• Art Pepper

    Art Pepper è stato una sorta di leggenda nel panorama jazz degli anni Cinquanta. Vita privata e musicale non avevano confini: l’una confluiva nell’altra in maniera devastante.

    Incideva nell’intervallo temporale tra un’entrata e un’uscita dal carcere a causa di problemi con la droga. La sua musica, influenzata agli inizi da Charlie Parker, seppe poi trovare una strada e un suono proprio.

    Art Pepper esordisce suonando con band di colore a Los Angeles. Viene scritturato dall’orchestra di Benny Carter e poi da quella di Stan Kenton (1947-1952).
    In questo periodo incominciano i problemi con la droga.

    Nei primi anni Cinquanta incide sia come leader sia come accompagnatore, ma il momento più fortunato è dal 1957 al 1960.

    Dopo viene il buio del carcere e lo smarrimento tecnico: inizia ad imitare il saxofono di John Coltrane e a deludere i suoi fans.

    Nel 1968 registra con Buddy Rich ma si ferma per un grave malanno. Ritorna sulle scene nel 1975, grazie anche all’aiuto della moglie, e tra concerti e incisioni ritrova la “forma musicale”.

    I lavori migliori verranno fuori tra la fine dei Settanta e gli anni Ottanta.
    Straight Life, libro autobiografico, documenta ampiamente la sua vita vissuta sempre ai limiti.