• Klaus Lessmann

    Autore: Simone Borgianni



    La sezione "interviste" si arricchisce di un'importante testimonianza, con grande piacere mi trovo a raccogliere le impressioni di un jazzista di fama nazionale ed internazionale: Klaus Lessmann.Da molti anni è docente del Siena Jazz ed è grazie a lui che ora amo questa meravigliosa musica.
    Nato nel 1961 in Germania, si è diplomato presso l’università di Graz in Austria come concertista, didatta e musicologo. È attivo sulla scena musicale dall’inizio degli anni ‘80 e ha collaborato con numerosi musicisti italiani e stranieri. Dopo aver frequentato i Seminari Senesi di Musica Jazz si è stabilito a Siena dove dal 1990 insegna strumento,arrangiamento, musica d’insieme ed altre materie nell’ambito dei seminari invernali di Siena Jazz. Dirige la più di dieci anni la ‘Siena Jazz Big Band’ e la ‘Arbia Big Band’, per le quali scrive quasi tutti gli arrangiamenti.
    Lavora anche con il suo quartetto, con il ‘Neos Project’ di Riccardo Galardini, con il quartetto / settetto ‘Clarinettology’, con il Quartetto ‘Swing Chopin’ e la ‘Jelly Roll Tuba Band’. È il responsabile per l’Italia della IASJ, la ‘International Association of Schools of Jazz’ ed ha organizzato tre incontri dell’associazione a Siena. Insegna Educazione Musicale alle Scuole Statali. Ha pubblicato due libri sul fraseggio jazzistico con la casa editrice ‘Ricordi’ e diversi arrangiamenti per Big band e quartetto di sassofoni in Germania ed Inghilterra.
    Dischi e CD sotto il proprio nome, con Riccardo Galardini, Maurizio Picchiò, Carlo Morena, Maurizio Geri, il ‘Quartetto Acustico Latino’, la Siena Jazz Big Band, Sergio Caputo, Marco Messeri, Francesco Nuti ed altri.
    http://www.ateliermedia.com/Lessmann/
    klaus.lessmann@tin.it


    - Come inizia la tua formazione musicale?

    Ho cominciato a suonare il flauto dolce a sei anni, il pianoforte un anno dopo, poi anche il violoncello e soprattutto il clarinetto a circa 13 anni. Ho avuto la fortuna di studiare il clarinetto con un grandissimo insegnante, Karl Heinz Hahn dei Filarmonici di Monaco, una persona con ampie vedute che suona anche il sassofono e ama il jazz. A circa 16 anni cominciavo ad ascoltare jazz e di conseguenza cercavo di suonarlo, prima col piano, poi con il violoncello al posto del basso. Dopo aver capito la scarsa funzionalità del cello ho imparato il contrabbasso. Il sassofono arrivò per ultimo: non si poteva studiare all’Università il jazz con il clarinetto, perciò ho cominciato a suonare il sax per mezz’anno con un tenore in prestito. Tre giorni prima dell’esame d’ammissione, da vero incosciente, ho comprato un contralto e stranamente mi hanno preso lo stesso.
    Da ragazzo suonavo soprattutto musica classica, vengo da un posto vicino a Salisburgo e soprattutto la musica di Mozart significa molto per me.


    - Ci sono stati dei modelli a cui ti sei ispirato?

    Il primo musicista che mi ha fatto amare il jazz era ‘Jelly Roll’ Morton, il primo jazz moderno che mi faceva impazzire era la musica del quartetto di Gary Burton con le composizioni di Carla Bley, Mike Gibbs e soprattutto Steve Swallow. Per quanto riguarda i sassofonisti: da ragazzo ascoltavo soprattutto Charlie Parker; un musicista che non mi stanca mai e che mi rende felice quando l’ascolto è ‘Cannonball’ Adderley.
    Il clarinettista che sento più vicino a me è Jimmy Giuffre, anche se non l’ho mai imitato volutamente. Invece ho copiato e trascritto tanto Miles Davis - per fortuna suona un altro strumento. Arrangiamento: Ho scoperto tardivamente il primo Duke Ellington, ma poi l’ho approfondito abbastanza.


    - C'è un aspetto della tua carriera che ti stimola maggiormente tra suonare, dirigere e insegnare?

    È’ molto bello quando qualcuno suona la tua musica e tu non devi fare niente tranne ascoltare! Comunque suonare, soprattutto quando suoni bene, è veramente una sensazione unica. Sei il ‘Re del Mondo’ in quel momento, per usare una espressione di Dave Liebman. Insegnare può essere molto soddisfacente, soprattutto quando vedi i progressi dell’allievo di strumento, o anche quando a scuola media senti una classe cantare con entusiasmo una canzone di Duke Ellington! Chiaramente anche l’insegnante non smette mai d’imparare nuove cose sulla musica (e non solo).


    - Da anni fai parte dell'organico del Siena Jazz, tra la direzione della Big Band (SJBB) e i corsi permanenti, cosa puoi dirci?

    ‘Siena Jazz’ è senz’altro una scuola con un’ottima infrastruttura, ma probabilmente in tutta l’Italia ci saranno scuole simili. In genere una scuola può offrire all’allievo qualcosa in più rispetto all’insegnante privato: musica d’insieme, corsi teorici, vita sociale e stimoli provenienti dai colleghi. Una scuola aiuta anche ad aver più costanza perché in genere si paga l’anno o almeno il mese in anticipo. Invece alla lezione privata uno va quando vuole e c’è il rischio di allentare dopo un po’. Comunque decisivo è l’insegnante di strumento, m’informerei con altri allievi di sassofono dove andare. La SJBB è un gruppo molto affiatato e suona insieme da 13 anni insieme con tutto sommato pochi cambi personali. Gli arrangiamenti sono scritti su misura, almeno in questo posso sentirmi Duke Ellington!


    - Ci sono degli esercizi che un sassofonista dovrebbe curare costantemente per mantenere un buon livello?

    Senz’altro si deve far qualcosa per il suono, note lunghe, i soliti esercizi con gli armonici o comunque suonare, stando attenti ad avere un suono uniforme su tutto il registro. Tutto parte da lì - la tecnica viene dopo.


    - Qual è l'errore più comune tra i tuoi allievi?

    - Nell’improvvisazione: suonare troppo e fare poche sequenze, per paura di sembrare banale.
    - Non studiare con il metronomo (sul 2 e 4).


    - Quando capita la giornata "no", qual’è una buona tecnica per limitare i danni?
    Per primo uno dovrebbe preparare bene i suoi concerti: avere gli strumenti a posto, sapere il repertorio a mente, scegliersi -se possibile- bene i compagni d’avventura, curare il proprio stato fisico, fare un soundcheck corto ma produttivo. Quando nonostante tutto questo uno non riesce a raggiungere uno stato ideale, una completa unione con lo strumento e con la musica, si deve accontentare e mettersi a servizio degli altri musicisti (e della musica). Per fortuna di solito si suona in compagnia e non si ‘vince’ da solo esattamente come nello sport di squadra.


    - Ci sono dei testi da consigliare?

    Non sono molto informato, ma senz’altro tutti i libri, video, ecc. di Dave Liebman sono ottimi. I testi d’armonia sono di solito troppo cerebrali e si rivolgono magari più ad insegnanti che a studenti. Gli ‘playalong’ vanno usati con cautela - si dovrebbe cercare sempre di ascoltare l’originale e non fidarsi della versione banalizzata da Aebersold o Hal Leonard.
    Un libro utile per studiare scale, accordi ecc. allenando soprattutto l’orecchio, è ‘Patterns for Jazz’ di Jerry Coker ed altri. Penso che i miei libri, che riguardano il fraseggio, siano senz’altro meglio di quelli che usavo da studente ed hanno anche il vantaggio di un’esauriente introduzione in italiano.


    - Che strumenti e setup usi?

    Soprano, Alto e Tenor ‘Yamaha’, bocchini ‘Yamaha’ (ss), ‘Meyer’ (as), ‘Berg Larsen’ (ts) tutti di ebanite, ance di plastica ‘Bari’ hard tagliate (ancia bs per il tenore, ts per il contralto).
    Clarinetti Bb e A ‘Wurlitzer’, bocchino ‘Zinner’, ance ‘Vandoren’ per cl tedesco.


    - Tra gli innumerevoli nomi illustri della musica con cui hai lavorato, ti ha colpito qualcuno in particolare?

    Kenny Kirkland in Jam Session, per la leggerezza del tocco, il relax e la gioia che tramandava. Suonare con bravi batteristi come Keith Copeland, Winard Harper o John Ramsay è sempre una gioia per un sassofonista. Poi Gianni Basso - un grandissimo tenorista, una persona disponibilissima che fa parte della storia del jazz.


    - Nello scenario attuale della musica come vedi il jazz?

    Più o meno come sempre. Comunque non sono la persona giusta per rispondere, vivo senza TV e ascolto poco la radio. Probabilmente c’è la tendenza verso ritmi più avventurosi, via dal 4/4: era l’ora!


    - Come nasce un tuo album o brano?

    Purtroppo nessuno mi paga per scrivere musica, quindi mi limito a comporre quando il pezzo viene fuori da se o quando devo scrivere un brano per ricordarmi qualcosa (per esempio ‘A gmade Wiesn’ era il mio ultimo codice pin). Avrei però abbastanza conoscenza della composizione per farmi venire l’ispirazione, se qualcuno mi volesse chiamare. Generalmente faccio qualcosa soltanto se non posso fare a meno!


    - Progetti futuri?

    Riallacciandomi alla domanda precedente: Sì, penso il mondo ha bisogno di un CD di Riccardo Galardini e me che suoniamo i Beatles a modo nostro, un progetto che va avanti da più di dieci anni. Poi ci sarà anche il CD di ‘Swing Chopin’, con Riccardo e Maurizio Geri alle chitarre e Paolo Ghetti al contrabbasso, nel quale interpretiamo composizioni di Frédéric Chopin in chiave swing ma non solo. Ci sarà anche un nuovo CD dal vivo della Siena Jazz Big Band e soprattutto l’atteso CD della ‘Arbia Big Band’, featuring Nate Birkey alla tromba e soprattutto Simone Borgianni al sax tenore!


    - Vuoi dire qualcosa agli amici di Sax Forum?

    Fanatici del setup, ricordatevi che strumento, bocchino e ancia incidono al massimo al 30 % sul suono! Quindi, pensate alla musica e non perdete troppo tempo con queste cose.