Intervista a Matt Wilson

Bella intervista.

Io seguo il jazz da pochi anni e uno degli aspetti che più mi affascinano di questa musica e che mi spingono ad andare a sentire i concerti è proprio questo senso di comune passione in quel che si suona, di comunità, come dice Matt Wilson, che unisce i musicisti e che si percepisce anche giù dal palco. Saranno bravi loro, sarà la stessa natura della musica, ma ho spesso avuto la sensazione che questi musicisti si stessero impegnando al massimo non per una specie di esibizione della loro bravura, ma anche per far partecipare il più possibile l'uditorio, per far si che il concerto sia un'esperienza ... non so se rendo, forse è anche la vicinanza che a volte c'è tra musicisti e pubblico a dare questa sensazione.... Fattostà che ricordo perfettamente ogni concerto a cui ho assistito (e iniziano ad essere più di qualcuno, da quelli in teatro con i grandissimi musicisti di fama mondiale a quelli in localini minuti dove ad esibirsi sono artisti locali)

Oltre ciò altra cosa che mi ha inizialmente stupito è la disponibilità di molti musicisti nei confronti di gente che non è un praticante del genere; disponibilità a scambiare due parole, qualche considerazione ... in altri ambienti purtroppo non sempre è così e ci si richiude tra "iniziati" e gli altri che se ne stiano fuori.

A me pure è capitato di mettermi a chiacchierare nell'attesa di un concerto con chi mi stava seduto vicino ... una volta mi è capitato un signore che in dieci minuti mi ha parlato di un musicista che stava per salire sul palco (Avishai Cohen per la precisione, in quintetto con Omer Avital) ... alla fine l'ho ringraziato perché avevo apprezzato ancora di più il musicista, avendo avuto una mini lezione di tecnica trombettistica, e abbiamo continuato a chiacchierare di musica per un po' ... chissà chi era, non l'ho più visto.

Poi forse io non vedo il rovescio della medaglia e non sempre è tutto rosa e fiori come sembra dall'intervista ... non so se nei camerini volano coltelli :lol: