coi termosifoni non servono strizzacervelli...bastano gli idraulici :lol:
coi saxes buoni tecnici
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coi termosifoni non servono strizzacervelli...bastano gli idraulici :lol:
coi saxes buoni tecnici
Sax'o: "Si,si, ma all'atto pratico? Che so, ti metti davanti un intonatore e dopo aver fatto un po' di rilassamento canti una vocale...?
Mi viene in mente quello che Rollins diceva in un'intervista sull'unicità del suono e fraseggio di un musicista: è come quando rispondi al telefono e bastano poche sillabe per riconoscere chi sta all'altro capo (ovviamente parlava del suo amico Coltrane).
Aggiungo: normalmente si ha una percezione errata del proprio parlare, sinché non si registra la propria voce, giusto? La posizione degli organi di ascolto e di quelli usati per la parola creano una sorta d'impossibilità oggettiva di ascoltarsi correttamente. Un po' come guardare il proprio volto allo specchio: ci si stupisce nel riconoscersi p.e. in un filmato... come fosse la prima volta che ci si vede".
Ma tu, ad esempio, ti rilassi perchè te lo imponi?
Uno medita o fa qualunque altra cosa perchè se lo impone?
(Lasciamo da parte, ora, contingenze o amenità quotidiane
dove imponiamo a noi stessi certi comportamenti, per tutta una serie di ragioni).
Per ciò che riguarda l'approccio con se stessi, l'ascoltarsi di cui parliamo, c'è bisogno dell'accordatore/intonatore?
Non riesci davvero a comprendere su quale tono normalmente timbri la tua voce?
Certo, anche nel parlare possiamo usare una notevole varietà di timbri...ma tutti abbiamo un tono dominante.
O dobbiamo ammettere che non sappiamo/possiamo ascoltare? E se siamo incapaci con noi stessi, figurarsi con gli altri...
La registrazione è una percezione errata, è una simulazione, come la ripresa filmica di cui parli...
Il punto è un'altro: quando determinati comportamenti vengono mutuati da convinzioni, che appaiono quasi come verità indiscutibili,
semplicemente perchè divulgati e protratti nel tempo, viviamo esperienze che esistono soprattutto nella ns. mente;
non c'è piu' l'osservazione che deriva dall'esperienza, ma l'esperienza discende dal dogma adottato o dalla convinzione accettata.
Questa diventa ancora piu' rafforzativa se diretta al raggiungimento di un modello già preconfezionato.
E nel pre-confezionamento, non c'è la creazione/scoperta del proprio sentire, ma adattamento conformista: e quando ti sei adattato,
ti sei "inscatolato"/deformato da solo.
Se vediamo un qualunque esercizio musicale, solo come l'orpello adatto per raggiungere un determinato risultato estetico,
e non come un'esperienza globale di crescita consapevole del proprio sentire, (che può dare anche un risultato estetico: se percepisci/produci nella pienezza del tuo essere, produrrai sicuramente qualcosa che avrà una sua autenticità riconoscibile...)
dobbiamo ammettere che abbiamo relegato la musica in un angolo veramente angusto, fors'anche inutile e frivolo...
Juggler : se un giorno ti incontrerò come minimo ti stringerò la mano e ti pagherò da bere !
mi accodo a Tblow: juggler se vieni a Milano il convento passa pizza e birra...
Tblow, gf104:
la vs. cordiale e amichevole convivialità è da me ricambiata, se vi capita di venire a Roma...
A breve per quanto mi riguarda non è in programma, ma non si sa . . . comunque "annuncio sempre valido" :D
Jug, ognuno ricerchi la propria "tonica" (?) un po' come gli pare e sbattendosene le palle di secoli di esperimenti e di studio dello strumento però poi non pretenda che la sua tonica ricercata secondo metodi originali e personali rientri tra ciò che piace anche al prossimo.
Se suoni in camera tua, per te, concordo: cerca la tua tua tonica come ti pare, ma se suoni anche per gli altri devi considerare anche il gusto di chi porà ascoltarti. Quel gusto e le tecnica di studio strumentale hanno proceduto di pari passo, influenzandosi l' un l' altro, per secoli.
Tu hai un nome, io un altro...il ns. nome può piacere ad alcuni, ad altri no, altri ancora possono manifestare una totale indifferenza...
Mi sembra ci sia dello scetticismo da parte tua (e sicuramente da parte di tanti altri) sulla ricerca della propria tonica...
Tu suoni per piacere al prossimo? Qualunque cosa suoni, gli atteggiamenti degli altri, possono essere identici a quelli descritti per il nome...
E quindi, cosa c'entra? Per suonare devi cercare il gusto di chi ti ascolta? E come fai a sapere i gusti di tutti quelli che ti ascoltano?
E' un po' una pretesa assurda...un po' come dire, "faccio delle affermazioni retoriche, che tutti possono condividere..." Magari, poi, non sai nemmeno se ci credi e fino a che punto...ti sei solo abituato a comportarti così e null'altro!
La violenta ipocrisia sottostante non viene nemmeno percepita.
La tua tonica non indica nulla circa la tua capacità di esprimerti, come chi ha lo stesso nome non manifesterà
gli stessi orientamenti, scelte ecc.
E poi, mi sembra che tu non vada oltre un fattore preminentemente estetico ovvero quanto di piu' opinabile esista.
Una educazione musicale che parte e si basa esclusivamente su un orientamento estetico e sulle abilità atte alla realizzazione
di quell'ideale è una sovrastruttura culturale: la base dalla quale attuare tutte quelle differenziazioni, che porta a creare un
"mondo di sordi" abituati ad ascoltare solo e semplicemente in un certo modo...e ogni abitudine porta con sè cristalizzazioni, pigrizia, luoghi comuni... e conseguenzialmente anche tendenze e atteggiamenti (che magari in modo retorico, siamo sempre pronti a condannare...)
che sfociano nella gerarchia, superiorità, indisponibilità, razzismo mascherato da false ragioni e via via in senso peggiorativo...
E allora? La ns. tanto beneamata musica altro non è che una delle tante riproduzioni delle aberrazioni/contraddizioni che abbiamo creato e nelle quali siamo immersi? Ci rimane solo la falsa retorica per tenere a bada le inquietudini della ns. coscienza?
E' un po' penoso...non trovi/non trovate?
Una civile e ipocrita aberrazione, socialmente condivisa.
ma sai ognuno di noi la pensa a suo modo e magari scarica le proprie tensioni, insicurezze,frustrazioni,delusioni ecc, cogliendo il minimo pretesto o appiglio per sparare veleno. l'astio si percepisce lontano un miglio e poi l'invidia è una brutta roba! può essere anche frutto di un malessere passeggero...
ogni riferimento a cose e/o a persone che condividono questo topic è assolutamente casuale.
per quanto mi riguarda sono sulla tua stessa lunghezza d'onda.
certo che è abbastanza curioso che dalla musica si vada a finire in altri contesti...
non interessa a nessuno ma io cerco di suonare per mio divertimento e per quello di altre care persone senza farmi tante menate.! e per raggiungere lo scopo...note lunghe sempre e possibilmente ben fatte :smile:
oggi è la festa della Befana ;) allegria! :alè!!)
A mio modestissimo parere state dicendo, juggler e phate, due cose diverse. Giuste, giustissime, entrambe e non in contraddizione tra loro. Ma siete su due piani diversi, non vedete il punto? Non e' che uno ha ragione *e l'altro torto*: avete ragione entrambi.
Tu, juggler, fai un percorso di ricerca interiore. Il tuo percorso e' fine a se stesso, ed e' quindi la piu' alta espressione del fare. Mi vengono in mente alcune frasi scritte sulla porta di Seymour in "franny and zooey" di salinger (lo avete letto? un piccolo libro a dir poco stupendo) a loro volta tratte da qualche antico testo sacro indiano (magari piu' tardi le cerco e le posto). Se poi questo percorso si interseca con quello di altri bene, se no bene lo stesso.
Altri, molti, preferiscono un approccio meno austero, ma altrettanto legittimo, per cui facendo musica hanno uno scopo piu' terreno ed immediato. Ad esempio andare a suonare la sera e "divertirsi con gli amici". Lo scopo di altri ancora e' quello di "far soldi" con la musica, eventulamente virando sul commerciale puro.
Sono questi da condannare? Assolutamemte no, non sono neanche da giudicare (come del resto non lo e' nessuno). Io invidio (nel senso BUONO del termine) e STIMO tutti coloro che riescono a campare di musica, anche facendo basso commercio delle proprie capacita' musicali. Cosi' come invidio (sempre nel senso buono del termine) e stimo tutti coloro che hanno la forza ed il coraggio di fare difficili percorsi di ricerca interiore.
juggler e phate in coro: "a remino', fatte li cazzi tua e lasciace litiga' in pace" :devil:
Scusate, ma vorrei richiamarvi subito all'ordine!
A me pare che visto il soggetto di questo argomento 'il mantra delle note lunghe' juggler sia più in tema (sebbene come al solito sia pure contestabile e contradittorio) che phate: che vuol dire andare a suonare in pubblico o nella propria cameretta le note lunghe!? Che c'azzecca!? Non stiamo per nulla parlando di questo, nevvero?
Note lunghe, la tonica individuale e cose del genere dovrebbero servirci a trovare una strada percorribile tramite il nostro strumento che crei naturalmente musica, emozioni, trascendenza, o quanto altro ci prefiggiamo/scopriamo.
Che queste creazioni siano o meno condivise dal pubblico, non entra nell'argomento.
Se suonare le note lunghe porta ad un miglior controllo del suono e dello strumento, ben venga come espediente per raggiungere uno scopo.
Se scoprire la propra tonica mi permette di rapportarmi alla concezione musicale con maggior sicurezza e creatività, questa ricerca diventa prioritaria.
Se i vicini (pubblico) durante questi esperimenti si lamentano, ebbé potreste rispondergli che al momento lo spettacolo è gratuito, ma in futuro farete pagare il biglietto...
Scusate, ma avendo aperto il 3d originale aggiungo soltanto.. che c'azzecca tutto ciò con il conecetto di fare le note lunghe come forma di rilassamento fisico, respirazione diaframmatica e per scaricare le uggie e negatività accumulate durante la giornata??
avrei capito se qualcuno mi avesse risposto "io ottengo lo stesso risultato con gli overtones" o "lo faccio con le scale maggiori a 140b/s".... ma la piega che ha preso al conversazione mi pare veramente (anche se, per l'amordiddio, INTERESSANTISSANTE) off-topic!
riquoto il messaggio iniziale di Matt/iostro.
poche parole ma piene di significati.
personalmente sconto ogni giorno l'assenza di una solida tecnica di note lunghe.
alcuni aspetti che considero preminenti:
perdita del benessere e riconquista attraverso il suonare.
uso appropriato della respirazione .
(con tutto quello che comporta )
riferimenti alla unicità e durata della vibrazione.
(benessere che questa provoca )
infine (ma non per importanza )anche il riferimento alla filosofia.
credo che lo studio delle note lunghe sia per un sassofonista come per un giurista lo studio del codice : imprescindibile.
Come dici giustamente (!) si discute qui della validità della pratica delle note lunghe, o per contro di pratiche alternative che possono dare dei buoni risultati per la qualità dello studio sia tecnico che musicale.Citazione:
Originariamente Scritto da cagliostro70
Torniamo in argomento, grazie!
non sono sicuro di aver capito, ma ritengo inutile farlo. Non fosse altro che per la perla rappresentata da "ogni riferimento a cose e/o a persone che condividono questo topic è assolutamente casuale" perchè non l' hai scritto in un altro topic allora? Chessò, in quello degli auguri di Natale...?Citazione:
Originariamente Scritto da gf104
Rileggi quello che è stato scritto e cerca di mettere a fuoco la differenza tra "ricercare la propria tonica seguendo la tua via interiore, prescindendo dagli schemi estetici e pratici pre-costituiti" come dice jug ed il mio invito a "porre attenzione alla tecnica di sviluppo della propria voce attraverso la pratica e l'esperienza di musicisti ed ascoltatori atraverso decine / centinaia di anni". Ancora una volta la discussione è tra il percorrere strade già note "imparando dal passato prima di esprimere qualcosa di nuovo" ed "la libertà assoluta della propria creatività senza particolare riguardo al metodo canonico" Il mio intervento, come vedi c'azzecca tanto o poco ma esattamente quanto quello di jug.Citazione:
Originariamente Scritto da Sax O' Phone