Re: Evoluzione dei sassofonisti nella storia del jazz
IL TEMA E':
Evoluzione dei sassofonisti nella storia del jazz
Mettiamoci daccordo sul significato della parola EVOLUZIONE .....
Se per evoluzione, si intende chi abbia "innovato" il linguaggio sassofonistico, sia in termini tecnico/strumentali che armonici, anche in termini temporali, secondo me quella è (al massimo della sintesi) la linea retta.
Se parliamo di grandi strumentisti ... ognuno metterà nell'olimpo chi crede ...... che Rollins sia nell'olimpo del sassofonismo mondiale, non ci piove .....
ps. ho sempre ammirato Wayne Shorter, per tutto quello che ha fatto, musicalmente, nel corso della sua lunga carriera ..... se devo pensare ad un grande penso sempre a lui, ma se devo tracciare una linea con 4 nomi, per me, quelli sono .....
Re: Evoluzione dei sassofonisti nella storia del jazz
Citazione:
Originariamente Scritto da gene
Mettiamoci daccordo sul significato della parola EVOLUZIONE .....
Se per evoluzione, si intende chi abbia "innovato" il linguaggio sassofonistico, sia in termini tecnico/strumentali che armonici, anche in termini temporali, secondo me quella è (al massimo della sintesi) la linea retta.
Questa è la definizione più razionale di evoluzione. :zizizi))
Re: Evoluzione dei sassofonisti nella storia del jazz
Che si voglia considerare Michael Brecher, più innovativo di Sonny Rollins, mi sembra una grossa assurdità e parlo del Sonnny Rollins del passato ovviamente, adesso è un grande strumentista, che non ha più niente da dimostrare, ha già detto tutto, ma in passato ha condizionato il suono del sax, non è un caso che tutti, dopo Rollins e Coltrane, abbiano cercato di suonare come loro.
Se Brecher è un grande innovatore, allora lo sono anche Bob Mintzer, Bob Berg e molti altri, questa è la mia opinione, ma rispetto quella di chi la pensa diversamente, però la storia del jazz, parla chiaro.
Re: Evoluzione dei sassofonisti nella storia del jazz
Re: Evoluzione dei sassofonisti nella storia del jazz
Sono un vecchio collezionista e quindi ti posso dire che ho tutto quello che ho trovato di Coltrane, Rollins e molti, forse non tutti, di Brecher, la mia conclusione è questa.
Forse chi non giudica innovativo Rollins, non ha sentito tutto quello che ha inciso, iniziando dalla collaborazione con Miles Davis, quella con Thelonious Monk e poi tutta la sua produzione, i suoi ritiri ed i suoi ritorni, sempre spinto dal desiderio di cambiare, ogni tanto spariva, non soddisfatto del proprio suono, pur essendo da tutti riconosciuto il numero uno e poi tornava, dopo tanto tempo con motivazioni superiori.
E' famoso uno dei suoi ritiri, quando se ne andava tutti i giorni ad esrcitarsi sotto il ponte, nel passaggio pedonale, per non disturbare i vicini di casa, lui abitava a New York, vicino alle torri gemelle e rimaneva lì delle giornate intere e poi al suo ritorno ha inciso uno dei suoi capolavori. dal titolo appunto: "The Bridge".
Metto sotto un pò di filmati, per chi avesse voglia di sentire Rollins in diverse epoche, se questo non è un musicista innovativo, sempre pronto a rimettersi in gioco, che altro avrebbe dovuto fare.
http://youtu.be/f7uuCV4GdCo
Con il Modern Jazz Quartet nel 1953
http://youtu.be/mPU8vISWg1o
"Saint Thomas" dal disco "Saxophone Colossus" del 1956
http://youtu.be/W08ZfQClC0A
dal disco "Way Out West" del 1957
http://youtu.be/U-AjDQzgW_I
The Freedom suite del 1958 in trio
http://youtu.be/6JJqnlyQaQc
dal disco del suo rientro "The Bridge" del 1962
http://youtu.be/Qv2r0voOGS4
In questo concerto in un parco del 1986, ad un certo punto salta dalla postazione su cui stà suonando, mette male il piede, cade, si rompe il piede, dopo una breve pausa, rioporende a suonare coricato a terra, però non si vede in questo filmato, ci vuole il DVD del concerto intero.
Re: Evoluzione dei sassofonisti nella storia del jazz
1/ Brecker ha evoluto la tecnica, soprattutto la tecnica didattica che è diventata accademica, come la sua musica è assolutamente accademica, ma mi è scappato, volevo evitare l'ennesima polemica su Brecker.
2/ Neanche il più oscurantista darwiniano considera l'evoluzione una linea retta, l'evoluzione è qualcosa di organico che interagisce con l'ambiente in cui accade, secondo tempi che sono regolati da eventi non ripetitivi, ma accidentali, e cresce secondo i modi della sua natura.
Infatti si possono trovare relazioni precise tra il primo blues e la condizione dei neri in schiavitù, del mondo di New Orleans e Chicago con la grande depressione e la crescita delle città, così via fino alle rivolte urbane e al free, dopo il passaggio più significativo è dalla tecnologia analogica a quella digitale nella didattica musicale.
In ogni caso trasformare questa discussione in una classifica è sbagliato, al di là dei gusti personali che ci portano a mettere ai primi posti quelli che ci piaciono di più, la richiesta iniziale era diretta a capire quale fosse l'evoluzione di un linguaggio e io credo che per questo si debba vedere il jazz nel suo insieme, anche perchè è difficile capire un'evoluzione senza capirne il significato.
Nessuno ha citato Stan Getz ad esempio, perchè stan Getz va visto nel suo contesto, come Don Byas o Coltrane, almeno fintanto che nel jazz ci sono stati contesti diversi, (i texani, la west coast, Chicago, New York), e non un modo globalizzato e indistinto di periti musicisti a cui lascio volentieri il primato a Brecker, ma che esce completamente dal mondo che ha prodotto il jazz nelle sue forme più significative anche dal punto di vista sociale, cioè dalle origini di New Orleans al free jazz.