Re: Problemi di un modesto "multi-saxofonista".
Mi riallaccio a quanto sostenuto da salsax e emiliosansone. Immagino si possa categorizzare la popolazione di sassofonisti in tre fascie.
La prima fascia e' quella dei principianti, i quali gia' hanno problemi basilari ancora da risolvere sul loro strumento. Un principiante che ha problemi di intonazione ed emissione su un tenore e passa al soprano (o viceversa) vivra' gli stessi problemi al cubo e trovera' quindi molta difficolta' nel passaggio.
Vi e' poi una fascia intermedia. I sassofonisti di questa fascia hanno risolto i problemi basilari di cui sopra, e quindi "sanno suonare" (piu' o meno). Per costoro passare da un sax ad un altro non e' un grosso problema: si tratta di lavorarci un po' su, ma in relativamente poco tempo la cosa si fa. In pratica i sassofonisti di questa fascia hanno la tecnica minima indispensabile per passare con poco sfrozo da un sax ad un altro, ed allo stesso tempo non hanno un enorme bagaglio da portarsi appresso. E non si preoccupano piu' di tanto di "adattare il linguaggio" od "interiorizzare lo strumento" perche' questi problemi sono ancora al di la' dell'orizzonte. BTW questa e' la fascia a cui appartengo io, ed infatti proprio in questo momento sto passando dal contralto al soprano. Ho alcuni problemi, so di poterli gestire, ed e' solo questione di "fare amicizia" con il nuovo strumento.
Nella terza fascia ci sono quelli bravi veramente, che hanno una conoscenza piena dello strumento e che vogliono e sanno sfruttarlo sino in fondo. Questi hanno molto da perdere nel lasciare il vecchio strumento per uno nuovo, perche' come diceva ES debbono necessariamente trasferire un grosso bagaglio di conoscenza che sul vecchio strumento e' acquisita e su quello nuovo potrebbe essere trasportabile, sempre che lo sia, solo in tempi molto lunghi.
Re: Problemi di un modesto "multi-saxofonista".
quoto re minore :half: mi rivedo anch'io in fascia due .
sintesi perfetta ::saggio::
per quanto mi riguardo l'argomento è chiuso ;)
Re: Problemi di un modesto "multi-saxofonista".
Citazione:
Originariamente Scritto da re minore
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Questi hanno molto da perdere nel lasciare il vecchio strumento per uno nuovo, perche' come diceva ES debbono necessariamente trasferire un grosso bagaglio di conoscenza che sul vecchio strumento e' acquisita e su quello nuovo potrebbe essere trasportabile, sempre che lo sia, solo in tempi molto lunghi.
Ottima sintesi, Re minore. Mi permetto soltanto di commentare l'ultima parte del tuo ragionamento, qua sopra riportata:
A mio modesto parere non è possibile lasciare il "vecchio strumento", se con tale denominazione ci stiamo riferendo al tubo sonoro sul quale uno "si è fatto le ossa". E' possibile tentare di estendere l'esplorazione ad altri strumenti più o meno "parenti" di quello principale, ma non "rinnegarlo". Nel mio caso, per esempio, a un certo punto ho tentato di mollare il tenore per lavorare esclusivamente sul baritono. La faccenda è andata avanti per qualche tempo. Poi ho avvertito l'irrefrenabile impulso di riprendere il tenore. E infatti, a tutt'oggi, mi ritengo prevalentemente un tenorista.
Per quanto riguarda le operazioni di "trasferimento tecnico" tra un saxofono e l'altro, direi che se uno è abituato a lavorare quotidianamente, i tempi necessari dovrebbero essere misurabili in mesi, non in anni. Oh... naturalmente mi sto riferendo ai 4 tagli principali: non ho alcuna esperienza sui registri "estremi", tipo soprillo o tubax.
Il sax, comunque, rimane uno strumento estremamente flessibile. Può darsi che alcuni musicisti, scontrandosi con i propri limiti "psico-fisici", avvertano la necessitÃ* di provare altri "colori" (come è successo a me). Ciò spiegherebbe una certa tendenza al poli-strumentismo, indipendentemente da motivi "di pagnotta". Il sax consente in modo discretamente accessibile questi "sperimentalismi", ma rimane il fatto che alla fine vince sempre lui, mannaggia... :D :D :D