• Ornette Coleman

    Nel 1959 si presentò a New York con il suo sassofono di plastica bianca, accompagnato da Don Cherry con la sua trombetta pakistana: Ornette – come tutti i grandi poeti – aveva sentito che stava per arrivare l'ondata iconoclastica degli anni '60, e a suo modo l'annunciava. Arriva al Padova Porsche Jazz Festival una delle leggende della musica jazz, l'inventore del free-jazz, mister Ornette Coleman, che si ebibirà assieme al suo Quartet giovedì 23 novembre al Teatro Verdi.

    La sua musica divise aspramente il mondo del jazz: Miles venne a sentirlo facendo finta di niente, ma le idee di Ornette furono influenti nella ricerca di una nuova strada dopo Kind of Blue, e l'elegante pianista John Lewis addirittura ne fece un suo protetto, malgrado l'apparente abissale distanza tra gli echi classici del Modern Jazz Quartet e il caos organizzato dei dischi di Ornette. Ma in realtà Lewis aveva intuito che Ornette era un rivoluzionario per caso: il sassofonista si limitava a seguire coerentemente il filo della sua naturale inventiva musicale, che non sempre combaciava con le forme stabilite dalla tradizione jazzistica e che non veniva esposta con note temperate secondo l'accordatura europea, ma che era intimamente melodica e radicata nella tradizione strumentale e vocale afroamericana.

    Ornette è infatti nato nel 1930 a Forth Worh nel Texas, terra di grandi sassofonisti dalle voci intrise di blues; dopo un apprendistato nelle varie forme urbane della musica nera, Coleman a quindici anni ascolta Charlie Parker e comincia a imitarne nota per nota gli assoli – il problema, come per tutti i sassofonisti dopo Bird, sarà trasformare l'imitazione nella creazione di uno stile personale. La svolta avviene a Los Angeles, dove Coleman vive con la moglie, la poetessa e attivista Jayne Cortez, e il piccolo Denardo, e dove fa da punto di riferimento per un gruppo di giovani musicisti alla ricerca di una propria voce: Don Cherry dall'Oklahoma, un bassista dal viso angelico che proveniva dalla musica country, Charlie Haden, e i batteristi Ed Blackwell e Billy Higgins; ma è il bassista Red Mitchell a intuire il valore delle composizioni di Coleman e a portarlo alla Contemporary di Lester Koenig, che pubblica l'album d'esordio del sassofonista, Something Else, nel 1958. A questo disco ne seguono altri, dai titoli ancora più espliciti, pubblicati dalla Atlantic proprio grazie a John Lewis: Tomorrow Is The Question!, The Shape Of Jazz To Come, Change Of The Century e This Is Our Music, che tra il 1959 e il 1960 definiscono le coordinate della sua ricerca, con la partecipazione – oltre a quelli citati – di musicisti come Percy Heath e Shelly Manne.

    Ma è Free Jazz con la sua indimenticabile copertina di Jackson Pollock e la partecipazione di Freddie Hubbard, Scott LaFaro ed Eric Dolphy a fare da manifesto alla nuova musica del decennio, con la sua struttura senza precedenti – una improvvisazione strutturata per doppio quartetto. Coleman diventa oggetto di feroci discussioni, che non sono estranee alla successiva rottura con la Atlantic e l'inizio di una nuova avventura in trio con David Inzenzon al basso (a volte insieme ad Haden) e Charles Moffett alla batteria, le cui incisioni per la ESP e la Blue Note segnano la metà del decennio: quando sembra essersi cristallizzata, la musica di Ornette esplode di nuovo, con l'adozione di violino e tromba – due strumenti che suonati con tecniche non ortodosse danno una prospettiva diversa alla musica – e l'inserimento nel gruppo dell'adolescente Denardo alla batteria.

    Dopo brevi ma folgoranti collaborazioni con Garrison e Jones, bassista e batterista del gruppo di Coltrane (a sua volta il tenorista incise The Avant-Garde circondandosi del gruppo di Coleman meno il leader) il 1969 è l'anno di un altro titolo significativo, Crisis; e la nuova svolta nella musica di Coleman si sostanzia negli esperimenti compositivi per quintetto di fiati e per orchestra sinfonica del 1972: Broken Shadows e Skies of America.

    Science Fiction del 1972 con il suo organico ampliato, il montaggio di nastri e la chitarra di Jim Hall è invece il preludio dell'impatto sonoro realizzato con la svolta elettrica ed etnica di Dancing in Your Head del 1976, cui prendono parte due chitarre elettriche e i musicisti tradizionali Joujouka del Marocco, che Coleman ha incontrato durante un soggiorno di studio in Africa.
    Ma in realtà la concezione armolodica di Ornette – secondo cui l'armonia deve seguire l'invenzione melodica del solista, invece di determinarne il percorso - è la base comune della sua produzione, come dimostra un disco ancora programmaticamente intitolato In All Languages in cui si fondono il suo classico quartetto acustico e il gruppo elettrificato/etnico Prime Time.

    Una fortunata collaborazione con i Grateful Dead gli apre nuove possibilità, e fonda l'etichetta Harmolodic che pubblica una importante serie di dischi, a partire da Tone Dialing, in cui un preludio di Bach viene reinterpretato armolodicamente.

    Nel decennio successivo il genio di Ornette viene riconosciuto da un musicista come Pat Metheny, che incide con il sassofonista Song X, e da John Zorn, il cui suono e fraseggio sono ispirate a Coleman e che crea il gruppo Masada aggiornando il quartetto acustico di Coleman in versione klezmer/latina.

    Negli anni '90 è la attribuzione del Mac Arthur Genius Prize a segnare l'accettazione dell'anti-musicista Coleman da parte dell'establishment, che lo celebra con una serie di concerti al Lincoln Center, Civilization 1997.

    In un interessante gioco, il suo attuale quartetto accanto al figlio Denardo alla batteria vede la presenza dei due bassisti Tony Falanga e Greg Cohen, che proviene proprio dai Masada di Zorn! Coleman continua a mettere in discussione le categorie non solo musicali ma anche filosofiche e metafisiche; il suo mondo armolodico si espande in rapporto a tutto l'universo sonoro e delle arti figurative; ogni suo concerto può cambiare negli ascoltatori il modo in cui percepiscono la musica. Nel 2007, con l'incisione di Sound Grammar, ottiene il Premio Pulitzer per la musica e viene premiato con il Grammy Lifetime Achievement Award.[/COLOR]