"...trovo che molti dei vecchi jazzisti"...
DALLA AUTOBIOGRAFIA DI MILES DAVIS: "...trovo che molti dei vecchi jazzisti siano dei gran pigroni: resistono ad ogni cambiamento e tengono duro sulle loro vecchie posizioni perché sono troppo pigri per cercare qualcosa di diverso...i vecchi musicisti restano fermi dove sono e diventano pezzi da museo, sotto vetro, sicuri e facili da comprendere, intenti a suonare all'infinito la loro robaccia antiquata. e poi se ne vanno in giro a dire che gli strumenti elettronici stanno mandando all'aria tutta la musiche e le tradizioni. Bè io non sono così, e non lo erano nemmeno Bird o Trane, o Sonny Rollins o Duke o chiunque abbia voluto continuare ad essere creativo. Il bebop era cambiamento, rivoluzione. Non si trattava di rimanere fermi e di mettersi al sicuro. se si vuole essere creativi bisogna avere il coraggio di cambiare. Vivere è un'avventura, una sfida. Quando la gente viene da me e mi domanda di suonare "My Funny Valentine" e roba vecchia che ho fatto quando loro scopavano con una certa tipa e la musica li ha fatti stare bene, posso capirli. Ma gli dico di comprarsi il disco. Io non sono più fermo là e devo vivere per quello che è meglio per me e non per quello che è meglio per loro...Anche se volessi suonare questi vecchi pezzi non riuscirei più a trovare la gente capace di suonarli nel vecchio stile".
Re: "...trovo che molti dei vecchi jazzisti"...
Però... il vecchio Miles!
Re: "...trovo che molti dei vecchi jazzisti"...
Re: "...trovo che molti dei vecchi jazzisti"...
Miles era così...non è mai stato fermo un attimo,praticamente penso che abbia esplorato e contaminato ogni tipo d musica...
Re: "...trovo che molti dei vecchi jazzisti"...
e ha detto tutto! d'altronde fino alla fine ha sempre sperimentato!
Re: "...trovo che molti dei vecchi jazzisti"...
il problema è che questo vale per moltissimi musicisti giovani o comunque attuali, altro che vecchi jazzisti...certo che lui l'ha detto più di trent'anni fa, quindi va inquadrato in quel tempo, ma è una cosa chen si vede anche oggi...
Re: "...trovo che molti dei vecchi jazzisti"...
Miles, ha potuto seguire il suo percorso artistico, peraltro geniale ed unico, senza essere obbligato a fare marchette in quanto figlio di una famiglia borghese benestante... per gli altri che cita, forse, la vita è stata un po' più avara... e ho detto tutto...
Re: "...trovo che molti dei vecchi jazzisti"...
secondo me miles ad un certo punto a furia di sperimentare un vicino di casa gli ha tirato un mattone in testa e da quel momento è peggiorato dandosi al cazzeggio più esasperato. :twisted:
(ok, ora ho una folla inferocita che vuole tirare a me i mattoni in testa per quello che ho detto)
Re: "...trovo che molti dei vecchi jazzisti"...
Qualunque vicenda artistica e umana può essere letta/interpretata in vari modi.
Ma il succo del pensiero di Miles (citato da Puma) è connesso alla contemporaneità dell'azione musicale,
ogni stile o genere caratterizza un'epoca, non possiede valori assoluti.
Se consideriamo che l'evoluzione tecnologica e delle tecniche di registrazione, ha influito notevolmente sulla comparsa di certi stili
prima inimmaginabili, è evidente che ciò genera una trasformazione dei processi creativi:
è la lezione piu' grande che Miles ha lasciato ai posteri.
Re: "...trovo che molti dei vecchi jazzisti"...
Io quoto phate alla grande. Da un grande artista, e da uno che dalla vita ha avuto molto, mi aspetteri comprensione e "pietas", non giudizi tranchant su colleghi il cui principale obiettivo non e' quello di diventare stelle ma semplicemente sopravvivere.
Re: "...trovo che molti dei vecchi jazzisti"...
Sì, Ok...c'è un fondo di verità in ciò che dite...
Ma probabilmente non prendiamo in considerazione alcuni aspetti:
- la "percezione collettiva" del jazzista nero (cosa che Miles non sopportava) e che molti suoi amici-colleghi, in modo piu' o meno consapevole,
assecondavano (della serie "continua sull'onda che tutti riconoscono...")
- il livello di estrema competitività, nel tipico stile americano
- già dalla fine degli anni '50 e a seguire sempre piu', negli USA, le condizioni di lavoro dei jazzisti andavano via via peggiorando:
non c'era mercato e la "diaspora" verso l'Europa diventava l'ultima spiaggia, per chi voleva vivere della/con la propria musica.
Queste condizioni insieme fanno un mix micidiale: Miles era un benestante (certamente), ma possedeva piu' senso della realtà
di molti suoi colleghi circa la possibilità di rimanere e resistere sul competitivo mercato musicale, in linea con i cambiamenti
intervenuti sotto la spinta di altri stili, fenomeni musicali e orientamenti giovanili (ovvero i consumatori, per eccellenza, di musica).
Se, quindi, certi suoi colleghi continuavano su un'onda che non "tirava" piu'...e non riuscivano piu' a campare dignitosamente
la colpa non è certo di Miles, ma perchè si erano un po'..."addormentati".
Se i tempi cambiano e tu rimani a contemplare ciò che sai fare o ti piace, devi quantomeno chiederti se e a chi interessa ciò che fai
o lo fai solo perchè ti sei abituato a farlo in quel modo? - in quest'ultimo caso, non puoi prendertela con nessuno, se non con te stesso.
Mediare fra cambiamenti e re-indirizzamenti creativi senza perdere le proprie peculiarità, è ciò che ogni artista consapevole deve
saper/poter fare e Miles lo ha fatto.
Re: "...trovo che molti dei vecchi jazzisti"...
In un certo senso quoto Juggler sulla contemporaneità dell'azione musicale.
Però vorrei farvi riflettere su una cosa: alcuni grandissimi come Ellington, Gillespie, Gordon, Getz e in un certo senso anche Rollins hanno continuato la loro "lunga" carriera suonando la musica con la quale sono diventati delle stelle. Perchè? Perchè erano i numeri uno in quello che facevano nel loro strumento o nella direzione di un orchestra.
Miles non è mai stato un numero uno del suo strumento. Non lo è mai stato nel bebop, nell'hard bop, nel free etc.
Però è stato il più grande innovatore. Ha capito che per potere rimanere sull'onda doveva evolversi perchè non aveva i numeri per essere il numero uno in un determinato stile.
A livello di tecnica strumentale nel bebop non poteva competere con trombettisti del calibro di Navarro o Gillespie. Nel cool era oscurato dalla stella di Chet Beker. Nell'hard bop era superato da Clifford Brown, Lee Morgan, freddy Hubbard, nel free da Don Cherry e potrei continuare così fino agli anni 80.
Se non si rinnovava era "fottuto". Doveva arrivare prima degli altri e poi, dopo un pò, quando poteva essere oscurato da altri che avrebbero fatto meglio ciò che lui aveva iniziato, doveva cambiare direzione. E noi ne abbiamo tratto giovamento perchè ha aperto nuove vie fantastiche...
..la mia modesta e forse stupida visione..
Re: "...trovo che molti dei vecchi jazzisti"...
Mi sembrano buone le tue osservazioni Dario, tranne forse quella che riguarda Chet Backer: secondo me il Dark Magus era l'incontrastato fautore del Cool Jazz, e Chet Backer un suo epigono; che poi the birth of cool non fosse tutta farina del suo sacco, è un'altra storia...
Va ricordato che pure lui se non apprezzava le posizioni 'mummificate' di certo non gli piaceva neppure la musica proposta p.e. da Ornette Coleman.
Tutti siamo pieni di contraddizioni, e lui certo ne era consapevole e non le nascondeva, come per i suoi limiti strumentali. Di certo condivido che le sue scelte stilistiche sono state un motivo fondamentale per la sua affermazione per quattro decadi, e per il suo successo commerciale: era anche un uomo molto avveduto nella gestione contrattuale, e fu grazie ai suoi consigli che altri musicisti a lui vicino trovarono le giuste soluzioni (Coltrane con Impulse...).
Re: "...trovo che molti dei vecchi jazzisti"...
a mio parere: parlare di "numeri uno" del "genere x o y" è una visione "da classifica" della musica e quanto di più distante ci sia dalla natura di questultima. Le classifiche di vendite e dei critici per mio parere sono chiacchere da parrucchiere :D
L'estrazione sociale si influenza pesantemente la crescita sociale e culturale Davis anche se poi il suo carattere e la sua "visione" erano i veri "motori" del suo agire.
La virtuosità strumentale è una cosa bellissima e utilissima ma senza carattere e visione, a mio parere, è un solo bel soprammobile da mostrare agli altri.
Ci sono e ci sono stati musicisti avventurosi e geniali poveri e rimasti poveri... morti poveri... magari che han fatto anche altri lavori per campare se la loro musica non gli dava sostentamento... oppure fanno markette ma poi quando fanno le loro cose, le han fatte senza compromessi, forse non è così scontato che le scelte di un musicista siano "vittime" dell'economia..o per dirla in modo più universale le scelte di un artista sincero non siano vittime dal mercato... a mio parere è una scelta quella di fare musica di plastica o musica tipo "pappa riscaldata" o più semplicemente commerciale.
quando i parrucconi dicono che con la Bitches Brew, On the Corner abbia fatto una mera scelta commerciale mi fanno pena, sfido qualcunque orecchio poco allenato alla musica "non commerciale" ad ascoltare questi 2 duischi per più di 5min senza battere la testa nl primo spigolo... :lol:
Quoto Dany, la societa competitiva e spietata inculca e favorisce il riciclaggio e standardizzazione di approcci e modi preconfezionati che secondo me non rendono giustizia alla Musica ed alla Creatività.
Il modo di fare musica di Davis ha tutta un impronta mirata ad esplorare la musica talvolta in una direzione talvolta in un altra, e non ha mai avuto l'intenzione di intrattenere il pubblico, forse era più dell'idea di sfidarlo e/o ispirarlo.
Dico un altra cosa blasfema: non credo che sia stato "uno scopritore" eccezionale di talenti, mi piacere "leggere" il suo approccio come: "il gruppo e la musica prima di tutto", nelle sue band sento sempre tutti suonare per il gruppo e raramente suonare per "se stessi" o "per il pubblico", in questo modo ha forzato i suoi musicisti a dare il 1000% per il gruppo sviluppando sempre prima di tutto l'interplay e creando musica davvero creativa.
Re: "...trovo che molti dei vecchi jazzisti"...
quoto puma al 100%.
soprattutto nell'ultima parte...un altro grande che mi fa questo effetto è shorter, soprattutto col suo ultimo gruppo. E' evidente che quella gente suona in quel modo perchè c'è shorter con loro, provate ad ascoltare uno qualunque degli album di Perez (per dirne uno) da solista.