• Mattia Cigalini

    Autore: Alessio Beatrice


    Continua il nostro viaggio tra i musicisti più interessanti dell'attuale panorama saxofonistico. Come richiesto anche da un nostro lettore, vi proponiamo oggi l'intervista ad un bravo e simpatico talento italiano che nonostante la giovane età ha già all'attivo collaborazioni molto importanti a livello internazionale. La parola passa a Mattia Cigalini, buona lettura!


    - Come sempre partiamo dall'inizio della carriera, com'è nata la passione per la musica e nello specifico, ovviamente, per il saxofono?

    La mia passione per la musica nacque all'età di 9 anni, quando decisi di iscrivermi alla Banda Musicale del paesino in cui tutt'ora abito: Agazzano, in provincia di Piacenza. Scelsi uno strumento a fiato su consiglio del mio medico, in quanto da piccolo soffrivo di asma respiratoria.
    In casa mia la musica non era sicuramente una novità: mio padre era clarinettista, mia madre suonava la chitarra classica per diletto, mentre mio fratello maggiore la batteria.
    Il mio insegnante di allora notò in me talento, e mi consigliò di iscrivermi al Conservatorio. Seguii il suo consiglio, mi iscrissi al Conservatorio di Piacenza e intrapresi lo studio del saxofono classico.
    All'età di 12 anni mi capitò fra le mani il primo disco di jazz, e da quel momento decisi che quella musica sarebbe stata la mia vita.
    Ebbi subito il desiderio di acquisire le prime nozioni armoniche riguardanti l'improvvisazione, presi quindi lezioni ma durò poco in quanto divenni subito autodidatta in tal senso.
    Iniziai suonando in formazioni locali, facendomi conoscere nelle jam-sessions, e calcando per le prime volte il palco; parallelamente portai sempre avanti gli studi in Conservatorio, perchè ho sempre amato profondamente anche la musica classica, dalla quale traggo tutt'ora grande ispirazione. Mi sono poi diplomato sotto la guida di Mario Giovannelli, ottimo saxofonista classico e caro amico, con il massimo dei voti.


    - Nella tua biografia ho letto che hai iniziato ad insegnare già a 15 anni!...

    L'insegnamento mi ha sempre affascinato tantissimo. Adoro insegnare e mi piace instaurare un legame mediante l'insegnamento, un legame che và aldilà del semplice trasferimento di nozioni.
    E' inoltre un modo splendido di migliorare sè stessi, di imparare dagli allievi stessi e "fortificare" le proprie conoscenze, dalle più basilari alle più avanzate, riscoprendole ogni volta.
    Insegnare un'arte non è semplice, si tratta di un equilibrio delicato. E credo che l'ingrediente principale sia stimolare la passione per l'arte stessa.
    Per quanto mi riguarda, cerco di fornire mediante l'insegnamento le basi necessarie per ricercare sè stessi durante lo studio.
    Chiunque di noi può raggiungere alti livelli di virtuosismo sul proprio strumento.
    Allo stesso modo, chiunque può imparare centinaia di "patterns" meccanici da inserire nelle proprie improvvisazioni; non è necessario particolare gusto musicale per questa operazione, basta armarsi di tempo e pazienza.
    Con questo non intendo sminuire l'importanza di uno studio metodico, e dei "patterns" stessi. Personalmente cerco qualcosa di più "profondo" dalla musica, e per questo invoglio i musicisti che studiano con me a fare altrettanto. Cercate una "voce", uno "stile", qualunque cosa purchè sia la "vostra" cosa. Chiunque sia rimasto nella storia di un'arte, non lo è rimasto solo perchè sapeva imitare bene un'altro artista.


    - Sei giovanissimo ma sei già al centro dell'attenzione dei critici e delle riviste internazionali che si occupano di jazz. Come vivi questa "pressione"?


    In realtà la vivo molto serenamente. Non ho fretta. Tutto quello che è successo nella mia carriera è successo "passo dopo passo", seppur i passi siano stati piuttosto ravvicinati. Questo è stato importante perchè, più il talento è precoce e più aumenta il rischio di "bruciarsi" prematuramente.
    E' necessario possedere una certa forza di carattere, e una costante voglia di migliorarsi, senza mai accontentarsi delle "etichette" di "enfante prodige" che vengono affisse da parte delle testate giornalistiche.
    Ho sempre concepito ogni successo della mia carriera come una soddisfazione in grado di stimolarmi a fare sempre meglio. Mai "dormire sugli allori".


    - Hai già diversi gruppi come leader tra i quali il MATTIA CIGALINI SOUL 4 Feat. Tullio De Piscopo (Mattia Cigalini - Alto Sax, Fabrizio Bosso - Trumpet
    Andrea Pozza - Piano, Riccardo Fioravanti - Double-bass, Tullio De Piscopo - Drums). Com'è il tuo rapporto, musicale e non, con questi vetarani jazzisti?


    Nutro profondo rispetto nei confronti di tutti i musicisti con i quali collaboro. Ho sempre imparato tantissimo dai musicisti più esperti di me, e continuerò a farlo. Quando l'anno scorso registrai "Arriving Soon", con questo splendido quartetto, arrivai in studio di registrazione ed ero piuttosto timido, cercavo di restare concentrato sulla buona riuscita delle "takes" di ogni brano.

    Sai, il mio pensiero era quello di trovarmi lì, a 19 anni, a registrare un album da leader che sarebbe uscito in tutto il mondo, dove i miei "sideman" erano alcuni tra i migliori musicisti d'Europa e il produttore discografico (Paolo Scotti) era in sala ad aspettarsi il "meglio" nella prima take di ogni brano. Avevo già registrato altri dischi, ma questo era diverso.

    In realtà mi trovai presto a mio agio in quanto i 4 musicisti che hai citato sono grandi artisti, ma prima di tutto sono delle splendide persone, e per me è impossibile scindere l'aspetto musicale dall'aspetto umano: tutti noi suoniamo "quello che siamo".

    L'album, al momento della sua uscita incontrò una fortuna decisamente inaspettata. La rivista francese JAZZ HOT, una delle più importanti d'Europa, volle la mia intervista; in Inghilterra l'album venne trasmesso sulla BBC nazionale dal DJ Gilles Peterson; in Italia aldilà delle riviste specializzate, l'album suscitò l'interesse dei quotidiani nazionali e della RAI, venne trasmesso via radio e RAI 3 mi dedicò un servizio a riguardo.

    Ma soprattutto, l'album incontrò un'enorme fortuna in Giappone. La prestigiosa rivista giapponese "Swing Journal" mi dedicò svariate pagine, e l'album venne inserito nella classifica mondiale "2009 JAZZ DISC AWARD".

    La classifica premiava i migliori album jazz dell'anno 2009, ed ero l'unico artista italiano ad essere in mezzo a nomi del calibro di: Chick Corea, Pat Metheny, Keith Jarrett, Kenny Barron, Wynton Marsalis, Christian McBride, Joshua Redman. Feci una tourneè in Giappone lo scorso ottobre, e fu una bellissima esperienza.


    - L'artista con cui vorresti suonare?

    E' una domanda piuttosto difficile alla quale rispondere, vista la quantità di splendidi musicisti di cui la scena contemporanea è costellata: avendone il tempo e la possibilità, suonerei con tutti quanti loro.

    Dovendoti fornire un nome sopra tutti gli altri, scegliendo uno fra i "desideri nel cassetto", sarebbe quello di suonare con Brad Mehldau.

    Personalmente trovo sia uno dei pochissimi musicisti contemporanei che in termini di "peso specifico" sul proprio strumento, e di "profondità" al livello di visione e concezione musicale, possa essere paragonato ai grandi del passato. Ho conosciuto Brad e abbiamo avuto modo di fare una piacevole chiacchierata, nutro grande stima nei suoi confronti.

    Fortunatamente ho avuto modo di collaborare con alcuni grandi musicisti e di imparare tanto da tutti loro. Uno di questi è stato Uri Caine, con il quale conservo tutt'ora uno splendido rapporto di amicizia.


    - Come hai scritto un po' di tempo fa su Sax Forum , "...Ci sono brani che provengono da canti tradizionali africani, sui quali si sviluppano improvvisazioni..aventi come dite voi un linguaggio "più moderno", 'storto' e dissonante.". La tua sarà ovviamente una continua ricerca di suoni e linguaggi, la musica "nera africana" è una tua principale fonte di ispirazione ovvero, la tua ricerca parte anche dalle vergini origini della musica jazz?

    La distinzione in "generi" e "stili", nella musica, rappresenta un'operazione utile a livello storico e quasi indispensabile per quanto riguarda il mercato musicale. E' un'operazione che siamo abituati giustamente ad eseguire, ma che a noi musicisti può precludere delle strade.

    La cosa interessante è che più si intende innovare, più è necessario conoscere "ciò che c'è stato prima", la tradizione del linguaggio che si intende piegare ad una visione più personale.
    Suonare jazz traendo ispirazione da altri generi musicali, o volendolo "contaminare" ad altri, richiede una conoscenza viscerale della tradizione jazzistica affinchè il risultato possa essere interessante e di rilievo. A questo proposito sono molto felice dei risultati musicali del mio ultimo progetto intitolato "RES NOVA": un quartetto composto dal pianista Mario Zara, Yuri Goloubev al contrabbasso e il batterista Tony Arco. Si tratta di un progetto piuttosto ambizioso, dove ho avuto modo concretizzare svariate idee che riguardano sia l'aspetto musicale che quello concettuale. Il repertorio di questo quartetto è composto da un'opera, di mia composizione, suddivisa in quattro grandi movimenti, ognuno dei quali presenta una sua struttura a sè stante, composta da temi, passi scritti, ed improvvisazioni organizzate secondo schemi piuttosto originali. Quando scrissi quest'opera, tutta d'un fiato, ebbi il desiderio di far confluire in essa musica proveniente da mondi talvolta distanti tra loro, ma che sentivo di voler avvicinare.
    La componente maggiore di questa musica è sicuramente di matrice jazzistica, ma non è jazz. Non si tratta nemmeno di altri generi di musica definiti. E' solo musica per me, e decisi di intitolare quest'opera "Res Nova" per la freschezza musicale che credo la contraddistingua.
    Quello di "organizzare i suoni" è un'aspetto che mi ha da sempre affascinato, e riuscire a farlo dando luogo a qualcosa di personale è la più grande soddisfazione artistica per quanto mi riguarda.


    - La domanda di rito: il tuo setup?

    Si tratta di un setup piuttosto particolare. In questo momento utilizzo un Selmer Serie III (non nascondo, sottoposto ad alcuni trattamenti), bocchino Meyer n° 9, legatura Vandoren "Ligature" e ance Vandoren JAVA n° 3.


    - Ti abbiamo visto anche sul nostro forum, cosa ne pensi di internet nel campo della musica?

    Internet è un protocollo destinato sin dalla sua nascita a portare cambiamenti nel mondo della musica e nei meccanismi che ne regolano la diffusione. Personalmente trovo molto positivo il fatto che qualsiasi tipo di informazione musicale sia diventato velocemente e facilmente accessibile a tutti.

    Anche per quanto riguarda la didattica musicale, esistono talmente tanti siti web che si dedicano ad impartire lezioni online, che chiunque può tranquillamente imparare a suonare uno strumento o a migliorare la propria tecnica standosene a casa senza la presenza fisica di un maestro.
    Esistono poi inoltre forum come il vostro, che permettono agli appassionati saxofonisti di tutt'Italia di confrontarsi e scambiarsi informazioni preziose riguardo il mondo del proprio strumento. Si tratta di qualcosa a dir poco fantastico, considerando che il tutto si svolge per mezzo di poco più di uno schermo una tastiera ed un modem: ti posso assicurare che se ne avessi il tempo io stesso mi divertirei tantissimo a frequentarlo!

    Poi c'è YouTube, che è uno strumento dall'enorme potere anche per gli artisti stessi, perchè offre comunque visibilità. Io stesso agli inizi fui notato all'estero grazie ad alcuni filmati che misero su youtube, nei quali stavo suonando.

    I problemi che internet causò invece al mercato discografico, riguarda gli abusi relativi ai programmi detti "Peer To Peer" (Napster, WinMX, EMule, ecc.). Questi programmi nacquero con l'intento legale di rendere disponibili files, che andavano cancellare entro 24 ore dal loro scaricamento.

    Come era invece prevedibile, tantissima musica gratuita venne resa disponibile tramite questi programmi, il fenomeno acquisì proporzioni gigantesche sempre più difficili da fronteggiare. Un conseguente cambiamento dovuto a questo fenomeno, che ho modo di constatare sempre più stesso in prima persona, è che i dischi vengono sempre più spesso venduti ai concerti, anche in grandi quantità.


    - Progetti per il futuro?

    Ci sono tante idee nuove che spero di concretizzare al più presto. Posso anticipare che sto lavoranto fianco a fianco con Paolo Scotti riguardo alla mia prossima uscita discografica in casa Dejavu, che mi è stata richiesta dal Giappone ma uscirà in molto altri paesi, Italia compresa.
    In questo momento sto puntando molto a far crescere il mio quartetto ("Res Nova"), che verrà probabilmente affiancato da un quartetto d'archi, diventanto così "ottetto", e sarà presto registrato su disco.
    Sono molto felice degli sviluppi che stanno interessando le mie collaborazioni con altri artisti. Il quartetto di Tullio De Piscopo ("Tullio De Piscopo Swing Machine - Featuring Mattia Cigalini") nel quale sono ospite, stà andando fortissimo grazie alla incontenibile creatività di Tullio, che non cessa mai di stupirmi ogni sera. C'è poi un affiatatissimo duo con lo splendido pianista Andrea Pozza, con il quale abbiamo in previsione di registrare un album.
    Tra i progetti "in cantiere" invece, posso anticipare la nascita di un quartetto italo-americano che vede la presenza dello splendido pianista Joey Calderazzo, il grande John Patitucci al contrabbasso, e il "nostro" Tony Arco alla batteria.
    Un'altro quartetto che "vedrà presto la luce" sarà quello composto da me, Luigi Tessarollo, Paolino Dalla Porta e il batterista americano Adam Nussbaum. Sono molto curioso del risultato di entrambi i gruppi.


    - Un saluto agli amici di Ilsaxofono e Sax Forum?

    Un caro saluto a tutti voi. E mi raccomando: Blow Hard... and pratice harder!!

    Links:

    Myspace: http://www.myspace.com/theciga