Re: Improvvisazione, il mio concetto di perdermi
ovvio che lo studio non fa male e che se maggior tecnica e conoscenza teorica danno molte più possibilità/dimensioni alla propria creatività, tuttavia lo studio come fine e non come mezzo lo trovo un pò feticistico.
Al mio "orecchio" sono molto più interessanti "2 note crude" ma suonate "sporche" o "meno bene" che non "2 note ruffianelle già sentite e risentite" suonate "come la regola vorrebbe".
Daniele, se credi in quello che fai, fallo!! l'insicurezza è in tutti noi è regolarmente ci "attanaglia" , ma se cerdi in quello che fai tu puoi suonare qualunque cosa, queste sono le parole che mi rimesero impresse dalla master con Bergonzi a Quarna. Puoi suonare note totalemente fuori e farle funzionare "tramite" la figurazione ritmica o sulla dinamica o sulla timbrica, lui fece degli esempi ganzissimi, suonando note a caso su una progressione a caso, tramite l'orecchio e tramite la creatività riusciva ad essere sempre interessante. Ovviamente non tutti siamo Bergonzi e lo studio può solo giovare anche in questo tipo di approccio, però il messaggio è forte e chiaro: se ci credi e lo suoni convinto, puoi farlo funzionare.
questo messaggio è un messagio molto sano che apre le possibilità e la creatività e all'ispirazione, per me è la cosa più importante.
Re: Improvvisazione, il mio concetto di perdermi
il fatto è che io non ho parlato di studio, che faccio continuamente, ho parlato proprio del momento in cui capita durante l'improvvisazione di perdere magari per un pò la struttura, a me capita e ho fatto un esempio concreto della sera a palermo...quindi, riepilogando, mi può capitare durante l'improvvisazione su accordi, di avere delle idee che mi portano altrove, e qui si può parlare di semplice politonalità o al più dissonanza, ma in altri casi si può tranquillamente dire che non so più dove sono e non sempre questo porta a negatività..mi sa che l'esempio del viaggio a berlino calza bene...in quei momenti si possono sviluppare altre cose e, mentre gli altri proseguono per la solita strada, magari io prendo la strada secondaria, ho un attimo di panico ma cerco ugualmente di fare qualcosa di positivo...per alcuni è suonare a casaccio, per altri può essere un modo per sviluppare altre sonorità e idee...punti di vista...
Re: Improvvisazione, il mio concetto di perdermi
ekkette frega, te se ci credi... credici!!!
Re: Improvvisazione, il mio concetto di perdermi
concordo con quello che dici sulla lezione del grande Bergonzi, e come potrei dissentire.
E' anche vero che dal punto di vista della conoscenza degli accordi e di come suonano hai citato uno dei più capaci al mondo.
ciascuno poi si può esprimere con i suoi mezzi, il punto è se quello che riesce ad esprimere coincide con quello che desidera esprimere.
per tornare all'asempio che hai fatto , se desidero esprimere due note sporche e ci riesco ottimo, ma se desidero esprimere un unico suono omogeneo intonato fermo con grande volume ed invece produco sempre quelle due note sporche....
o me ne faccio una ragione :muro(((( o studio per riuscire.
per tornare it ed affrontare anche il nodo della discussione, credo che solo l'autore del messaggio possa spiegare se per lui la consapevolezza a volte appaia più come un limite che come una chance.
un discorso interessante ma pericoloso.
come inibire l'inibizione . (che brutta espressione)
Re: Improvvisazione, il mio concetto di perdermi
certo fra, se la mia intezione è fare 2 note "giuste" intonatissime mi accontento male facendo 2 note "grezze" sporchissime ...ovvio...
il punto di partenza credo sia sempre quel che si ha da (o che si vuole provare a) esprimere, apposta la tecnica è un mezzo anzi uno strumento non un fine.
io per esempio non darei manco un dito di Hendrix per un Metheny... sarà questione di gusti/esperiezne/approcci/forma/mezze stagioni/altro non so.
Re: Improvvisazione, il mio concetto di perdermi
la consapevolezza a volte appaia più come un limite che come una chance.
dipende, a volte appare come un limite, anche per questo a volte mi piace perdermi...il concetto del perdermi è volto al trovare qualcosa d'interessante dal momento che succede, sviluppare delle idee che no potrei se non mi perdessi, anche solo per un istante, non è che sto fuori per un'ora!
ricordo che pharoah sanders suonava, nel periodo trane in modo "abbastanza" assurdo, a lui interessava in quel periodo solo il suono, le progressioni lo avevano stufato...non è proprio la stessa cosa ma potrebbe in alcuni frangenti coincidere... poi ci sono altri risvolti, ad esempio se in un certo momento io sento/voglio di fare certe note ma gli accordi "non lo permettono", posso farle lo stesso se la penso in certo modo invece non le faccio se penso che gli accordi siano acqua santa...così, se sbaraglio verso note strane posso anche perdere il filo per un pò, se invece rimango nel "giusto", faccio il mio bel compitino senza rischiare...anche il suonare un mezzo tono sopra o sotto, pur essendo dissonanza è ormai trito e ritrito e mi interessa relativamente...ricordo ancora, che coltrane con wilbure ware, durante i pochi mesi con monk, spesso suonava della roba che poteva starci solo sulle note del basso (successivamente addirittura solo con la batteria) e creavano delle nuove cose, delle nuove strade, tanto che monk si sedeva ad ascoltarli per svariati minuti...
Re: Improvvisazione, il mio concetto di perdermi
Ho letto solo adesso questo interessante argomento. E dico la mia.
Farei una grande distinzione tra quando ci perdiamo noi e quando si perde Bergonzi, Rollins, Sanders, Jarret etc..
A noi capita di "perderci" nel senso che intraprendiamo una strada melodica/armonica/ritmica non convenzionale e sul serio non sappiamo dove stiamo mettendo i piedi. Ci può andare bene oppure possiamo cadere nel burrone...e questo dipende dalla fortuna e dalla bravura di chi ci accompagna...
Gli artisti che ho citato purtroppo e per fortuna sanno sempre quello che stanno facendo armonicamente/melodicamente e ritmicamente. Loro suonano come noi respiriamo, mangiamo e ca...mo. E così anche i musicisti che li accompagnano. Quindi quello che noi interpretiamo come "perdersi" non è come lo interpretiamo noi... Loro pensano "bene adesso non faccio la strada maestra, piglio quella di montagna che è più lunga, difficile, ma più panoramica e il più delle volte i loro compagni dicono "guarda Wayne oggi vuole fare la strada panoramica...andiamo anche noi...".
Ho visto l'ultimo quartetto di Shorter 2 volte negli ultimi 6 anni. E quello che percepivo era proprio questo.. Erano li che si divertivano da matti, come compagni di merende in esplorazione nel bosco....
Re: Improvvisazione, il mio concetto di perdermi
Citazione:
Originariamente Scritto da darionic
A noi capita di "perderci" nel senso che intraprendiamo una strada melodica/armonica/ritmica non convenzionale e sul serio non sappiamo dove stiamo mettendo i piedi. Ci può andare bene oppure possiamo cadere nel burrone...e questo dipende dalla fortuna e dalla bravura di chi ci accompagna...
E' lo stesso anche per loro.
Esiste un contenuto di rischio per "loro" e per "noi" che è paritetico. La differenza sta nella pendenza della strada "loro" scelgono essendo più confidenti di "noi" di riuscire a trovare il passo e gli appigli giusti per arrivare alla meta.
Re: Improvvisazione, il mio concetto di perdermi
Citazione:
Originariamente Scritto da Danyart
Facendo forse un paragone un pò avventato potrei dire che io cerco di conquistare una donna in modo completamente diverso da molti altri, ad esempio magari uno la invita a cena, io la porto alla punta della mia montagna preferita (se non mi butta giù è molto probabile che ci riesco un'altra volta)...oppure si fanno dei regali che costano un occhio, io regalo un mio ritratto, penso abbia valore ugualmente...
attendo risposte in merito...
Daniele
Dany ma... sta roba ti funziona sul serio? :lol:
Io in merito all'improvvisazione posso dirti poco. Il mio maestro dice che l'impovvisazione, non s'improvvisa. Non so se è vero (ma io confido in lui), mi dice che ciò che alle mie orecchie pare improvvisazione, in effetti nasconde uno studio a tavolino svolto a priori secondo alcuni canoni che non seguono il caso.
Poi se per improvvisare ci limitiamo ad inserire scale e arpeggi... allora è ben più semplice.
Io ad improvvisare me la cavo male, anche se alcuni dicono che la mia autocritica è piuttosto severa.
Il tuo discorso comunque, che prevede un percorso talvolta errato ma che porta all'inevitabile conoscenza di "luoghi nuovi" è condivisibile.
Re: Improvvisazione, il mio concetto di perdermi
Non sono stati citati "percorsi errati". I percorsi errati nel jazz non esistono.
Esiste solo la capacità di vedere e percorrere un' idea in modo efficace, da parte di un Artista, e, non meno importante, la capacità di sentire e capire dell' ascoltatore.
Re: Improvvisazione, il mio concetto di perdermi
Re: Improvvisazione, il mio concetto di perdermi
Citazione:
Originariamente Scritto da tzadik
quoto Tza...questo è proprio il mio concetto di perdersi!!!!
Re: Improvvisazione, il mio concetto di perdermi
Citazione:
Originariamente Scritto da tzadik
Già...però per "perderti" così gli altri devono anche seguirti......quindi difficoltà più che doppia...
Re: Improvvisazione, il mio concetto di perdermi
Citazione:
Originariamente Scritto da fbisbo76
Citazione:
Originariamente Scritto da tzadik
quoto Tza...questo è proprio il mio concetto di perdersi!!!!
ma non è proprio quello che invece è il concetto di Danyart che cito"..quando sono in fase d'improvvisazione, a volte mi capita di perdermi (in passato molto di più), ho per un attimo il panico, ma spingo lo stesso, cerco di ritrovare la strada ma allo stesso tempo cerco la bellezza anche in questa fase..."
nel senso che breker secondo me l'attimo di panico non c'è l'ha perchè sa dove sta andando a perdersi....semmai il bello è per gli altri che devono capire cosa breker vuole fare....
Re: Improvvisazione, il mio concetto di perdermi
magari saper "perdersi" così... :sad:
comunque il fatto è che l'improvvisazione, il jazz (ma vale credo per tutte le arti), è prodotto proprio da due fattori: ciò che sai fare e ciò che non sai fare (e che provi a fare). E' una continua tensione tra il conscio e l'inconscio... fra quello che sei e quello che provi ad essere...
quello che sai già è lo studio,*la tecnica, le frasi che hai studiato.... ma appunto quando si improvvisa si cerca di trovare strade nuove, scoprire cose che non conosci neanche tu...
senza incertezza non c'è improvvisazione, non c'è arte...
'mazza che pesante che sono stasera... :lol:
ma credo proprio che sia così