Zazà non sei stato ultimo solo perché mi hai incuriosito con il goldbeck e ti ho ceduto il posto. Che becchi
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Zazà non sei stato ultimo solo perché mi hai incuriosito con il goldbeck e ti ho ceduto il posto. Che becchi
...@fab_b ...hey ciao... non eri l'unico curioso, e comunque i Goldbeck non si incontrano tutti i giorni... se non fosse subentrata l'ora impossibile avrei provato volentieri il 10Mfan e più volentieri ancora il Conn... alla prossima dai...
@zazarazà volevo farti una sorpresa ma purtroppo in farmacia vendevano solo rumorosi compressori,allora ho evitatoo.
Comunque complimenti ti reputo un genio degli articoli,hai reso i concetti al meglio haha
Come dicevo nel titolo, al seminario c'ero anch'io e convengo con voi tutti che indubbiamente è stato interessante e nello stesso tempo incredibile che intorno ad una cosa tanto piccola come un imboccatura ci sia un mondo, inteso dal punto di vista tecnologico, ma cosa ancor più importante sotto l'aspetto socio-psicologico (mi riferisco agli aneddoti raccontati da Filippo). Io al riguardo, avendo in casa un grande saxofonista italiano che pochi conoscono (ormai ultra 90enne Selmer Mark VI alto e tenore Selmer Baritono non so il modello), che ha avuto modo di incontrare personaggi come Bud Freeman, Lee Konitz e tanti altri con i quali ha avuto modo di scambiare opinioni e confrontarsi (di persona) come facciamo noi oggi su internet, dopo l'incontro con Filippo sono andato a parlargli e anche lui mi ha raccontato degli aneddoti ed uno in particolare dopo un suo incontro proprio con Lee Konitz ad un concerto negli anni 60 a Milano, che lo illuminò. Che dire, come aveva fatto Filippo il giorno prima anche lui con questo racconto di vita vissuta, ha illuminato anche me e credo possa essere un oggetto di riflessione oltre che di discussione per tutti noi. Se volete e se potesse interessarvi potrei raccontarlo.
...@rinatosax... io sono a tutt'orecchi...
Racconta dai, che un fatto di vita vissuta da un reduce del periodo d'oro del Jazz è sempre gradito :sax:
anche io in fiduciosa attesa
Ok, ricordate Filippo quando dopo aver rifatto l'imboccatura a Max Ionato, ricevette numerose richieste da persone che chiedevano lo stesso lavoro per suonare allo stesso modo? Bene questo mio parente mi diceva che al concerto di Konitz, grazie al fatto che era lui stesso conosciuto dallo staff del teatro, gli fu permesso di avvicinarlo e scambiare con lui delle opinioni. Alla fatidica domanda, alla quale ancora oggi tutti noi ambiamo risposta: "Come posso avere la tua voce e suonare come te?", Konitz rispose chiedendo il suo setup (sax, imboccatura, ancia) che logicamente erano completamente diversi, successivamente gli chiese se secondo lui la sua voce personale fosse uguale a quella del mio parente e quest'ultimo ovviamente rispose di no. Ecco rispose Konitz, se pur tu avessi fatto il mio stesso percorso di studi, avessi il mio strumento, e la mia ancia di stasera non suoneresti con la mia voce perché siamo esseri unici e diversi proprio come gli strumenti; ognuno ha la sua anima ed è dal connubio dei tre elementi (persona-strumento-setup) che viene fuori una voce unica e non replicabile. Quindi gli consigliò di concentrarsi sul tirar fuori il massimo possibile da ciò che aveva allora come oggi Selmer Mark VI-Otto Link HR e ricordare che:"...il bocchino ideale per tutti non esiste, mentre quello più giusto per ognuno di noi si ma bisogna trovarlo suonando!" Poi se volete vi racconterò qualche altra cosa riguardo al suo pensiero da vecchio saxofonista sul rapporto ancia-imboccatura. Spero lo troviate interessante!
ma si, il concetto è proprio quello di scegliere su certezze tecniche, imboccature ben costruite, con buoni binari, buon materiale, buone forme, proporzioni e quant'altro ha detto fil. poi non resta che studiare almeno 6 mesi con quest'imboccatura. e ognuno di noi farà uscire qualcosa di diverso, si spera qualcosa di buono
Faccio una domanda un po OT ma la faccio: quanto influisce la morfologia nella differenza di suono di ognuno di noi?
ntendi la morfologia della persona che suona? certo che conta...
il fatto è però che non c'è solo la morfologia, il bocchino e il sax... c'è anche un "modo" di suonare.
alcuni suonano producendo molte frequenze "alte" e necessitano di bocchini e ance che tendono a scurire, altri no. quindi non è per niente indicativo ascoltare qualcuno suonare e provare con il suo setup per riprodurre quel suono. E' molto più producente capire come si suona e optare per una soluzione tecnica (ancia - bocchino - sax) che sia confortevole per noi.
ci sono pure quelli che studiano il suono in quanto tale.
la morfologia gli fa proprio un baffo.
per lungo tempo si riteneva che per suonare bene fosse necessario avere una certa stazza .
poi sono arrivati musicisti esili e di corporatura media che erano in grado di sviluppare un suono enorme.
un esempio straordinario con tre musicisti di altissimo valore tutti e tre al tenore nello stesso momento .
Lovano che ha una corporatura fuori dal comune , Brecker alto anche lui ma più magro , ed infine Liebman più basso dei due con un corpo magro ed in più malato.
il suono di Liebman era il più grande e con più volume.
analogo discorso per la morfologia del viso e del cavo orale.
non è importante come nasci ma quanto e come studi.
in questo Trane è stato un maestro quasi inarrivabile.
concludo dicendo che rappresento una voce fuori dal coro perchè ho conosciuto alcuni sassofonisti che sono in grado (grazie ad una tecnica straordinaria) di replicare il suono di altri sassofonisti a loro piacimento.
al mio orecchio in modo assolutamente indistinguibile.
si parlavo principalmente del viso e del cavo orale... grazie per le considerazioni ;)
Vedo che ho stimolato la discussione... Vorrei approfondire un attimo il discorso, che credo abbia un certo valore dal punto di vista artistico. Penso che interpretando le parole espresse da Konitz al mio parente, il suo ragionamento fosse quello di ricercare, con lo studio, l'impegno ed una certa concentrazione, un suono personale, che contraddistingua l'esecutore. Il cui stile successivamente verrà implementato indubbiamente dal linguaggio. Ovvio che al mio livello (mi reputo un princi-pricipiante) tutto ciò che voi, come questa persona, disquisite, è lontano anni luce dalla mia attuale comprensione. Mi piace pensare però che in un prossimo futuro possa dire anch'io la mia. Nel mio piccolo posso dirvi che qualche settimana fa ho provato un Phil Barone 7M di un amico, perché cercavo un suono un pò più chiaro sul mio Yamaha 62 che normalmente uso con un Otto Link 6 e ancia Vandoren Java 2,5. Dopo aver sentito la voce "acida" a mio modesto giudizio, ho preferito restare sul mio. Ho provato però quello del mio insegnante, un Meyer 7 con il facing lungo (me lo ha detto lui se no chi se lo immaginava) e devo dire di essermi trovato subito bene sia come suono, sia come comodità fisiologica. Che dire... ne cercherò uno!