Mi fa piacere che tu l'abbia apprezzata ...... la grandezza di cercare di catturare un emozione e conservarla per sempre ........
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Mi fa piacere che tu l'abbia apprezzata ...... la grandezza di cercare di catturare un emozione e conservarla per sempre ........
Davvero Gene!!! Bellissima storia!! grazie di averla condivisa
Massimo Urbani era un altro che avrebbe meritato moooolto di più successo....credo che sia in assoluto il miglior sassofonista italiano di sempre, uno dei miei musicisti preferiti in assoluto... certo faceva le sue stronzxte che sicuramente l'hanno penalizzato molto...mio padre assistì ad un concerto di massimo urbani nel quale montò sul palco e poi scese dopo 4 minuti e scomparve per il resto della serata...sicuramente era per motivi di droga...mi ricordo il racconto di rava, di quando montò su una nava da clandestino per arrivare ad un concerto (in ritardo ovviamente...)...
....Certo faceva le sue stronzxte e le ha pagate....ma è anche vero che se vivessimo in un paese diverso, con una cultura diversa, e in un sistema diverso....avrebbe trovato il modo di uscire dalla droga e dai vizi che lo portavano fuori strada...ma quello che ha fatto resterà sempre...d'altronde come diceva Franco Mondini nelle note di interno copertina di "the Blessing"
"Massimo Urbani da quasi subito era solamente Urbani, IL Massimo."
Altro che Cafiso o Bollani....
Per chi non avesse mai letto l'articolo
Note di copertina del disco "The Blessing"
Massimo Urbani é morto per una overdose di eroina. Colto da un malore nella sua abitazione, in via Dati, nel quartiere di primavalle . dove viveva con tre fratelli e una sorella - dopo aver assunto una dose di stupefacente é stato trasportato nell’ospedale San Filippo Neri dove é deceduto.
Una morte annunciata, segnata dal fato, dalla cronaca, dall’indifferenza che fa soccombere il genio in questo mondo di cretini. Come un piccolo Mozart, Massimo Urbani aveva esordito nel suo mestiere appena sedicenne facendo stupire il mondo (segregato) del jazz con un linguaggio disinibito, libero sciolto assolutamente ispirato, mai accademico....un poeta in mezzo ai funzionarietti e alle mezzemaniche del jazz nazionale suonato, scirtto, organizzato. In questo paese dove i media si occupano delle tette al silicone della maggiorata di turno, dei capelli di di plastica del presentatore e delle laringi arruginite della moglie del funzionario, dove un concerto (concerto?) di (censura) ottiene le colonne che non ha mai ottenuto un concerto (concerto!) di Leonard Bernstein, Massimo Urbani era la vittima designata di un sistema culturale dove la cultura é assente.
L’overdose che lo ha ucciso gli é stata fornita dall’ignoranza, dall’indifferenza, dalla grettezza della società bottegaia, distratta e rozza, attenta solamente alle mode, alla volgarità del luogo comune, una società che si merita, altrove, le batoste di Tangentopoli, e, sempre altrove, il prevalere di un Leghismo urlatore, sbraitante, pericoloso. Ma pari responsabilità è attribuibile ai “soliti noti” che dominano la vita concertistica e festivaliera del jazz in Italia.
Urbani potrebbe essere il personaggio ideale per un racconto di Geoff Dyer (attualmente in vetrina con il suo bel libro “Natura morta con custodia di sax”) perché la sua musica, la sua anima paiono in perfetta simbiosi con lo spirito che anima quei tragici personaggi evocati da Dyer: Monk, Powell, Baker, Pepper, gli angeli neri della droga vissuta come rifugio per una schiera di guerrieri sconfitti dalla vita, vincitori sul piano morale nella guerra contro l’appiattimento della mediocrità, del servilismo. Tra le tante mezzemaniche del jazz italiano che a Natale spediscono accorate letterine al critico titolato (per accompagnare un sontuoso impianto Hi-Fi), Urbani era invece capace di mandare al diavolo anche chi gli sarebbe stato utile per migliorare una carriera, per apparire in un siparietto televisivo, per avere una copertina sulla rivista che conta, era fedele al suo primo modello, quel Charlie Parker che insieme con tanta musica ha sempre dato lezione di orgoglio, di virile coraggio. Un Jazzman anomalo, violento, solitario, in mezzo al perbenismo ruffiano che circola in questi ultimi anni. Ma urbani faceva musica con il cuore (e con la testa), gli altri hanno imparato la grammatica in stile Berklee e rimangono nel branco.
Massimo Urbani ha suonato accanto a molti importanti musicisti americani e italiani (Beaver Harris, Giovanni Tommaso, Luigi Bonafede, larry Nocella, Roberto Gatto, Danilo Rea, Chet Baker, Art Farmer, Jack De Johnette, Sonny Stitt, Phil Woods). Non gli era negato nessun traguardo: la fantasia sbrigliata, il gusto armonico, un senso ritmico impetuoso e raffinato, un orecchio sensibilissimo, una energia quasi rabbiosa gli consentivano di esplorare i più reconditi segreti del brano sul quale stava improvvisando.
Il suo modello agli esordi fu Charlie Parker, ma anche Sonny Stitt, Jackie Mclean, Ornette Coleman e Albert Ayler si annoverano tra i suoi maestri. Maestri ben presto abbandonati perché Massimo Urbani da quasi subito era solamente Urbani, IL Massimo.
Franco Mondini (articolo scritto per La Stampa di Torino il 25.06.93)
Ci tengo a precisare che quando ho detto
"altro che cafiso o bollani" cmq non era assolutamente per screditare questi artisti, ma solo per dire che Massimo Urbani è veramente un poeta...tanti "gradini sopra" la media...niente vieta che un giorno cafiso si avvicini alla sua grandezza visti i suoi ventanni.....anzi.....
suonare così non è proprio da tutti
https://www.youtube.com/watch?v=3-o9a8urVUY
Direi che è veramente NOTEVOLE!!!!!!!!!!!!!! Quest'assolo poi è veramente ECCEZIONALE!
Però è chiaro che è comunque...e ovviamente..... una promessa per ora