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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Citazione:
Originariamente Scritto da slax_sax
Jacoposib: io non precludo che un genere sia creativo omeno,
sempre il solito discorso... se vuoi creare un prodotto di qualit*, innovativo e originale o meno, devi studiare e farti il culo. il discorso non è "la tecnica" è "LO STUDIO". se non studi non farai un *****. che tu faccia jazz o liscio. secondo me però è ovvio che se tu sei uno che ha studiato un genere ed uno strumento per anni facendoti un discreto mazzo non puoi non indispettirti un po' se vedi gente che ha appena preso lo strumento in mano che dice che studiare non serve a niente e che la musica è espressione personale ecc. poi non c'è nessuna preclusione. bisogna portare rispetto a quelli più bravi e più esperti di te. è inutile pensare di voler fare musica se non studi.
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
esatto io la penso come jacopo. Conosco diverse persone che pensano che si possa fare musica senza conoscere la musica (e quindi senza studiare), affidandosi all'orecchio e al gusto personale, o ad altre scorciatoie, e che affermano di conoscere diversi "grandi musicisti" che suonano senza sapere cosa sia una scala. Io vedo però che questi "profeti" finiscono per suonare sempre le stesse cose, e si ritrovano a "comporre" con grosse limitazioni dato che spesso le idee che hanno non sanno nemmeno suonarle sul proprio strumento. Io ora non dico che si debba diventare tutti dei maestri del proprio strumento però almeno ammettere che bisogna studiare, anche solo per acquisire il diritto di chiamare musica quello che esce dal proprio strumento. Per "fare" musica bisogna studiare, non c'è storia, altrimenti ci si può anche accontentare di "eseguire" musica, che é gi* un bel traguardo, almeno per un amatore. Certo che il vento di inverno di Chopin non lo suoni se non hai studiato
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
ovviamente bisogna anche differenziare le ambizioni/obbiettivi di ognuno, ci sono vari "livelli" sociali a cui si può (potrebbe?) fare musica volendo semplificare ne direi 3:
- i "pro" che fa il solista/tunista che deve saper fare il lavoro ed sapersi esprimere corenetemente in tutte le occasioni professionali che gli si presentano
- i "non pro" che suonano "solo" con l'ambizione di eprimersti attraverso lo/gli strumento/i come solita o con progetti musicali propri.
- i "lo fò per divertirmi" che stimpellano un pò quando hanno voglia tempo.
in relazione alla seconda "tipologia" aka "non pro", ossia la tipologia a cui mi sento appartenere,credo che:
-fossilizzarsi in solo "genere" SIA (cretivamente/artisticamente) MOLTO MALE.
-essere prevenuti su uno o più "generi" SIA MOOOLTO MALE.
-riempirsi la bocca con la sola teoria suonare e fare "gli sboroni" con i più complessi pattern o sus possa essere perfettamente INUTILE se non si ha nulla da dire e/o non si riesce a dire nulla neanche con le tecniche più arditre SIA MALE.
-non mettersi alla prova non mettersi in discussione perchè ci si sente impreparati o non abbastanza "studiati" SIA MOLTO MALE
-i profeti "servono" ad ispirare non a trovare scuse.
-i preconcetti servono da paraocchi non a migliorare ne tanto meno ad imparare, gli slogan e le scuse pure.
- spiegare "la teoria" che st* dietro le emozioni e le sensazioni suonate sia d'una noia mortale.
-studiare sia bene
-suonare senza conoscere tutta la teoria fino anche a non saper spiegare teoricamente quello che si suona SIA ALTRETTANTO BENE... questo ho suonato questo sentivo.
-suonare ad orecchio SIA BENE anzi sia FONDAMENTALE visto che la musica passa attraverso il "l'udito".
-a chi interessa suonare il vento di chopin sappia che deve saper leggere ed eseguire a pappagallo alla perfezione. Il che, a mio parere, non ha alcuna rilevanza ne creativa ne artistica.
-con gli anni di pratica assidua e mirata si possa arrivare ad aver una sufficiente padronanza dello strumento,
-acquisito il punto quì sopra, si possa essere creativi e cercare di suonare quello che si sente anche senza aver studiato brecker&co SIA MOLTO BENE.
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Il jazz, quando "ri-definiva"/ri-orientava in continuazione se stesso verso nuove direzioni, attraverso i suoi protagonisti, incarnava il suono della vita vissuta al limite delle proprie possibilit*: oggi, se ne d* una "lettura borghese" e accademica, lontanissima dallo spirito che animava tanti musicisti che questa musica hanno creato, amato e per essa si sono... "consumati"!
Il coraggio è parte integrante dell'improvvisazione; Miles Davis durante la registrazione di "Sketches of Spain" confidò a Nat Hentoff: "Riesco sempre a tentare qualcosa che non so fare" (è riportato nelle note di copertina del disco).
Un "outsider", fra gli accademici, Glenn Gould, durante un'intervista televisiva, una volta dichiarò:
"Quando si danno concerti (di musica classica), si bara.
Non ci si avventura quasi mai in nuovi repertori.
Si eseguono sempre e gli stessi logori pezzi che si sono gi* messi alla prova davanti al pubblico. Si tenta di cavarsela cercando di fare la minore fatica possibile, si insinua un'incredibile mancanza di immaginazione e si invecchia molto rapidamente."
Trovo che le parole di Gould, non fanno una grinza, anche se si applicano a certo jazz d' "essai" ancor oggi circolante...
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Sono perfettamente d'accordo con puma, il concetto di Jacopo è troppo legato alla musica occidentale, che è una costruzione astratta basata su una fissazione convenzionale delle altezze dei suoni e su pattern ritmici e tonali classificati, il jazz come moltissime altre musiche nel mondo sorge da una musica naturale, il cui apprendimento passa attraverso altri canali dallo studio, che non vuol dire che sia meno impegnativo.
Il fatto però, e qui concordo con Jacopo, è che il jazz si è mescolato molto con la tradizione classica e lo studio è diventato una nacessit*, essendo richiesta una padronanza consistente del sistema armonico e della pronuncia ritmica, è noto che musicisti che possiamo tranquillamente mettere tra i più grandi del jazz, come Parker, Ellington, Dexter Gordon e altri ancora, ascoltavano moltissima musica classica, specialmente gli impressionisti come Debussy e Ravel, da cui credo abbiano imparato molto sui cromatismi e certe sottigliezze armoniche.
Ma fu una stagione in cui il jazz era ancora animato da una forza primitiva e naturale e dominava questo afflusso di struttura armonica e tonale congelata dal sistema temperato, spesso mettendolo in crisi, oggi ne è dominato e ha perso molto della sua spinta radicale e spirituale.
Ma resta il fatto determinante che la padronanza tecnica più consolidata non permette affatto di fare tutto, ho visto sassofonisti di alto livello professionale andare in crisi su un motivetto di Roland Kirk, o pianisti di fama impappinarsi penosamente su un modale in do di Archie Shepp, non in crisi nel senso che non sapevano suonarne gli accordi, ma in crisi creativa, denunciando un vuoto interiore che gli impediva di fatto di suonare quel pezzo senza farne una miserevole parodia e qui quoto juggler, "Il coraggio è parte integrante dell'improvvisazione;" :yeah!) .
Nel blues è un fatto quotidiano, tre note possono mettere in discussione una vita spesa nelle migliori universit* musicali d'america.
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Belle riflessioni!
Riferendomi a quelle di juggler, Gould poteva tranquillamente permettersi di scardinare il sistema accademico, avendolo rigirato sotto-sopra: a questo proposito mi ricordo un'intervista al grande violista Yehudi Menuhin che in tutta umilt* ammetteva di dover imparare ad improvvisare ascoltando e suonando assieme ad un altro musicista 'Accademico' che si era votato al Jazz come Stephane Grappelli. Lo dico per sottolineare di nuovo il fatto che una mera preparazione tecnica/teorica anche a livelli eccelsi non è sufficiente per esprimere efficacemente un linguaggio musicale, se non si conosce il suo vocabolario specifico, e se non si ha nulla da dire!
Ora pensavo che nel Jazz oltre ad una padronanza particolare del meccanismo e della teoria musicale è necessario ed indispensabile esprimere un proprio vocabolario, che deriva dalla profonda conoscenza di ciò che è stato gi* espresso dai musicisti che hanno trovato e rivelato la propria visione e personalit* nel linguaggio specifico: spesso gli innovatori hanno dovuto confrontarsi con questo rito iniziatico (paying the dues); nelle jam sessions si sviluppava il confronto: il jazzman affermato formulava la propria concezione, mentre lo sfidante doveva, come dire, rispondergli per le rime.
Questo è quello che tu mi hai raccontato, bene! Ora ascolta quello che ti vorrei far capire...
In tutto ciò non vedo nessuna arroganza o presunzione, ma una sicura affermazione della propria concezione musicale e della propria creativit*.
Pure vero che anche nel Jazz si son viste le fossilizzazioni generate dal mercato (l'era dello Swing e delle Big Bands) o gli arroccamenti 'Accademici' come quelli dell'avvento della 'New Thing' o quelli attuali dove si fatica a trovare concezioni innovative, e si ricade nel virtuosismo fine a sé stesso.
Se qualcuno pretendeva di essere il miglior musicista/compositore istantaneo doveva dimostrarlo nei fatti, e non certo soltanto facendo sfoggio di tecnica o preparazione teorica. Doveva raccontare dell'Anima all'Anima, e farlo introducendo delle varianti, o addirittura rivoluzionando il linguaggio.
IMO il Jazz è una palestra creativa ed innovativa unica nella storia della Musica.
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Credo che l'operazione e la posizione di Gould nei confronti della musica accademica sia correlabile a quella di Monk, nel jazz ovvero 2 pianisti che mettono su un piano di "riflessivit* diversa" il loro approccio strumentale/esecutivo: Gould, con la sua posizione seduta piu' bassa e conseguente cambio di posizione degli avambracci e mani sulla tastiera; Monk, con le sue dita piatte e rigide; pur nei differenti ambiti d'azione, in cui si svolge la loro "azione musicale", ciò che li accomuna, a mio avviso, è la ricerca di un approccio fisico con lo strumento (cosa difficilissima con il pianoforte) al fine di ottenere una maggior chiarezza dell'eloquio musicale; Gould, che esegui Bach, Prokofiev o Schonberg, colpisce per come riesce a rendere chiare e cristalline le piu' complesse trame contrappuntistiche e ritmiche, cosa non avvertibile in altri pur pregevoli esecutori; Monk, scarnifica i "dionisiaci virtuosismi" tipici del bop e li riconduce all'essenza, esaltando i silenzi, il vuoto che talvolta risuona piu' potente delle mille note suonate da altri pianisti a lui contemporanei.
La diversa impostazione di ciò che si intende per "tecnica strumentale" genera nuove risorse musicali, nuove visioni/direzioni: in fondo, il tema di questo thread riporta sempre all'annosa questione "quanta tecnica deve possedere un musicista perchè la sua performance/attivit* possa essere considerata artisticamente valida/interessante?"
Il mondo in cui viviamo è dominato dalla "tecnica"...e credo che nella musica come nella vita, la domanda che dobbiamo porci, oggi, non sia "cosa ci permette di fare la tecnica" ma "cosa la tecnica sta facendo di noi" perchè la "tecnica" non è piu' un mezzo a ns. disposizione, ma l'ambiente all'interno del quale tutti quanti noi subiamo delle modificazioni (percettive, emotive, comunicative, riflessive) probabilmente irreversibili!
E' un cambiamento antropologico, unico nella storia dell'umanit*: rimanendo in ambito musicale, Parker o Coltrane, quando si impegnavano per migliorare la loro tecnica strumentale, lo facevano per trovare il "vocabolario" che permettesse loro di affermare quanto volevano esprimere; lo studio tecnico di gran parte dei musicisti contemporanei (specie nelle nuove generazioni) prescinde da qualsiasi utilit*, scopo e destinazione che non sia quello di eseguire in maniera asettica e stucchevole un compito pre-determinato e pre-impostato all'origine, "l'art pour l'art" che non ha piu' referenti, nè messaggi da comunicare se non la "precisione esecutiva"; e visto che tutto ciò che è stato musicalmente prodotto nel jazz (e non solo) è disponibile sempre e nei momenti che vogliamo, la quantit* di materiali di cui possiamo disporre oltrepassa la ns. capacit* di percezione emotiva...ciò alla lunga genera indifferenza!
In una tale condizione, non credo possano apparire "nuovi profeti" o innovazioni, perchè è annullato il "senso dell'avventura", del viaggio, dell'esplorazione ovvero un confronto adeguato con ciò che sta realmente emergendo nella ns. epoca e se appariranno degli "spiriti liberi" non incideranno piu' realmente, perchè tutto ruota intorno all'utilit* e all'ottimizzazione del rapporto mezzo-fine.
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Ohi ohi ohi juggler, quanto hai ragione... :cry:
La mia speranza ed il mio convincimento è che la realt* in cui viviamo sia molto più vasta di quanta ne possiamo percepire, e per questo motivo l'avventura della scoperta non potr* e non dovr* mai finire.
Ambiguamente, nella mia insignificante capacit* musicale, riuscire ad eseguire correttamente un qualsiasi pezzo, anche il più elementare, è per me gi* fonte di stupore e di scoperta, oltre che di apprendimento: questo per dire come forse l'esaurimento di nuovi spazi esplorativi dipende molto dal proprio livello, e rimango comunque convinto che anche ai massimi livelli si dovrebbe sempre cercare di non restare immobilizzati.
Dovremmo piuttosto pretendere che la tecnica lavori per noi!
Certo che se non si ha l'idea di che cosa si vuole ottenere o dove si voglia andare, si rimane a gingillarsi con le enormi potenzialit* tecniche, senza arrivare ad alcuna definizione e realizzazione.
E questo credo sia il vero punto cruciale di tutto 'sto discorso...
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Mi rattristate, quando si parla di musica in generale volete vendervi come tolleranti ed aperti, con affermazioni del tipo "buona o cattiva musica", quando invece si parla all'interno del jazz sfoggiate una grande cultura, vi riempite di citazioni, aneddoti, interviste ecc. ma parlate solo al passato, denigrate il presente e sminuite uno dei periodi più creativi di sempre del jazz. Lo sapete perché? Perché, nel senso letterario e non offensivo, siete ignoranti in materia, non ci sono libri, film, biografie sul presente, non avete punti di riferimento e vi fermate al passato. Siete voi che vi siete fermati, che non rischiate nulla, che non fate nessuna ricerca fossilizzati sul passato, e vi giustificate considerando spazzatura il presente!
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
NYN potresti anche aver ragione, e quello che dici potrebbe aver senso: io ascolto anche i contemporanei, ed alcuni li trovo molto interessanti. Nel jazz l'epoca d'oro a mio modesto parere, dagli anni '40 agli anni '60, ha portato tanti e profondi cambiamenti nella sua concezione e nei suoi modi espressivi, e con una tale quantit* di Giganti, che non è certo per conformismo o nostalgia che ascolto spesso quella musica.
A parte gli sporadici musicisti contemporanei che mi comunicano quelle emozioni, non ho ancora ascoltato delle composizioni che mi abbiano trasmesso qualcosa di paragonabile e con una quantit* e variet* simile.
Qui per altro si stava ragionando su altro: il presupposto di chi ha aperto questo thread era che i saxofonisti Jazz si arrogano una presunta superiorit* tecnica ed espressiva che è tutta da dimostrare: il punto è che se un musicista si autoeleva a genio della musica ed unico depositario di qualsivoglia verit* secondo me manca di quell'umilt* (=il vedere come tutto è uno) che gli permetterebbe di esprimere idee originali veramente e di esprimerle efficacemente nel migliore dei modi, rendendole fruibili anche ad un ignorante come me...
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
NYN: le tue affermazioni possono avere una loro legittimazione, ancor di piu' magari se facessi qualche esempio oggettivo-reale per non rimanere nell'alveo di un'accusa generica...
Personalmente, nel mio piccolo, non sono fossilizzato nè sul jazz, nè sul passato, non considero tutto "spazzatura"...e ho una mia idea su quello che sta accadendo e su certi possibili scenari futuri.
Un giorno, un ventenne mi ha chiesto:
"Ma come facevano quelli della tua generazione...a comprare qualche disco e sentirlo all'infinito
per tanto tempo? Che palle..."
Mia domanda: "Come fanno quelli della tua generazione ad ascoltare di tutto, senza appassionarsi a nulla?"
Risposta lapidaria: "Non devo appassionarmi...voglio solo divertirmi e ascolto quel che mi pare, quando mi pare".
Forse, un limite grave è che quando parliamo di musica, "astrattiziamo" il tutto ad un "fatto tecnico" sganciato da qualsivoglia dinamica sociale e di senso...
Ho avuto la fortuna di ascoltare Mingus ad Umbria Jazz alla fine degli anni '70, quando tutti i concerti erano gratis: lo spirito collettivo, del pubblico era di attesa, qualcosa di nuovo doveva accadere e accadeva..oggi, si va ai concerti sapendo gi* in anticipo ciò che ti aspetta e in genere si rimane anche un po' delusi...siamo tutti un po' vittime/un po' colpevoli, chiusi in modo piu' o meno consapevole, in un "individualismo autistico e narcotizzato"...e la disumanizzazione progressiva dei processi comunicativi che mi fa orrore e questo accade a tutti i livelli...
C'è qualcuno che può, cortesemente, "illuminarmi" su qualcosa che probabilmente mi sfugge?
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Qualcuno può portare qualche esempio di un jazzista che denigra altri generi? C'è mai stato qualche grande che ha denigrato altri generi musicali? I big del passato e del presente (che a sottolineare quanto ho detto prima ritengo moltissimi) hanno tutti una grande qualit* comune, l'umilt*. Non solo in generale,ma ad esempio tutti i jazzisti moderni che amo sono riconoscenti,rispettano ed hanno una profondissima conoscenza del passato. E non hanno timore o vergogna di riconoscerlo. Quando ascolto un Chris Potter che esegue Single Petal of a Rose di Ellington non riesco a non ammirare il coraggio,l'umilt* di un musicista del genere. Chi si ritiene superiore,chi pensa di eseguire musica migliore di altri è per definizione un pessimo musicista.
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
io penso solo che fare filosofia parlando di musica serva fino ad un certo punto... è un approccio astratto... poi sempre il solito discorso... la tecnica.... le idee da sole non fanno niente. c'è poco da fare. gli artisti che studiano sempre sanno rinnovarsi e sorprendersi.
Citazione:
Originariamente Scritto da juggler
E' un cambiamento antropologico, unico nella storia dell'umanit*: rimanendo in ambito musicale, Parker o Coltrane, quando si impegnavano per migliorare la loro tecnica strumentale, lo facevano per trovare il "vocabolario" che permettesse loro di affermare quanto volevano esprimere; lo studio tecnico di gran parte dei musicisti contemporanei (specie nelle nuove generazioni) prescinde da qualsiasi utilit*, scopo e destinazione che non sia quello di eseguire in maniera asettica e stucchevole un compito pre-determinato e pre-impostato all'origine, "l'art pour l'art" che non ha piu' referenti, nè messaggi da comunicare se non la "precisione esecutiva"; e visto che tutto ciò che è stato musicalmente prodotto nel jazz (e non solo) è disponibile sempre e nei momenti che vogliamo, la quantit* di materiali di cui possiamo disporre oltrepassa la ns. capacit* di percezione emotiva...ciò alla lunga genera indifferenza!
In una tale condizione, non credo possano apparire "nuovi profeti" o innovazioni, perchè è annullato il "senso dell'avventura", del viaggio, dell'esplorazione ovvero un confronto adeguato con ciò che sta realmente emergendo nella ns. epoca e se appariranno degli "spiriti liberi" non incideranno piu' realmente, perchè tutto ruota intorno all'utilit* e all'ottimizzazione del rapporto mezzo-fine.
non sono per niente d'accordo. hai un atteggiamento prevenuto. poi dire che lo studio delle nuove generazioni prescinde da qualsiasi utilit* mi sembra veramente esagerato! si studia per trovare qualcosa di nuovo! per come dici tu studiare allora è inutile tanto non c'è scopo! erano le stesse cose che dicevano a Coltrane, Ornette Coleman e Miles Davis... solo critiche... solo parole... va beh
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Non vedo risposte significative, ma arroccamenti astratti e nessun contatto con la contemporaneit*.
I musicisti che citi, Jacopo, avevano una loro posizione, una loro visione della vita e riuscivano a creare consensi, entusiasmi anche feroci dissensi, ma creavano fermenti e coinvolgimenti, nel sociale, fra gli intellettuali come fra la gente comune.
Il mercato avvolge e schiaccia tutto...e l'arte per l'arte è un segno penoso di decadenza.
Confondi filosofia con analisi della realt*...e i confronti con il passato non hanno senso perchè le dinamiche comunicative di oggi non sono quelle di ieri...
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
dal basso della mia esperienza credo che sia normale che un sassofonista jazz denigri gli altri generi... ma non è nemmeno un denigrare, semplicemente un artista che ha capito finalmente quale sia la sua strada (e sono convinta che questo sia un processo molto lungo) ha in mente il suo stile e tutto il resto gli interessa poco a livello di esecuzione. Credo anche che non sia solo un atteggiamento dei sassofonisti jazz, ma del musicista in generale che si specializza in un genere e vede automaticamente gli altri come inferiori perchè non li sente come propri. Credo dunque che sia una cosa normale, o comunque è un naturale atteggiamento psicologico.
Stimo comunque quei maestri che, nonostante abbiano scelto una strada, non disprezzano gli altri generi musicali. Penso al mio maestro che ha da anni intrapreso la carriera jazzistica ma rimane comunque un ottimo sassofonista classico e prepara da anni ragazzi e adulti per il diploma in conservatorio. Il fatto di amare entrambi i generi fa di lui secondo me un musicista più "completo": non è l'insegnante accademico vecchio stampo ma neanche il jazzista chiuso nel suo angolino di celebrit*.
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Grazie Aktis per le tue sagge considerazioni! Ci volevano. Tutto 'sto thread è del tutto pretestuoso e campato per aria: come a dire che tutti i saxofonisti jazz stanno lì, altezzosi e sprezzanti, verso gli altri generi musicali; certo che bisogna ribadire che il saxofono nasce come strumento solista e sviluppa una tecnica adeguata nel Jazz, e sicuramente non nella musica colta o nelle quattro note espresse nella musica popolare (a voi la scelta del genere).
Il fatto di sapersi esprimere con un linguaggio pienamente articolato, e di avere un grande vocabolario, non prescinde dal fatto che se devi comunicare 'mangiare. dormire, uomo, donna' ad un cacciatore di teste del Borneo lo farai adeguando la tua gestualit* ed il tuo linguaggio (e sar* meglio per te che lui non ti fraintenda!), e non certo disprezzandolo (a tuo rischio e pericolo!), perchè i concetti espressi sono umanamente ed universalmente comprensibili.
Detto questo possiamo senza dubbio ahinoi affermare che 'the idiot's mother is always pregnant' (e lo dico con stizzosa aria di superiorit*).
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Non credo che sia così campato per aria questo 3d, ha permesso il confronto sugli atteggiamenti, che alla fine non sono così inessenziali.
A me viene da pensare che l'arroganza non sia, in assoluto, un fatto negativo come non credo che l'umilt* assolva tutto, la storia della musica e del jazz in particolare, (essendo spesso una musica espressa da "esagerati") è piena di musicisti arroganti che suonavano in modo straordinario, come di altri non meno grandi la cui umilt*, sarebbe meglio dire affabilit*, era conosciuta ed apprezzata, e non necessariamente sono caratteri che vanno in conflitto, nel film "Cadillac records" il rapporto tra Muddy Waters e Little Walter è esemplare a questo riguardo.
Senza una certa dose di arroganza difficilmente cambia qualcosa nel mondo artistico, Ornette non è certo stato un arrogante a detta di chi l'ha conosciuto, ma la sua musica si è posta con quell'atteggiamento, tant'è che una sera dopo il concerto venne aggredito e gli spaccarono il sax, di Archie Shepp, persona di rinomata umilt*, conosco le notti di acompagnatori passate a cercare un hotel che fosse di suo gradimento, Miles Davis non era un campione di umilt*, non lo è quel piffero di Keith Jarrett, come ha dimostrato ad una recente edizione di Umbria jazz, anche se c'è da dire che l'arroganza dei neri è ancora parte di quel "pride" che li ha visti uscire da una segregazione assurda e feroce, è una forma di riscatto oltre che di consapevolezza.
In definitiva credo che non sia "arroganza" la parola giusta a cui si riferisce il thread, direi piuttosto "ottusit*", infatti l'ottuso è facilmente arrogante e portato alla chiusura, ma non sempre l'arrogante è ottuso, spesso ha una marcia in più.
Come diceva Montanelli; "chi ha carattere difficilmente l'ha buono".
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Campato per aria perchè secondo me parte da dei presupposti sbagliati: i Jazzisti hanno gi* il loro bel da fare a deridersi ed osteggiarsi tra loro (innumerevoli sono i casi nella sua storia, e sempre relativi a cambiamenti di stile e linguaggio) che per assurdo neppure considerano gli altri generi dal punto di vista del critico o del musicista; come ho sentito dire a Chet Backer 'io ascolto tutta la musica, ma NON Rock, né Country e neppure Classica' e poi citava i nomi di tanti altri Jazzisti :lol: . D'altra parte Parker era affascinato dalla musica colta sua contemporanea, o Miles Davis ascoltava solo musica classica, mentre John Coltrane si addentrava nelle origini del Jazz, ascoltandosi Bechet o Art Tatum, oltre a tanti altri generi musicali... Comunque sì, la discussione va un po' dove le pare, e porta anche dei concetti interessanti.
Tra Menuhin e Grappelli c'era un grande rispetto reciproco, e loro sicuramente erano due grandi Musicisti che esprimevano la loro Arte in mondi molto differenti, pur suonando lo stesso strumento, ed a volte suonarono pure assieme.
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Citazione:
Originariamente Scritto da juggler
Non vedo risposte significative, ma arroccamenti astratti e nessun contatto con la contemporaneit*.
I musicisti che citi, Jacopo, avevano una loro posizione, una loro visione della vita e riuscivano a creare consensi, entusiasmi anche feroci dissensi, ma creavano fermenti e coinvolgimenti, nel sociale, fra gli intellettuali come fra la gente comune.
Il mercato avvolge e schiaccia tutto...e l'arte per l'arte è un segno penoso di decadenza.
Confondi filosofia con analisi della realt*...e i confronti con il passato non hanno senso perchè le dinamiche comunicative di oggi non sono quelle di ieri...
beh mi sembra una analisi veramente un po' prevenuta perché non citi artisti e non fai esempi precisi. ti rivolgi al plurale agli artisti di oggi, che evidentemente non conosci quindi forse a te manca il contatto con la temporaneit*. poi anche le tue considerazioni mi sembrano astratte... è più facile gettare m***a sugli artisti di oggi che scoprirli anzichè rimanere "arroccati" sulle proprie convinzioni
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Citazione:
Originariamente Scritto da New York nights
... I big del passato e del presente (che a sottolineare quanto ho detto prima ritengo moltissimi) hanno tutti una grande qualit* comune, l'umilt*. ...
Qui dovresti rileggerti l'ultimo messaggio di zkalima che mi sembra ben articolato: p.e. una degnissima e generosa persona come Louis Armstrong (un Grande del Jazz senza ombra di dubbio) si faceva beffe esplicitamente e pubblicamente di Dizzy Gillespie, sia come musicista che come personaggio dello spettacolo, facendone la caricatura giullaresca indossando buffi cappellini, e sparando note a casaccio (BeBop si riferiva ad una musica che non aveva nessuna melodia, un po' be ed un po' bop, un brutto pasticcio)...
Jacopo, rileggendo il messaggio di juggler che hai quotato, non posso far altro che ritrovarmi d'accordo con le sue osservazioni: il livello tecnico dei musicisti Jazz è sicuramente cresciuto all'ennesima potenza, e tu ne sei un'esempio chiaro e lampante: hai padronanza del linguaggio, un eccellente controllo del tuo strumento, ti sai esprimere coerentemente. Quello che juggler indica mi sembra che non sia spargere m***a su nessuno, ma malinconicamente prendere atto che le nuove idee creative se esistono vengono facilmente fagocitate dal mercato, consumate nella sterilit* di intellettualismi e velleit* artistiche, perdersi nella tecne più estrema.
E non faccio del nozionismo, né tanto meno À la recherche du temps perdu: Mingus lo ascoltai anch'io dal vivo, durante un concerto che sembrava una scena di un film Western, quella dove si dice 'non sparate sul pianista', con tumulti di persone che volevano entrare al palalido, ed altre che volevano scapparne fuori, con la polizia che sparava lacrimogeni sia dentro che fuori e con l'ottetto di Mingus che imperterrito suonava Tonight At Noon; fui anche testimone di una scena molto simile anni dopo durante un concerto dei Talkin' Heads all'Idroscalo: quando la band attaccò, la densa cortina dei fumi lacrimogeni che ci aveva fatto fuggire in ogni direzione, si sollevò proprio al di sopra e di fronte al palco! Il concerto dorò a lungo, e fu molto bello.
Ora, non dico che per ritornare a quelle intense esperienze musicali si debba ricorrere alle cariche della polizia, a risse con sparatorie o accoltellamenti, ma raccontavo questi episodi per sottolieneare quanto la musica avesse un valore trascendente, e quanto fosse coinvolgente per le centinaia di migliaia di persone che accorrevano ad ascoltare quella musica: credi che oggi sia così facile avere questo tipo di esperienza? Certamente ci sono bravi musicisti come te che fanno un loro percorso, e probabilmente come diceva NYN è magari semplicemente l'ignorare che li nasconde rendedoli muti: io aspetto pazientemente il giorno della rivelazione!
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Jacopo, devi leggere meglio ciò che uno scrive, prima di polemizzare: innanzitutto, non ho affermato che lo studio non serve, ma studiare in un certo modo non serve (assimilazione acritica di patterns e soli famosi, concentrazione sulla tecnica fine a se stessa, innanzitutto, senza riuscire a fare sintesi che abbiano un significato)
e la mia critica è rivolta ad un "revivalismo fine a se stesso" (ovvero privo di idee) che è una delle tendenze (non l'unica) di parte del jazz contemporaneo: poi, a te, questa tendenza può non dispiacere e sei libero di pensarlo!
Astratte sono le tue polemiche, anche perchè scarsamente motivate se non da una sorta di "risentimento" non meglio definito, motivato e molto "sui generis".
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Beh, ora si parla di cose più interessanti che poco c'azzeccano con il titolo del topic quindi rientro. Sostanzialmente credo anch'io che juggler abbia ragione da vendere. Chiamandomi fuori dalla "mischia" come musicista in quanto non assimilabile alla categoria intesa come professionista, devo dire da ascoltatore, che il jazz è oramai invaso da tanti cloni sul modello "Berkleeyano" che suonano alla stessa maniera come dei soldatini marciano tutti insieme. Talento si, tecnica tanta ma, come d'altronde è anche ovvio, incapacit* di mettere "un palo" ed esprimere realmente se stessi, percorrendo nuove vie e sfuggendo da quello che è ormai un clichè.
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Continuo a constatare una certa incoerenza di fondo con quando scritto inizialmente in questa discussione, oltre che in altre parti del forum.
Di astratto in quello che ho detto in precedenza c’è ben poco, mentre quando leggo affermazioni del genere: oggi si è privi di idee, tecnica fine a se stessa, mi pare evidente la completa assenza della concretezza. ….ma chi??? Dove???? Quando???? Quale disco????
Juggler, vuoi che ti faccia l’elenco degli artisti moderni che reputo degni di nota?
Primo li conosci (di nome ovviamente), secondo non li ascolteresti nemmeno (forse 3 -5 minuti su You tube) e terzo ormai sei (siete) talmente arroccati sulle vostre idee che non c’è più nulla da fare. Vi manca l’umilt* di imparare di nuovo, mettere in discussione i vostri dogmi e i vostri centri di gravit*.
Vi siete posti dei limiti, e questo è la prima cosa che un vero musicista non deve fare.
Oltretutto mi pare che la discussione sia diventata uno scontro generazionale. Quello che voi avete ascoltato dal vivo, quello che voi avete vissuto è migliore di fatto di quanto oggi la mia generazione può ascoltare o produrre. Siete un po’ dinosauri, e non ve ne rendete nemmeno conto. Il mondo è cambiato, come era cambiato quando voi eravate giovani e gli anziani vi giudicavano con la puzza al naso…volete fare i loro stessi errori?
Sax O’Phone, quali sono le basi concrete che ti portano a giudicare e sminuire le emozioni che IO provo ad ascoltare un concerto dei miei artisti preferiti???
E come me tanti altri??? Perché ritieni che quello che hai vissuto tu abbia un valore trascendentale e quello che ascolto io no?
Io non sono mica qui a dire che Mingus non ha valore, tant’è che nel mio piccolo bagaglio musicale ci sono tutti gli artisti che tu citi.
Ti sfido, acquista (oppure contattami in MP) un di questi dischi:
- Jimmy Greene, Mission Statement
- Jimmy Greene, The Overcome’s Suite
- Seamus Blake, Bellwether oppure Live in Italy
- Terence Blanchard, Choices
e discutiamone insieme apertamente in un thread dedicato.
Discorso Miles Davis, Miles sar* pure presuntuoso, antipatico, scomodo, ma se lo si giudica per la sua musica (più difficile rispetto ad una intervista o ad una autobiografia…) ci si accorge delle sua grande immensit* e anche umilt*. Che poi abbia esagerato, si sia dato al commercio è assodato, ma per buona parte della sua carriera ha saputo scoprire talenti immensi, li ha guidati, gli ha lasciato spazio creativo, li ha amalgamati, ha saputo ascoltare quanto succedeva intorno e ne ha preso le parti migliori. Questa è grande umilt*, GRANDE.
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Mi associo a NY Night....alla grande.
Ti stimo fratello... :lol:
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Uè Jason. Jimmy Green, Seamus Blake (che adoro!!!) o Terence Blanchard (che giovincello non è) mica sono dei "cloni berkleeyani...." e, a proposito, non lo sono mai stati. A me è questo che d* da pensare.....
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
"As a member of the Academy Jazz Ensemble, Greene won the Most Outstanding Soloist award at the 1993 Berklee College"
Ciao Filippo, questo è un estratto della biografia di Greene.
Non conosco il mondo accademico americano quindi non mi sento di giudicarlo, però pare che anche Jimmy sia passato da quelle parti.
Vero Blanchard non è un ragazzino, come Mintzer, i Marsalis Borthers, Metheny, Corea, Jarrett, Lovano, Liebman...ma in ogni caso sono, per fortuna, tutti in attivit*.
Se Brecker fosse vivo lo annoverei in ogni caso come jazz moderno, e a fianco di questi grandissimi nomi ci tantissimi giovani che stanno dicendo la loro e stanno continuando (consapevoli) la strada di tutti i loro grandi precedessori.
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
la musica, cosi' come il mondo, si evolve ed esce a mio parere dai modelli tradizionali. La domanda forse oggi da farsi e' cosa sia il jazz, come lo definireste voi. A me sembra che i musicisti contemporanei abbiano intrapreso ciascuno la propria strada spingendosi in ambiti molto personali con contaminazioni di vario genere (etnico, fusion, elettronico, etc. etc.) giacche' faccio fatica a inquadrare questa musica come jazz in senso tradizionale. E' finita cioe' l'epoca degli standard etc.
Come qualcuno ha detto, oggi c'e' solo la differenza tra musica bella e musica brutta secondo i gusti di ciascuno di noi.
Per fare un esempio calcistico in tempo di mondiali: una volta le nazionali erano formate da giocatori pienamente autoctoni (ad esempio i tedeschi si chiamavano Franz, Kurt, Gherard, Gerd, etc.) mentre oggi sono piene di "oriundi" frutto dell'immigrazione e della contaminazione dei popoli (e personalmente mi piace di piu' cosi'), e quindi fai fatica a riconoscerti. Un turco (Ozil) e' il miglior giocatore della Germania (per non parlare delle singole squadre di club). Esiste il calcio e basta, giocato bene o giocato male, non piu' il calcio tedesco o quello francese o belga, proprio come la musica.
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
@NYN: Un conto è "passare da quelle parti" avendo ben chiaro di non dover far parte di una moltitudine composta da cloni, un conto è entrare nell'ordine d'idee di...non avere idee proprie, almeno per quello che sento io.
@Presidè: sempre preciso, conciso e pratico.
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Si si Filippo sono d’accordo con te, lui è un esempio, ci sono tante standardizzazioni sterili in giro (ripeto non conosco la Berklee) ma nonostante ciò ci sono anche tantissimi artisti che meritano, eccome! Credo c’entri relativamente dove hanno studiato, voglio solo dire che il jazz attuale è in fermento e merita di essere ascoltato!
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
D'accordissimo. Anzi, direi che la musica in generale è in fermento e merita di essere ascoltata senza pregiudizi. Tra l'altro dove si studia è vero che c'entra poco ma riferendosi al jazz, il "metodo Berklee" è quello che utilizzano praticamente tutti, dall'America a Siena...e penso anche nei conservatori per il triennio jazz. Insomma, i libri sono quelli, i metodi sono quelli, e su quelli si lavora, spesso e volentieri concedendo poco o niente allo stimolare l'emergere delle individualit* che, quando sono molto forti emergono da sole ma magari tante altre avrebbero bisogno solo dei giusti inputs. Non che sia facile, certo, ma almeno provarci...
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Citazione:
Originariamente Scritto da New York nights
Sax O’Phone, quali sono le basi concrete che ti portano a giudicare e sminuire le emozioni che IO provo ad ascoltare un concerto dei miei artisti preferiti???
E come me tanti altri??? Perché ritieni che quello che hai vissuto tu abbia un valore trascendentale e quello che ascolto io no?
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Questo sei tu a dirlo! L'esperienza collettiva e spontanea che ci fu a Woodstock credi che ora sia ripetibile pagando un biglietto (pure salatamente)? Individualmente puoi ascoltare qualsiasi cosa ed avere profonde esperienze trascencendentali (la bellezza sta nell'occhio di chi vede). Quindi per favore non attribuirmi cose che non penso, che non ho mai detto o scritto e categorie a cui non appartengo: io rimango un diforista!
Ag Salut!
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Forse ti avrò frainteso ma la sostanza del discorso non cambia...
Mio padre è stato a Woodstock e l'ha vissuta, non basterebbero mille pagine del forum per trattare a fondo l'argomento, l'esperienza collettiva e spontanea ha diversi punti di vista ed è stata, per fortuna...vissuta in miliardi di modi diversi.
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Citazione:
Originariamente Scritto da juggler
Jacopo, devi leggere meglio ciò che uno scrive, prima di polemizzare: innanzitutto, non ho affermato che lo studio non serve, ma studiare in un certo modo non serve (assimilazione acritica di patterns e soli famosi, concentrazione sulla tecnica fine a se stessa, innanzitutto, senza riuscire a fare sintesi che abbiano un significato)
e la mia critica è rivolta ad un "revivalismo fine a se stesso" (ovvero privo di idee) che è una delle tendenze (non l'unica) di parte del jazz contemporaneo: poi, a te, questa tendenza può non dispiacere e sei libero di pensarlo!
Astratte sono le tue polemiche, anche perchè scarsamente motivate se non da una sorta di "risentimento" non meglio definito, motivato e molto "sui generis".
le mie polemiche sono motivate dal fatto che tu critichi un modo di affrontare lo studio molto pratico e pragmatico in favore di una ricerca astratta di una efficace sintesi che abbia un significato! che vuol dire? poi si critica il modello della Berklee... intanto tutti gli studenti che vengono fuori di lì sanno suonare! non tutti quelli che escono dai conservatori Italiani sanno suonare bene...
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Bene siamo a "chi ce l'ha più lungo"; quelli del metodo berklee o quelli usciti dal conservatorio?
Vale la pena, a questo punto, ricordare un'ovviet*; suonare bene non significa automaticamente fare buona musica.
Si trover* più facilmente da lavorare, ma altro è la professione, altro è l'arte.
Ma è ancora poco, qualcuno si chiedeva perchè alcuni dischi possiamo ascoltarli duemila volte mentre di altri prendiamo atto con un ascolto massimo due se qualcosa ci ha incuriosito?
Io parlo da ascoltatore, non da musicista (per cui prescindo dal fatto che chi studia possa lavorare su un disco e studiarlo ascoltandolo fino a che ne ha trovato tutti i segreti che gli servono), credo che dipenda dal fatto che in certa musica si sia versato un elemento vitale, condivisibile e che produce sempre nuova emozione, in altra musica ci sono anche grandi capacit*, sottili invenzioni, grande energia, ma manca quella magia che ti fa dire ogni volta: si, le cose stanno assolutamente in questo modo.
La stessa cosa avviene con film, libri, pitture e con certe persone che possiedono il dono di attrarre a se gli altri indipendentemente dal loro atteggiamento o cultura.
Dove si trova questa magia? si dice che per scrivere un libro di successo siano necessari tre elementi fondamentali, purtroppo nessuno sa quali sono. :D-:
Studiamo studiamo, ma non dimentichiamo di vivere ogni tanto.
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Jacopo: "le mie polemiche sono motivate dal fatto che tu critichi un modo di affrontare lo studio molto pratico e pragmatico in favore di una ricerca astratta di una efficace sintesi che abbia un significato! che vuol dire?"
Non c'è intelligenza senza sintesi: che piacere c'è nel piegare la propria sensibilit* rispetto ad un' "altro sentire"?...è come parlare per pensieri gi* pensati...luoghi comuni...è come un pensiero religioso, induce al fanatismo e rende insensibili perchè si diventa come "macchine" che devono produrre e non esprimersi!
Non sono le scuole che fanno l'artista...è l'artista che appare a se stesso: un artista si sente tale, ancor prima che qualcuno glielo dica...se non ne è convinto innanzitutto lui, nessuno lo considerer* mai artista: è connaturato alla sua natura e si nutre del proprio narcisismo e della propria ossessione-compulsiva che è il suonare, la voglia di suonare, la voglia di farsi sentire e per questo è in grado di gioire e soffrire.
E' esattamente il contrario dell'umilt*: è la quintessenza della vanit*.
Circa l'umilt*, i miei maestri mi hanno insegnato:
"L'umilt* che si conquista attraverso uno sforzo cessa di essere umilt*. Una mente che si fa umile non è più una mente umile. Solo quando si è umili, ma non di un'umilt* coltivata, solo allora si è in grado di affrontare i tanti problemi pressanti della vita, perché non ci si ritiene importanti, non si guarda alle cose attraverso il filtro delle proprie urgenze e del proprio senso di importanza; si considera invece il problema in sé e così si è in grado di risolverlo".
L'artista è umile solo verso la sua arte perchè è la cosa nella vita che ricopre di maggiori attenzioni; la rivalit* fra artisti esiste da notte tempore ed è una fra le piu' spietate.
NYN: è un peccato che cadi in affermazioni dal dubbio gusto e decisamente "ineleganti": hanno piu' un effetto boomerang
anzichè essere assertive, arrivando ad un "virtuosismo bislacco" perchè scrivi sceneggiature create dai tuoi stati d'animo piu' che della tua riflessivit*.
Ti potrei citare molte cose che sicuramente non conosci e non hai mai ascoltato...e non ho bisogno di associarti a nessun essere vegetale o animale, fossile e transgenico che sia: e poi, noto sempre riferimenti americani..."tu vo' fa l'americano" ancora tira...no, grazie: il mondo è piu' vario! Ha ragione STE SAX: la globalizzazione è la fine delle tradizioni ovvero chiunque può diventare esperto di qualunque tradizione artistica, musicale o quant'altro; il meticciato è ciò che offre i risultati piu' interessanti; basta con le barriere, gli steccati, i confini, i dualismi, le razze...
Sono interessato alle forme musicali non all'ossessione rispetto ad un genere o ad uno stile strumentale, perchè in musica la forma è il contenuto...ma sono sempre piu' convinto che è piu' affascinante la musica al di l* della forma, che non improvvisa su strutture, ma crea strutture all'interno di articolazioni mutanti e reticolari ed esistono molte modalit* attraverso le quali ciò è realizzabile, tessuti sonori non prevedibili nel loro concatenamento ma ugualmente coerenti.
Tutta la musica associabile a tale "percorso ideativo" raccoglie il mio entusiasmo...tutto il resto dopo un po' mi annoia...e un eterno "giro giro tondo"...
Nessuno voleva fare una guerra generazionale, ma indicare un cambiamento di sensibilit*: la disumanizzazione dei processi comunicativi che ha investito anche la maniera di intendere, produrre e fruire di musica: è un consumo come tanti e di tipo quantitativo e nella quantit* è difficile distinguere la qualit* o non diventa piu' una caratteristica essenziale.
Di lui, pochi sanno l'esistenza...ed è giusto che ve ne parli: Vincenzo De Luci, promettente trombettista, con grandi belle esperienze e collaborazioni internazionali: un incidente lo paralizza completamente, ha completamente perso sensibilit* con tutto il corpo, non parla...con l'aiuto di medici, si è fatto costruire un supporto che gli permette di suonare una "slide-trumpet" e riesce a fare ciò:
http://www.youtube.com/watch?v=FxJgGlJJK0M
Ma anche questo...con particolari supporti ottici e l'uso del computer...
http://www.youtube.com/watch?v=vvRdqBEE ... re=related
Please, buttate nel cesso...tutte le vs. pippe mentali!
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Ti potrei citare molte cose che sicuramente non conosci e non hai mai ascoltato...e non ho bisogno di associarti a nessun essere vegetale o animale, fossile e transgenico che sia: e poi, noto sempre riferimenti americani..."tu vo' fa l'americano" ancora tira...no, grazie: il mondo è piu' vario!
Sono tante le cose che non conosco Juggler, non ho mai affermato il contrario. Ma come hai giustamente gi* detto tu, la mia vita, le mie risorse e la mia mente sono limitate pertanto devo rivolgermi alla “sintesi”.
Per inciso…io sono americano (nato a New York, ecco il perchè del mio nick) e ammetto di conoscere il jazz italiano solo grazie ai grandi nomi e a quanto mi offre il luogo in cui vivo (in questo sono fortunato).
Nessuno voleva fare una guerra generazionale, ma indicare un cambiamento di sensibilit*: la disumanizzazione dei processi comunicativi che ha investito anche la maniera di intendere, produrre e fruire di musica: è un consumo come tanti e di tipo quantitativo e nella quantit* è difficile distinguere la qualit* o non diventa piu' una caratteristica essenziale.
Mi sembra un concetto alquanto astratto e comunque applicabile ad ogni "periodo" musicale e genere.
Concludo dicendo, e sono sincero, che mi piacerebbe davvero avere la possibilit* di fare discussioni del genere con persone interessanti come Zkhalima, Sax o'Phone e te Juggler, di persona, perchè in ogni caso sono opportunit* di arricchimento personale.
Ciao!
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Citazione:
Originariamente Scritto da New York nights
Concludo dicendo, e sono sincero, che mi piacerebbe davvero avere la possibilit* di fare discussioni del genere con persone interessanti come Zkhalima, Sax o'Phone e te Juggler, di persona, perchè in ogni caso sono opportunit* di arricchimento personale.
:cry:
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Che bello, un thread sull'arroganza diventa una sorta di terapia di gruppo, è bene che si lasci andare a mano libera il proprio pensiero, sarebbe anche opportuno rileggersi per capire meglio di cosa si sta parlando.
Io credo che ci siano delle situazioni in cui è necessario fare degli sforzi per entrarci, e anche così, senza un particolare piacere, possano darci degli insegnamenti, io ascolto, per esempio dei dischi di Lee Konitz e faccio fatica, quel suono di latta non mi piace, il suo fraseggio è meccanico e contorto, emozioni zero, ma mi faccio violenza e lo ascolto.
In altri casi, sento venti secondi di un brano e nei prossimi giorni devo, DEVO, avere l'intera produzione di quel musicista, ad esempio è andata così con Archie Shepp, forse più ancora che con Trane.
E così, quando mi prende la furia di ascolto, arriva un amico e mi dice; ascolta questo, e io; che schifo, lasciami perdere.
Tutta la mia esperienza musicale si è costruita su passioni totali, ma anche su ascolti ragionati, a seconda delle stagioni del mio spirito, quello che ho imparato è che non ho mai finito, e che non esiste un unico criterio per valutare la musica.
Mi è piaciuto molto quello che ha detto juggler sull'artista, credo anch'io che la volont* di esserlo non basti, è necessaria una autoevidenza, c'è del narcisismo e tutto quanto, e che si sia umili solo nei confronti della propria arte è un'altra grande verit*.
Lo stesso vale per il riconoscimento dell'artista visto da fuori, Come dicevo ci sono dei veri e propri gorghi di attrazione rispetto ai quali puoi solo dire; è evidente, questo è un artista, senza bisogno di contare le semibiscrome in una battuta a 280 di metronomo.
Questo lo dico perchè il jazz attuale non mi ha ancora preso all'amo, costringendomi a cercare senza tregua ogni fiato, persino di musicisti che amo, come Leibman, riesco a vivere con pochi dischi.
E poi, grazie, veramente grazie per il video di Vincenzo De Luci che siede nell'olimpo dei musicisti privati fisicamente di qualcosa, (nel suo caso veramente molto), e che hanno saputo fare di questo un'arte inimitabile, come solo una grande sofferenza distillata da tanta fatica può fare.
Quella versione di "Mi sono innamorato di te" così come è suonata, per l'effetto delicatissimo dello slide e per la capacit* di condensare in se tutto quello che Vincenzo non può più fare in altro modo è insuperabile e nessuna scuola, se non quella durissima della vita, può insegnare a farlo.
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Citazione:
Originariamente Scritto da Jacoposib
...
poi si critica il modello della Berklee... intanto tutti gli studenti che vengono fuori di lì sanno suonare!
Cazzo se sanno suonare!!! :shock:
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
si infatti! poi io non sto parlando di arte ma di preparazione e di studio continuo. senza di essi dopo un po' si finisce per suonare sempre la stessa roba!
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Verissimo finita l'estate voglio tornare a scuola!
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Citazione:
Originariamente Scritto da Jacoposib
si infatti! poi io non sto parlando di arte ma di preparazione e di studio continuo. senza di essi dopo un po' si finisce per suonare sempre la stessa roba!
Jacopo!!!! si è suonata musica straordinaria prima della berklee e si continuer* a farlo anche senza.
L'innovazione artistica non è un upgrade delle proprie capacit*, ma l'interpretazione di cambiamenti più ampi, espressi musicalmente, spesso è un passo indietro per ripartire da un ceppo più semplice.
Serve, ma non deve essere assolutizzato lo studio, (tantomeno il modello Berklee) è una concezione antistorica per quanto riguarda il jazz.
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
quoto!
per fare buona musica (nb che ho detto LA MUSICA non solo il "mitico gezz") non cè scritto da nessuna parte che sia necessaria una pantente della berklee o un numero di ore di studio maggiore o uguale a X.
succede anche a chi ha il "patentino" della berklee e/o che ha studiato ore X alla 12esima di suonare sempre le stessa solfa...
anzi! son convinto che sia "quasi" più probabile che uno che non ha mai
studiato incosapevolmente possa fare delle "scoperte" o piccole "invenzioni" molto più interessanti "degli arditi pattern", frutto proprio della sua indipendenza dalle regole "imposte".
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Esprimo una mia considerazione che estremizzo per chiarezza (premessa inutile perchè so che la polemica è dietro l' angolo :smile: )
Mi è capitato di incontrare diversi sostenitori dell' "istintualit*" artistica.
Quelli che "cioè, io faccio il free jazz nei club off...", quelli che, rapiti dal fuoco creativo, si stupiscono intimamente apprezzando i fragorosi (e soprattutto imprevisti) rutti che stanno facendo attraverso il proprio strumento, confinati nella loro abissale impreparazione della quale, peraltro, vanno fieri (cioè, ca@@o me ne frega di quelle teorie vecchie e stantie?! Tutte min@@@te! L' importante è esprimere qualcosa..." .
Li ho sempre compatiti.
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
temo la risposta del puma a questo ultimo intervento :\\:
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Citazione:
Originariamente Scritto da phatenomore
Esprimo una mia considerazione che estremizzo per chiarezza (premessa inutile perchè so che la polemica è dietro l' angolo :smile: )
E giù mazzate a destra e a manca! :lol:
Io mi rifaccio a quello che ha espresso così bene zkalima!
C'è un periodo in cui ascoltare Ornette Coleman (per esempio) NON mi dice nulla del tutto: ho l'impressione che stia lì a farsi le seghe mentali nella sua poca capacit* di mediarsi con il gusto generale del pubblico (il famoso compromesso storico dei jazzisti che suonano i canzunett stravolgendole e reinventandole completamente! Sì, però lui esagera! penso... :lol: ).
Altre volte invece mi dico: ma costui è un genio ineguagliabile!
Un caso ancora più eclatante è quello di Cecil Taylor, oltre al grande Konitz gi* citato: sono musicisti dalla grande padronanza tecnica e preparazione, che hanno cose da dire e raccontare, ma a volte non mi comunicano gran che, e non perchè abbia difficolt* ad ascoltarli. D'altro canto avrò ascoltato più di 300 volte (conteggio di iTunes) Steeplechase e Segment (SongX) suonati da Bird, e non mi è mai successo di pensare lo stesso... saranno i miei limiti!
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Anch'io.
Diciamo che hanno tutti un pò di ragione, ok?
Si può chiudereeeeeeee! :ghigno:
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Ma no, Filippo, proprio adesso che la terapia di gruppo inizia ad ingranare! :ghigno:
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
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Re: Atteggiamenti Saxofonisti jazz nei confronti di altri generi
Sono d'accordo, la tecnica in sè non vuol dire assolutamente nulla.
Discorso diverso invece è chi oggi decide di fare il musicista, jazz come per molti altri generi, la tecnica diventa assolutamente necessaria. Capiso pertanto quanto afferma Jacopo.
Probabilmente, anche come tentativo di distinguersi dal jazz "classico", il jazz moderno richiede molto spesso una tecnica esassperata (che spesso non condivido), per fare alcuni temi non mi basterebbero mesi di studio :muro((((
Non dimentichiamoci però che anche in passato la tecnica è sempre esistita, non si fa Bee Bop senza averlo nelle dita.