Capito.
Preferisco il re a 1:38, è più intonato, è più "grosso", è qualitativamente migliore e come ascolto più piacevole; questo secondo quanto percepisco e secondo i miei gusti.
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Capito.
Preferisco il re a 1:38, è più intonato, è più "grosso", è qualitativamente migliore e come ascolto più piacevole; questo secondo quanto percepisco e secondo i miei gusti.
proverei ad escludere il gusto personale ma mi rifererei solo a dati oggettivi.
selezioniamo le 2 note.
alcuni aspetti sono facilmente definibili.
saturazione e volume.
tra i due esempi c'è uno scarto notevole.
ed io scelgo certamente il suono che tende a saturare rispetto a quello che tende al risparmio.
(ma questo importa poco perchè il primo passo è rendersi conto delle caratteristiche)
andiamo quindi per gradi.
prima consideriamo questi elementi .
che mi dici del volume e della saturazione?
poi riferiamoci agli altri.
ad esempio omogeneità intonazione tenuta.
ciao fra
cosa si intende per saturazione?
l'ultima nota è più potente, più "fredda" e meno intonata. Certamente il primo suono è più caldo e meno potente, si può dire che "risparmia" (credo)
partiamo allora dal volume
purtroppo spesso utilizziamo termini ai quali non diamo lo stesso significato.
potente freddo grosso ecc....
tra le due note quale è suonata con maggior volume?
ciao fra
il do...
ottimo.
questo è un dato oggettivo.
e credo che anche la nota che suoni prima del do (forse un re ) sia con più volume del re che suoni
al minuto 1:38.
in pratica questo elemento ti dice che il maggior volume non è dato dal fatto che la nota do è più in basso del re.
perchè se metti a confronto i due re quello a 1.38 e quello a 2 .08 noterai che il secondo ha più volume.
(pur esendo la stessa nota alla stessa altezza).
ora prendiamo la saturazione.
non so se riuscirò a farmi capire.
nei due esempi con la stessa emissione ( che è sempre la tua) in un caso tendi al risparmio nell'altro caso non lo fai.
questo lo sento non solo dalla presenza degli armonici nel suono ma anche dal volume e da un particolare .
(che purtroppo potrebbe dipendere anche dalla stretta).
il suono delle note successive è talmente pieno di armonici che quasi quasi tende a partire un fischio-armonico.
comunque andiamo per ordine .
saturazione cosa mi dici ?
ciao fra
saturazione, se ho capito il tuo discorso il re a 2.08 è più saturo del re a 1:38, perchè in 1:38 è tendente al risparmio.
(il suono pieno di armonici è qualcosa che cerco... è sbagliato?)
ottimo anche questo è un dato che condividiamo.
anche per me il suono è quello con più armonici.
considera poi che facciamo riferimento sempre al suono ideale utile per il nostro fine.
ma prendendo ad esempio sempre le due note (o anche i due gruppi di note )
noterai che il secondo gruppo ha più armonici del primo.
quindi (esagerando) l'uno ha molti armonici l'altro ne ha meno.
parliamo ora invece delle note dolenti , ossia quegli elementi più difficili da definire.
all'inizio del mio discorso ho parlato di tenuta , omogeneità ed intonazione.
partiamo dal primo.
come si fa a capire se un suono è tenuto o meno.
necessariamente anche la durata gioca un ruolo fondamentale.
ed allora la mia domanda .
tra il primo suono ed il secondo quale dura di più?
ciao fra
il secondo certamente.
concordo e ti chiedo tra i due suoni quale quello più tenuto?
ciao fra
intendi dire sostenute? ho l'impressione che quando si va al risparmio si tende a sostenere di meno... quindi opto per la seconda.
per suono tenuto intendo un suono fermo.
scegli un suono con una determinata altezza e suoni quella, con lo steso timbro, senza vibrati ed amenità simili.
concordo con quanto dici e aggiungo che un ulteriore elemento per valutare questo elemento è la durata.
è chiaro che in questo caso mi riferisco anche io alla seconda nota.
riassumendo :
la seconda nota ha un volume maggiore , ha piu armonici, dura di più , è tenuta meglio dell'altra , tende a saturare lo strumento più dell'altra.
all'inizio del discorso mi chiedevi quale preferisco.
va da se che ritengo questa nota più corretta della precedente e soprattutto utile al tuo scopo .
per concludere gli ultimi elementi ai quali fare riferimento sono omogeneità ed intonazione.
anche questi sono concetti interdipendenti e difficilida valutare.
l' omogeneità deve essere valutata sia in relazione alla stessa nota sia in relazione alle altre .
una nota disomogenea può esserlo ad esempio perchè inizia con un timbro e finisce con altro; ma anche per volume ecc...
o ancora disomogenea rispetto ad un altra nota.
od ancora disomogenea perchè stonata.
nell'esempio è necessario capire che suonare a basso volume più che rendere omogeneo a volte tende a mascherare questi elementi-.
per questo motivo non posso concordare quando dicevi preferisco la prima perchè intonata e con un suono grosso .
più o meno ho cercato di spiegare un possibile studio-procedimento sul suono che è possibile applicare con se stessi per confronto tra suoni.
ciao fra
Capito perfettamente. Ti ringrazio per questa analisi, mi sarà molto molto d'aiuto nel mio percorso di studio (in particolare in uno studio individuale l'autoanalisi è fondamentale, e tu mi hai dato degli strumenti utilissimi), sei stato davvero gentile a dedicarmi del tempo.
Grazie mille ancora.
Tristano
per me è un piacere .
c'è infine un aspetto legato al fraseggio .
sempre riguardo ai frammenti che consideriamo.
in entrambi i casi parliamo di note legate.
nel primo caso l'impressione è che siano più legate .
(una invidiabile leggerezza) ma c' è l'elemento di cui parlavamo prima (suono con meno volume ed armonici) che interferisce, ed ancora: legare due note vicine re e re diesis è più semplice che legare due note più distanti.
l'ideale sarebbe mantenere la leggerezza del primo esempio con il suono del secondo.
ciao fra
:)
ciao, sto cercando di capire, cosa intendi per "invidiabile leggerezza"? Come la ricerco questa leggerezza?
In effetti il fraseggio l'ho messo molto a caso, è un errore che faccio spesso quando suono ad orecchio anzichè leggere uno spartito.