Visualizzazione Stampabile
-
Porto il contributo della mia piccola esperienza. Io son partito a 11 anni a suonare il pianoforte, era quello il mio strumento, poi mi son rotto la mano sinistra a 13 e ho "dirottato" la mia via verso il clarinetto prima e il sax poi. Per quanto riguarda gli studi effettivi quindi sono stati di matrice classica, poi per motivi vari a 22 anni ho iniziato a suonare in giro quando mi son sentito abbastanza sicuro di non fare totalmente schifo. Mai fatto studi jazz mirati (e si sente) e posso dire che gli studi classici fatti su clarinetto per 5 anni mi hanno dato solo una buona capacità di lettura e una base di conoscenza di scale ecc.. ma a livello di linguaggio e di suono è tutta un'altra cosa. Il timbro, il suono devi averlo in testa e allenare l'orecchio ad ascoltare e ascoltarti. Puoi passare ore a fare note lunghe,armonici e numeri da circo ma se non hai idea del suono che vuoi, non c'è studio o set up che ti può aiutare.Avrai comunque un suono mediocre per non dire pessimo. E ne sento parecchi in giro di mostri tecnici ma penosi timbricamente. Gli studi classici ti danno una base di studio ma poi è tutto un altro modo di sentire e suonare e interpretare.Mia opinione eh...
-
Quindi quando ho raggiunto una discreta capacità di lettura (perché non sono un fenomeno e mi interessa molto) mi conviene staccarmi dagli studi classici e dedicarmi solo al jazz e in particolare al suono? Però come chiedevo sopra a fccoltrane, come lo esercito il suono?
Comunque ieri sera mi son preso il primo Aebersold e il Coker originali così non ci sono più scuse come quando li avevo in pdf ed era scomodo studiarli. Martedì arrivano e tempo un mesetto dovrei essere Coltrane se ho fatto bene i calcoli :laughing:
-
se vuoi fare solo jazz, io ti direi si. Dedicati a questo linguaggio. Per il suono,mi ripeto; fermo restando i normali esercizi (note lunghe ecc) è l'orecchio che devi esercitare per poi andare a trovare il suono. Inizia ad ascoltare sassofonisti jazz (immagino che gia lo fai) cerca un suono che ti piace, verrà naturale cercare di imitarlo e poi quando avrai la padronanza e il controllo e direi anche il talento sufficiente, troverai il tuo timbro.Non ti fissare con ricerche di bocchini, trova un becco adatto e non troppo difficile da gestire e vai. Ho suonato per 15 anni con un becco amati in metallo e il suono era bello anche a detta di altri sassofonisti "seri" solo da poco mi sono deciso a sperimentare altri becchi ma il timbro è consolidato nel mio orecchio. Almeno questo è quello che cerco di fare io, magari può valere per me ma non per altri quindi prendi sempre con le dovute pinze. Poi magari un maestro non sarebbe una cattiva idea.Un buon maestro :)
-
Eh anche la storia del maestro fa tanto. Io ora sono autodidatta ma non ho assolutamente iniziato a suonare da solo, e mio nonno che mi insegnava non era un pirla, due diplomi al conservatorio. Però sempre rimanendo confinato al linguaggio classico. Non ti dico che ora abbia intenzione di fare un percorso intero con un insegnante, ma un bel ciclo di dieci lezioni per rimettermi in sesto e approfondire alcuni aspetti prettamente sassofonistici me lo farei volentieri. Magari aspetto di prendermi il soprano e ne approfitto che c'è un tizio qua che spacca e posso chiedere a lui. Perché fondamentalmente il concetto di pratica e metodo sono ben radicati in me, dopo 18 anni di musica, non è quello il problema. Cioè, non ho bisogno di chi mi dica lo spartito si legge così, la tecnica si studia cosà, ho bisogno però di chi mi indirizzi verso una pratica SASSOFONISTICA da autodidatta consapevole. È inutile fare il gallo con la chitarra. Col sax si riparte da capo. D'altra parte, a me vengono naturali alcune cose che ad un novello musicista non verrebbero mai in mente, che so tipo dedicare tempo allo studio meccanico senza soffiare (isolare i problemi), all'uniformità di suono fra i vari registri, allo studio della dinamica ecc. Tutte cose ereditate dallo studio seppure su un altro strumento.
Per quel che riguarda l'ascolto dei dischi, va beh non dovremmo manco parlarne: fondamentale.
Imitare il proprio idolo? Eh qua già diventa dura, perché ho delle mancanze. Devo capire COME arrivarci e qua entriamo nella specificità del sax. La chitarra non mi aiuta.
Comunque, io suono, qualcosa verrà fuori. Ne sono certo. :mrgreen:
-
mi sembri bello determinato, cosa fondamentale! :sax:
-
per lo studio del suono troverai una miriade di esercizi mirati.
lo studio con il solo collo dello strumento per me è stato utile per imparare respirazione e controllo del suono in tutti i suoi aspetti. (troverai qui sul forum nella sezione tecnica un messaggio chilometrico e molti spunti interessanti.
le note lunghe hanno una funzione analoga.
studio con il solo bocchino ed armonici sono utili per il suono ma è conveniente rivolgersi a qualcuno che ti dia due tre dritte per comprendere come procedere.
(e questi sono studi utili quando hai già una buona impostazione.
considera che essendo un musicista sicuramente sarai facilitato perchè già conosci molti aspetti importanti. (omogeneità di suono ecc..)
questo però a volte può essere frustrante perchè sai dove vuoi arrivare ma ti rendi conto di dove sei.
per il linguaggio jazz e per imparare davvero a suonare jazz mainstream ti consiglio un buon insegnante che ti spieghi come affrontare un brano e ad utilizzare consapevolmente il cromatismo.
dopo anni di studio del sax è quello che mi accingo a fare ora e posso dirti che mi si è aperto un mondo.
solo da poco riconosco alcune frasi ed il loro significato, e questo prescinde proprio dallo strumento.
-
Bluesax ha un approccio per certi versi simile al mio riguardo alla musica e al come cercare di starci dentro, anch'io sono istintivo e gran parte di quello che faccio non so spiegarlo e non l'ho appreso direttamente dai metodi.
Poi, per quanto riguarda il suono, questo vale ancora di più, ricordo che i primi anni ero fissato con il suono dei grandi jazzisti degli anni 30, coleman hawkins, ben webster, don byas e di quelli che suonavano ricordando quell'approccio pastoso e "largo" come dexter gordon e anche sal genovese, concentrato sostanzialmente sull'ottava più bassa spesso in soffiato, così li ascoltavo e cercavo di imitarli (sviluppando anche l'orecchio per le melodie), soffiando soltanto senza colpo di lingua fino ad ottenere un suono sui bassi caldo e poderoso che poteva essere simile a quello, almeno nella mia testa...
Poi è stata la volta del suono rauco e gli effetti, le note sopracute e tutte queste cose che sono belle e utili ma non sufficienti a trovare una via per il suono che si vuole ottenere...
Poi ho scoperto e apprezzato altre cose, Barbieri, brecker, coltrane, stan getz, pharoah sanders, bob berg, david murray ecc... approcci diversi ma con predilezione per l'ottava superiore, soprattutto prima gato barbieri (suona sulle alte in rauco), brecker, berg e soprattutto Coltrane mi hanno dato la spinta per andare verso un suono più personale (sembra paradossale), più limpido e basato sull'ottava superiore e oltre...ora suono spesso in alto, con un timbro forse un pò malinconico e quasi per niente gravoso e sensuale/virile (nel senso che solitamente si da a questa parola in fatto di sax), ma che mi caratterizza nel bene e nel male...
I metodi, gli studi da autodidatta ma con una certa continuità mi sono serviti per migliorare il linguaggio ma soprattutto la consapevolezza durante l'improvvisazione sugli accordi, che per anni avevo tralasciato a semplice intuito, suonando bene sui modali e male sulle strutture complesse.
Ultima nota, negli anni ho provato alcuni bocchini e ho cambiato il sax, sono passato all'attuale tenore grassi nel 2009 dopo aver suonato per 9 anni il selmer serie 2, ottenendo un suono più corposo e pieno nonostante la perdita evidente di alcune facilità dovute alla meccanica meno agevole, soprattutto nei passaggi delle note più gravi, mentre l'attuale bocchino Ottolink 7* in metallo ha sostituito altri due ottolink dello stesso tipo ma che avevano caratteristiche di forma diverse, per quanto riguarda le ance, croce e delizia del saxofonista, dalle rico royal passai alle alexander nel 2007, nel 2009 alle rigotti, in pratica alla fine del 2009 ho trovato il setup attuale, sax grassi, rigotti (al tempo 3 ora 3,5) e bocchino ottolink 7* STM...
Nel frattempo ho provato anche i guardala ma li ho rivenduti dopo pochi mesi.
-
Vedo che è un processo moooolto lungo. Forse mi sto preoccupando di riunire troppe cose assieme, invece di prenderne una per volta e portarla avanti. E il passaggio allo step successivo potrebbe richiedere mesi se non anni.
Citazione:
Originariamente Scritto da
fcoltrane
per lo studio del suono troverai una miriade di esercizi mirati.
lo studio con il solo collo dello strumento per me è stato utile per imparare respirazione e controllo del suono in tutti i suoi aspetti. (troverai qui sul forum nella sezione tecnica un messaggio chilometrico e molti spunti interessanti.
Mi mandi il link del messaggio? Intanto vedo se lo trovo da solo. :hail:
-
-
aggiungo solo di non dimenticare mai il gusto nelle cose che fai.Anche quello puoi allenarlo ma è in buona parte innato.Puoi fare mille note calcolando matematicamente l'armonia e non dire nulla lo stesso, come suonarne due e raccontare un mondo ;)
-
Tranquillo sono un maniaco del fraseggio melodico (in questo caso inteso come piacevole all'ascolto e non esclusivamente meccanico). È la prima cosa che cerco negli altri, altrimenti non riesco ad ascoltarli. Per cui me ne preoccupo anche nel MiO fraseggio.
Vorrei solo aggiungere che stavo provando gli esercizi col solo chiver... Cioè è roba da arresto. Esce la gente dai balconi a vendere chi è il pirla che starnazza a quel volume. Non so quanto potrò dedicarmici. Devo fare tipo Fantozzi quando Filini gli schiaccia il dito al campeggio e deve correre lontano per urlare.
-
-
Citazione:
Originariamente Scritto da
ilchitarraiomatto
... ritengo lo studio classico OBBLIGATORIO e quindi propedeutico per qualsiasi altro linguaggio, jazz in primis...
Mah... io direi che se vuoi suonare jazz e' piu' proficuo impiegare il proprio tempo studiando jazz, se vuoi suonare classica e' piu' proficuo impiegarlo studiando classica e se vuoi suonare entrambi i generi dovrei studiarli entrambi. Se vuoi suonare solo jazz, il tempo che impieghi studiando classica lo sfrutterai solo per una percentuale... il 20%, il 50%, per certe cose magari il 90% e per un piccolo sottoinsieme del tutto anche il 100%... ma quello che passi a studiare jazz lo sfrutti tutto al 100%.
Mi chiedo: quanti grandi jazzisti hanno alle spalle una preparazione classica? Per quanti di questi tale preparazione e' stata fondamentale?
Mi ricorda un po' la faccenda del latino: quando ero teen-ager girava la storia che lo studio del latino e' utile perche' sviluppa la logica. In realta' io direi che se vuoi sviluppare la logica tanto vale studiare logica... o no? E a dimostrazione del fatto conosco un tot di persone che il latino lo conoscono bene ma in quanto a logica... :ueh: E, viceversa, non conosco neanche un matematico che abbia problemi con la logica.
-
Oggi mi sono dedicato interamente al jazz. Ho studiato un po' di pentatoniche, lavorato sul suono e suonato alcuni temi. Però non ho resistito, un po' di Klose '25 daily exercises for saxophone' me lo sono fatto. È quel qualcosa che mi manca. sarà nostalgia dei primi tempi in cui imparavo a suonare il sax..boh.. .Abbiamo comunque chiarito la faccenda. Gli studi classici NON sono necessari per suonare jazz. MA.. se non ci dedico un po' di tempo ogni giorno, mi sento depresso e devo mangiare tanta cioccolata per compensare.
Da lunedi/martedì che arrivano i metodi jazz, sotto con lo studio. :sax:
-
Secondo me partiamo più o meno tutti nello stesso modo; bisogna inizialmente imparare la postura, la corretta impostazione, il modo di respirare e soffiare nello strumento, e le note (aggiungiamo la lettura del pentagramma per chi non ha mai fatto musica).
Credo che poi si arrivi ad un punto in cui l'allievo fa una scelta di base e si indirizza verso il genere che più lo appassiona e/o con cui vuole lavorare; può avvenire perchè prova vari generi e poi ne sceglie uno, o perchè già dall'inizio ha capito da che parte vuole indirizzarsi. Che si scelga uno o l'altro genere, sicuramente bisognerà lavorare molto e costruirsi un mondo tutto intorno alla propria scelta, in termini di suono, repertorio, studio individuale e scelta dei propri compagni di gioco. Per questo motivo ritengo che la musica classica non sia necessariamente propedeutica al jazz, ma sicuramente utile; voglio dire, se adesso decidi di affacciarti al mondo jazz non significa che non potrai ogni tanto rispolverarti un Klosé o le formule di studio di Londeix, in fin dei conti sempre musica è e sono esercizi sempre utili per la tecnica strumentale e la conoscenza del proprio strumento. Non farebbe male anche studiarsi un po' di repertorio, in fin dei conti c'è della bella gente che ha scritto per sassofono (classico) e tanti manco lo sanno.
Altra cosa importantissima: il maestro con cui studi. L'insegnante indirizzerà l'allievo verso il proprio genere di riferimento, ed anche in questo caso sta all'allievo la scelta di rimanere con lui o eventualmente cambiare. Io l'ho fatto in passato quando mi sono accorta che il mio insegnante non poteva approfondire più di tanto il genere che a me piaceva.
C'è anche da dire che tanti sassofonisti coltivano entrambi i generi, spesso per scopi lavorativi, quindi nulla ti impedisce di fare entrambe le cose (anche se non sarà facilissimo perchè appunto sono due approcci molto differenti).