Salve vorrei sapere se ci sono bocchini per fare jazz da suonare facilmente,cioè poco aperti
Visualizzazione Stampabile
Salve vorrei sapere se ci sono bocchini per fare jazz da suonare facilmente,cioè poco aperti
La maggior parte dei bocchini "jazz" esistono anche in aperture chiuse e molto chiuse... ovviamente in alcuni bocchini simili (camera sufficiente grande e senza restrizioni) presentano dei limiti se troppo "chiusi"... e non esiste assolutamente un'equazione che dice... bocchino più chiuso = bocchino più facile.
Ci sono delle eccezioni ogni tanto... però si entra in un campo estremamente personale.
Di solito comunque per avere il miglior equilibrio tra suono e facilità... bisogna sempre prediligere bocchini "standard" in aperture standard per il tipo di bocchino... su bocchini da jazz il miglior funzionamento lo ottieni con aperture medie, poi si va sul personale (gusti, necessità... ergonomia).
Visto che c'e' un 3D "fatto apposta" mi accodo.
Due o tre giorni fa ho provato - stiamo parlando da sax alto - un soloist long shank C* (di quelli vintage con la scritta sulla tavola), in considerazione di una eventuale vendita. Volevo infatti valutare se venderlo o farlo aprire e tenerlo io.
Beh, mi e' sembrato andare proprio alla grande... ed ora il dubbio e' se venderlo o tenerlo cosi', investendoci del tempo. Possibile che mi sembra vada altrettanto bene, se non meglio (ma questa cosa la devo capire bene, in fin dei conti non e' che ci ho suonato ore) del Soloist Style D a cui sono abituato? Il Soloist D inoltre e' il becco piu' chiuso con cui suono: di solito mi attesto intorno agli 80 centesimi di pollice di apertura, il Soloist D e' 75 ed il C* addirittura 67. Sono un po' perplesso. :BHO:
Beh... per quanto riguarda le caratteristiche del facing, l'apertura è solo uno dei parametri (non l'unico) che vanno a influenzare il funzionamento dell'ancia (e poi la percezione di facilità o meno nel suonare con un bocchino).
Parlando poi di un bocchino "vecchio".... tutto può essere! :zizizi))
Sui bocchini moderni la "storia" è un po' differente. :zizizi))
Woodwind company. Sono becchi statunitensi e si reperiscono generalmente con aperture piuttosto chiuse o (se si è fortunati) medie.
Forse uno dei pochi prodotti con il quale si può tirar fuori un buonissimo suono senza ricorrere ad aperture estreme.
Consigliata la camera B (larga tipo Slant) con aperture dal 7 all'8 (che corrispondono generalmente ad un 6-6*). La camera D (simile ai soloist primissima maniera) funziona anche con aperture più piccole.
Forse faccio una domanda stupida,ma si può chiudere un bocchino,ad esempio come nel caso del mio bocchino che è un Selmer S80 da E a C* o C**?
Un'altra domanda..forse anche questa stupida..Ci sono dei sassofonisti che riescono a fare jazz o generi che non sia la classica,con bocchini chiusi?
#1: operazioni di chiusura limitata (e forse da E a C* ancora ci stiamo dentro) sarebbero tecnicamente possibili, tuttavia e' piu' complesso chiudere un becco piuttosto che aprirlo. Ti conviene senz'altro vendere quello aperto e ricomprarne uno chiuso.
#2: in passto i grandi del jazz suonavano con aperture molto chiuse.
1) si un becco si può chiudere, è un'operazione che un refacer professionista può fare. Considera che quando si spiana la tavola (nel caso di un becco un pò deformato) normalmente l'apertura si riduce e occorre pertanto tornare ad aprire il becco per raggiungere l'apertura originale;
2) si molti, per ora mi vengono in mente Stan Getz e Parker che utilizzavano aperture piuttosto chiuse. Peraltro ultimamente hanno realizzato copie esatte dei loro becchi e hanno confermato che entrambi prediligevano aperture relativamente piccole.
Paul Desmond setup:
"I play a Selmer alto and a Gregory 4A-18M mouthpiece,
both circa 1951, and Ricco 3 1\2 reeds."
-- Paul Desmond, January, 1976
bocchini chiusi per fare jazz ce ne sono eccome! e hanno anche molto senso se si cercano caratteristiche di un certo tipo..
sul tenore.. Stan Getz, Zoot Sims e molti altri suonavano con aperture anche inferiori a 6! quindi...
mi permetto di segnalare questo ad esempio :ghigno: , lo vendo perchè suono con bocchini che hanno caratteristiche praticamente opposte ma sono convinto sia davvero meraviglioso
viewtopic.php?f=72&t=22925
Considera che fino agli '50 si utilizzavano bocchini che adesso potremmo considerare "chiusi" (e in alcuni casi molto chiusi).
Come già detto... l'apertura che è la distanza tra la punta dell'ancia e la punta del bocchino (quando l'ancia è montata sul bocchino) è solo uno dei parametri da prendere in considerazione per il funzionamento dell'ancia sul bocchino e quindi su come andrà a deformarsi l'ancia.
A parità di apertura
Un pioniere dei bocchini "aperti", nel jazz è stato Benny Carter sul contralto (forse c'era anche qualcuno prima... :lol: ).
La necessità di usare bocchini più aperti è stata per una questione di volume (avvento dell'hard bop)... più che per un evoluzione del suono... c'è stata un'evoluzione del suono però è stata la conseguenza dell'usare bocchini più aperti (non il viceversa).
Comunque secondo me... è completamente inutile focalizzarsi solo sull'apertura.
La scelta dell'apertura è (tecnicamente) una conseguenza del suono che vuoi ottenere (tenendo conto di quelli che sono i tuoi limiti nell'approcciarti a certe aperture): per certe sonorità ti servono certi tipi di bocchini, con certe aperture... non si scappa!
Poi però c'è da considerare che per conformazione "soggettiva", puoi trovarti meglio con determinate aperture piuttosto che altre, con bocchini con una certa dimensione/profilo esterno e via così.
Come fare a saperlo? Provare in modo razionale.
Il resto è studio, tecnica... impostazione... e poi studio, studio, studio, studio, studio, studio, studio...
Grazie mille a tutti avete chiarito i miei dubbi
Quando si spende per rafacer?
Quando ti riconsegna il becco lavorato :ghigno: