• Michael Brecker

    Michael Brecker (Philadelphia, 29 marzo 1949 - New York 13 gennaio 2007) è stato un saxofonista statunitense, probabilmente il più influente ed apprezzato dagli anni ‘80 in poi e secondo alcuni il più influente tenore dai tempi di Coltrane.

    Brecker ha cresciuto una generazione di jazzisti che non vedevano nella musica rock un nemico, quanto piuttosto una praticabile opzione musicale.

    Nato a Philadelphia e cresciuto nel sobborgo di Cheltenham Township, Michael Brecker fu introdotto al jazz già in tenera età dal padre, pianista jazz dilettante.

    Inizia studiando il clarinetto, passando al sax alto durante la scuola e infine arrivando al sax tenore.

    Iscrittosi alla Indiana University, dove frequenta lezioni di musica e di medicina, dopo solo un anno abbandona gli studi e si sposta a New York per dedicarsi alla musica a tempo pieno, dove si ricava uno spazio come dinamico ed esaltante solista.

    I primi successi arrivano con la band jazz-rock Dreams, composta da suo fratello Randy (tromba), Barry Rogers (trombone), Billy Cobham (batteria), Jeff Kent e Doug Lubahn.

    La band ebbe vita breve (un solo anno), ma fu piuttosto influente: Miles Davis fu visto ad alcune loro esibizioni poco prima della registrazione del proprio album “Jack Johnson”.

    Dopo i Dreams, Brecker lavora come turnista con musicisti del calibro di Horace Silver e Billy Cobham, prima di tornare nel 1975 a lavorare con suo fratello per formare la Brecker Brothers Band. Il gruppo segue la tendenza jazz-rock del periodo (stile Weather Report), con arrangiamenti molto strutturati, una base ritmica marcata e una forte influenza rock. La band rimase in attività fino al 1982, ottenendo un discreto successo.

    Durante tutta la sua carriera, Brecker è molto richiesto sia come solista che come musicista di supporto e suona con svariate band di rilievo, dal jazz al rock, comparendo in oltre 700 album come membro della band o come guest-star.

    Tra le più importanti collaborazioni pop-rock si trovano Steely Dan, James Taylor, Paul Simon, Lou Reed, Donald Fagen, Dire Straits, Joni Mitchell (con l’incredibile tournée di Shadows and Light insieme ai giovanissimi Pat Metheny e Jaco Pastorius), Eric Clapton, Aerosmith, Frank Sinatra, Frank Zappa, Bruce Springsteen e Parliament-Funkadelic, oltre alle apparizioni nella band del famoso show televisivo Saturday Night Live.
    A queste si affiancano collaborazioni con musicisti di spicco della scena jazz, oltre ai già citati Pastorius e Metheny, troviamo Herbie Hancock, Chick Corea, Chet Baker, George Benson, Quincy Jones, Charles Mingus, McCoy Tyner, Elvin Jones, Claus Ogerman e molti altri.

    Dopo un periodo come co-leader a fianco di Mike Mainieri del “supergruppo” Steps Ahead, incide il primo album da solista (“Michael Brecker”) nel 1987, che segna il suo ritorno ad un ambiente più tradizionalmente jazzistico, evidenziando il suo talento compositivo. Durante gli anni ‘90 e 2000, continua ad incidere album come leader, vincendo 11 Grammy Awards, raccogliendo un grandissimo successo di pubblico durante le partecipazioni ai più importanti eventi jazzistici del mondo.

    Particolarmente notevole il tour del 2001, nell’ensemble Hancock-Brecker-Hargrove, dedicato ai pionieri John Coltrane e Miles Davis in cui si trova la sua indimenticabile interpretazione di Naima di Coltrane. L’album ricavato dalle registrazioni live di questo tour vince il Grammy nel 2003.

    Durante un concerto al Mount Fuji Jazz Festival del 2004, Brecker avverte un acuto dolore alla schiena.

    L’anno seguente gli viene diagnosticata una malattia del midollo osseo, che poi degenererà in leucemia. I successivi tentativi di cura non hanno successo e il saxofonista si spegne il 13 gennaio 2007 a New York City.

    Il suo ultimo concerto è l’esibizione alla Carnegie Hall a fianco di Herbie Hancock Il 23 giugno 2006.

    La sua ultima incisione, “Pilgrimage”, esce nel maggio 2007, la stellare band che gli si affianca nell’incisione è composta da Jack DeJohnnette (batteria), Pat Metheny (chitarra), John Patitucci (basso el.), Herbie Hancock e Brad Mehldau (piano).

    L’esecuzione è all’altezza di Brecker, nonostante fosse già gravemente malato e dolorante durante l’incisione, infatti con questo disco Brecker vince due Grammy Awards postumi.