metodo e le sue trovate anche blasfeme,non solo eretico-anarcoidi;potrebbe essere, da quel che dici ,che il tuo metodo somigli al mio che ho sempre temuto di rivelare per non passare da bischero.
Io mi faccio dei puntini,talvolta solo immaginari,talvolta scritti,talvolta così incasinati che nemmeno nella settimana enigmistica potrebbero,da qualcuno,essere uniti.
resta il fatto che l'ascolto e l'educazione dell'orecchio siano fondamentali per poter suonare,anche e sopratutto per chi,come me,non è molto dotato ma sufficientemente tenace da non arrendersi mai.
il nero :saxxxx)))
Citazione:
Originariamente Scritto da docmax
Se vuoi ti mando uno spartito... così mi fai un TSO (trattamento sanitario obbligatorio = ricovero coatto). ;) Scusate OT
Re: Suonare "ad orecchio" è tanto importante quanto leggere?
Ma guarda caso le prime forme musicali scritte sono proprio nate in questo modo, cercando una via personale (anarchica) per aiutare la memoria.
Nei secoli poi il sistema si è "standardizzato", ma non è detto che il sistema di notazione musicale attuale sia l'unico ne il più efficace. Ad es. nel nostro sistema, resta molto complesso scrivere dei rapporti ritmici che esulano dalle suddivisioni tradizionali.
Re: Suonare "ad orecchio" è tanto importante quanto leggere?
Mah, secondo me la ragione sta...non dico nel mezzo ma piuttosto in un mix di tutto ciò che è stato detto (tranne chi vorrebbe imparare a suonare uno strumento come il sax da autodidatta e senza conoscere alcunchè di musica.....vero Lovis? :D ).
Comunque credo che ovviamente l'orecchio ed il suo allenamento siano fondamentali, così come la trascrizione di soli, i quali oltre a stimolare e migliorare l'orecchio ci danno l'opportunitÃ* di "verificare" ciò che giÃ* i moderni (o meno) libri di teoria dell'improvvisazione (da Hal Crook e Levine ai Berklee & Co.) giÃ* fanno: ossia ci danno delle chiavi di lettura su un LINGUAGGIO.
Ha pienamente ragione chi ha fatto l'esempio della lingua, nel senso di idioma.
Se un americano ed un palestinese si trovano su un palco e devono suonare jazz lo potranno fare solamente perchè hanno una conoscenza comune delle basi di questo linguaggio. Quindi, almeno musicalmente, parlano la stessa lingua.
Pensare che l'espressivitÃ* venga mortificata dallo studio è totalmente fuori dalla realtÃ*. Semmai io affermerai il contrario. L'espressivitÃ*, ed anche la spontaneitÃ* vengono esaltate dallo studio.
Tranne rarissimi casi (e di Mozart ne nasce uno ogni 500-1000 anni, quindi, via le illusioni...) i grandi che noi ascoltiamo, da Parker a Rollins a Coltrane ecc. ecc. si sono letteralmente fatti il mazzo studiando. E senza metodi. Ma studiavano. Coltrane per registrare Giant Steps si è massacrato le palle con quelli che adesso si chiamano digital patterns. Che poi l'abbia fatto "a mente" o scrivendo le note su un tovagliolino, poco importa. Ha studiato come un pazzo. Perchè ha vissuto per la musica.
E poi, noi, che invece non ci viviamo (tranne rarissimi casi anche qui), che non abbiamo neanche un'oncia del loro talento naturale (quello è chiaro che se c'è c'è...), che magari studiamo in un mese quello che loro facevano in due giorni, ci mettiamo a disquisire se vale la pena studiare?
Poi, un'altra cosa. L'ear training oltre ad essere consigliato da tutti coloro i quali suonano od insegnano jazz è anche negli "odiati" libri, dove ti dicono...fai così...e fattelo in tutte le tonalitÃ*, magari evitando di scriverlo.
Les Wise, nel suo Bebop Bible, scrive: Improvvisazione musicale. Definiamo cosa NON E'. Non è un'abilitÃ* data da Dio di inventare melodie cadute dal cielo. Non arriva da un lampo, permettendo a qualcuno di diventare un grande solista. Non è un regalo divino datoci perchè siamo speciali. Cos'è quindi? E' UNA RIORGANIZZAZIONE SPONTANEA.......
...per dirla in altre parole è "il riarranggiamento di qualcosa che giÃ* esiste"....
...ecc. ecc. addentrandosi poi proprio nel parallelismo con un la conoscenza e la padronanza di un idioma. Afferma, in maniera sacrosanta in mia opinione, che man mano che impariamo una lingua accresciamo il nostro vocabolario e siamo sempre più capaci di articolare discorsi via via più complessi. E man mano che lo facciamo ci "sembra" che sia il frutto di un processo automatico. Ma invece è il frutto di un processo che abbiamo automatizzato. Studiando, ascoltando, riascoltando, approfondendo lo studio e reinterpretandolo.
Re: Suonare "ad orecchio" è tanto importante quanto leggere?
Beh che cos'altro aggiungere?...quoto ogni singola parola di ogni singolo individuo di questo post...proprio in sala prove uno dei due ragazzi che gestisce la sala mi raccontava che molti musicisti che vanno li per provare nn ahnno orecchio...gli togli lo spartito e nn capiscono piu nulla...io sono comunque per entrambe le cose..tan'è che col mio insegnante ho insistito per il solfeggio oltre che per lo studio
Re: Suonare "ad orecchio" è tanto importante quanto leggere?
ma oltre a trascrivere cio che si suona o a trascrivere di mano propia soli di altri artisti a cosa servirebbe?cioè non lo capisco,ho letto un po qua e la ..modificando gli assoli gia esistenti e quidni variando sempre il tipo di stile?mi sbaglio? ovviamente studiando tutta la teoria possibile
Re: Suonare "ad orecchio" è tanto importante quanto leggere?
Citazione:
Originariamente Scritto da davidbrutti
Ma guarda caso le prime forme musicali scritte sono proprio nate in questo modo, cercando una via personale (anarchica) per aiutare la memoria.
Nei secoli poi il sistema si è "standardizzato", ma non è detto che il sistema di notazione musicale attuale sia l'unico ne il più efficace. Ad es. nel nostro sistema, resta molto complesso scrivere dei rapporti ritmici che esulano dalle suddivisioni tradizionali.
Urca David che mi dici? Esistono questi modi di scrivere la musica e poi da molto tempo?! non è che si potrebbe vedere un esempio di scrittura musicale "primitiva"? Sono molto curioso di confrontarmi ...
Re: Suonare "ad orecchio" è tanto importante quanto leggere?
intanto ognuno ha un percorso che vuole affrontare se ha le idee chiare c'è chi suona da solo per cosi senza qualche pretesa,poi c'è chi va al conservatorio e li si studia sicuro parlando di teoria solfeggio e tutto cio che riguarda lo scritto della musica,poi c'è che va da un maestro provato e studia lo stesso tutto,poi ce chi fa da autodidatta e studia lo stesso tutto,ma studiare solfeggio a cosa servirebbe ,cioe secondo me ci possono essere due strade,pero prima se qualcuno di esperienza potrebbe intervenire a spiegarmi da ignorante a cosa servcirebbe il solfeggio e la teoria nel suonare musica?è solo una domanda senza presunzione.grazie a tutti :\\: mmm non modifico cio che ho scritto peropenso di aver cambiato idea secondo me facendo il paragone è come il karate quindi anche il jazz,perche c'è la praticata ma ce anche uno studio sulle posizione e tante altre cose che non sto a spiegare ,nel jazz la teoria con le armonie gli accordi e tutte le cose possibili e immaginabili che non ricordo,dopo di questo quando si suona sul serio ci si deve scordare tutto e iniziare a suonare cioe non si deve pensare a cosa bisogna fare ormai è gia dentro di noi pero il suono deve uscire direttamente e non dopo avere percorso nella nostra testa il pensiero su che accordi si sta suonando o adesso faccio questo o quello..spero di esser stato chiaro.....
Re: Suonare "ad orecchio" è tanto importante quanto leggere?
I chitarristi hanno un loro sistema pratico di trascrivere: la tablatura...
Non si potrebbe inventare una maniera "sassofonistica" di scrivere, da affiancare al rigo musicale?
Maestri, cosa ne pensate?
:saxxxx)))
Re: Suonare "ad orecchio" è tanto importante quanto leggere?
Citazione:
Originariamente Scritto da lovis6161
intanto ognuno ha un percorso che vuole affrontare se ha le idee chiare c'è chi suona da solo per cosi senza qualche pretesa,poi c'è chi va al conservatorio e li si studia sicuro parlando di teoria solfeggio e tutto cio che riguarda lo scritto della musica,poi c'è che va da un maestro provato e studia lo stesso tutto,poi ce chi fa da autodidatta e studia lo stesso tutto,ma studiare solfeggio a cosa servirebbe ,cioe secondo me ci possono essere due strade,pero prima se qualcuno di esperienza potrebbe intervenire a spiegarmi da ignorante a cosa servcirebbe il solfeggio e la teoria nel suonare musica?è solo una domanda senza presunzione.grazie a tutti :\\:
Capisco ciò che dici Lovis. E vedo che ne sei convinto quindi sarebbe troppo lungo (e credo inutile) dirti a cosa secondo me servono solfeggio e teoria.....però visto che ancora devi comprare il sax, una cosa te la dico. Compralo...prova ad impararlo..."da solo"...e poi ne riparliamo ;)
Re: Suonare "ad orecchio" è tanto importante quanto leggere?
Citazione:
Originariamente Scritto da docmax
Urca David che mi dici? Esistono questi modi di scrivere la musica e poi da molto tempo?! non è che si potrebbe vedere un esempio di scrittura musicale "primitiva"? Sono molto curioso di confrontarmi ...
Assolutamente si Doc. Il discorso sullo sviluppo del sistema di notazione è estremamente vasto e sicuramente non può essere afrrontato qui (è un po' OT!). Pensa che le prime forme di "scrittura" sono riconducibili addirittura a egizi, babilonesi...quant'è lungo questo viaggio! Nel Medioevo, la notazione adiastematica (in campo aperto) era costituita proprio da sillabe e segni sovrapposti, spaziati in maniera da dare un'idea della melodia ma senza dare riferimenti precisi sul suono (durata, altezza).
Con la conquista della "diastemazia", ci si avvicina gradualmente al nostro sistema di notazione, le note (i cosiddetti neumi) vengono scritti dapprima in relazione ad un'unica linea (di colore rosso, indicante il Fa) e successivamente a due linee (se ne aggiunse una gialla indicante il Do). Anche le "tab" per chitarra che conosciamo oggi hanno origini antiche, risalgono infatti al XIV secolo le prime intavolature per liuto (erano rappresentate le 6 corde e attraverso segni e lettere venivano individuate le varie posizioni da premere). Ci sarebbe tantissimo da dire ma come detto più su, questa non è la sede adatta a tale scopo.
Giusto a titolo informativo, posto qualche esempio relativo a quanto detto:
- notazione adiastematica
- altro esempio di notazione adiastematica
- notazione diastematica (in questo caso con due linee)
- notazione su tetragramma
- notazione mensurale (Magister Perotinus)
Fine OT.
Re: Suonare "ad orecchio" è tanto importante quanto leggere?
filippo sono aperto a tutto posso anche cambiare modo di pensare vario,non sono statico,
Re: Suonare "ad orecchio" è tanto importante quanto leggere?
Potrebbe essere valida questa proporzione:
solfeggio e teoria musicale : musica = codice della strada-buon senso-prudenza : circolazione stradale.
Se non conosci le regole della circolazione stradale e/o sei un folle sei una mina vagante, se conosci le regole, hai buon senso e prudenza sei un buon automobilista.
Grosso modo è la stessa cosa che accade in musica.
Re: Suonare "ad orecchio" è tanto importante quanto leggere?
capisco comunque grosso modo perche se non venivano infrante alcune regole alcuni grandi artisti oggi non li avremmo visti :saxxxx)))
Re: Suonare "ad orecchio" è tanto importante quanto leggere?
Come sempre MMB è un mentore...
Per quanto riguarda il solfeggio secondo me è solo un tipo di approccio che utilizziamo noi in italia e (ma non ne sono sicuro)in Francia.
Come dissi quando ero in Nuova Zelanda, lì il solfeggio non esiste!Ma d'altronde pensate a solfeggiare le note dette all'inglese...pensate che le chiamino doremifasollasi?ma manco per cavoli!li le chiamano con le sigle: C D E F G A B!...quelle che noi usiamo per gli accordi...non mi dimenticherò mai quanto era strano sentirli parlare così!
Allora come avrebbero potuto solfeggiare??Dicendo cccc...ddddd...ma per favore..spesso siamo troppo chiusi nelle nostre realtÃ* e ci scordiamo dell'esistenza di altre!
Li ad esempio l'approccio alla lettura è diverso, ci sono interi libri di strutture ritmiche di tutti i tipi, suonate sempre con la stessa nota! ad esempio per i sax era il SI.
quindi si partiva con esercizi con solo semibrevi,poi mano mano si avanzava a strutture più difficili...il risultato?? ogni frase veniva studiata a sè con lo stesso suono...cosa rimaneva da fare dunque quando si leggeva? solo mettere le note giusto...e fidatevi che raramente lo ho sentiti sbagliare letture anche a prima vista...
come sempre loro sono più pragmatici...però a me chiedevano all'interrogazione di solfeggio tutti i tipi di sincope...poi però magari li sbagliavo suonandoli e prima lo dovevo risolfeggiare...
è solo una differenza d'approccio e basta...
per la teoria musicale, be' mi viene solo da dire,lovis, che se non fossero esistite regole, non si sarebbero potute rompere...quindi, prima di cambiare la realtÃ*,bisogna sapersi muovere in essa! Almeno,questa è la mia personalissima opinione(e conta che io sono uno che tende a contaminare tutto in tutti i modi possibili!)
Re: Suonare "ad orecchio" è tanto importante quanto leggere?
Citazione:
Originariamente Scritto da lovis6161
capisco comunque grosso modo perche se non venivano infrante alcune regole alcuni grandi artisti oggi non li avremmo visti :saxxxx)))
Questo è vero ma tutti i grandi artisti che hanno "infranto le regole" hanno avuto sempre come base le regole stesse. Mi viene in mente Beethoven...è nato haydniano (con tutto ciò che ne deriva) ma è morto "romantico", ha rotto gli schemi classici introducendo concetti nuovi che saranno ripresi poi da altri. Lo stesso Schubert pensava di imitare Beethoven e invece ha creato musica del tutto differente. Anche il grande Mozart per esempio ha rotto gli schemi, basti pensare a quanti "macellai" (senza offesa per i macellai, qui si parla di persone che "macellano musica") hanno messo mano sul celeberrimo Quartetto K 465 n. 19 in Do maggiore (il "quartetto delle dissonanze") ritenendo determinate soluzioni armoniche troppo ardite per l'epoca.
Bach ad esempio compie un sacco di "errori armonici", ma volete che un genio del genere non li abbia fatti deliberatamente?
Tutto ciò per dire...va bene rompere gli schemi, ma rompere gli schemi vuol dire rompere qualcosa di esistente. Dal nulla non nasce nulla...