• Gianluigi Trovesi

    Nato nel 1944 in una famiglia popolare di Nembro, un paese nella parte montuosa della provincia di Bergamo, da bambino è stato circondato dalla musica eseguita negli spazi di vita comunitaria, e ben presto anche da quella ascoltata attraverso i dischi e la radio: il coro per i tradizionali canti di montagna e il coro della chiesa, il trio di chitarra, clarinetto e fisarmonica che accompagnava il ballo, poi la musica delle nuove danze sul fonografo e la musica classica eseguita alla radio. Un maestro di musica lo indirizzò al Conservatorio di Bergamo dove, oltre allo strumento, studia armonia, contrappunto e fuga con il maestro Vittorio Fellegara, una figura importante del novecento musicale italiano.

    Ma l’apprendistato di Trovesi non si è limitato agli studi di Conservatorio, dove si diplomò nel 1966: il suo appetito musicale, oltre che la possibilità di guadagnare qualche lira extra, lo portò già da studente a suonare il clarinetto nelle sale da ballo. Lo swing di Glenn Miller e Benny Goodman era infatti l’elemento dominante nel jazz, anche se ben presto si aggiunsero Charlie Parker, il cool di Mulligan e Konitz, e poi le prime incisioni di Ornette Coleman. Il giovane musicista ascoltava avidamente la “new thing” che arrivava dall’America. Particolarmente importante l’impatto al festival di Milano con il gruppo di Mingus che comprendeva Eric Dolphy all’alto e al clarinetto basso: il fraseggio di Dolphy all’alto era radicato nel bop ma del tutto diverso negli esiti, e il suo uso del clarinetto basso in ambito jazzistico era un altro mondo rispetto a quello che si studiava in Conservatorio. Grazie a questa vasta esperienza e al suo ben presto riconosciuto talento, il giovane musicista ottiene un incarico di insegnamento e nel 1978 vince il Concorso Nazionale per Sassofono e Clarinetto, ottenendo un posto permanente nella Big band della Radio di Milano come primo alto e primo clarinetto.

    E’ il chitarrista Franco Cerri a invitarlo regolarmente in concerto e in sala di incisione, mentre Giorgio Gaslini lo inserisce il sassofonista nel suo sestetto. Con Gaslini, nell’atmosfera politicamente e culturalmente arroventata degli anni ’70, Trovesi compie importanti esperienze internazionali, e la sua voce colpisce subito i personaggi più significativi della contemporanea musica improvvisata europea, che lo invitano a prendere parte alle loro esperienze. Trovandosi in una di queste occasioni a confronto con il problema di esibirsi in solo dopo Evan Parker, Trovesi mise a frutto la sua formazione di musicista colto, di suonatore di balera e di improvvisatore jazzistico, venendo fuori con l’idea di basare l’improvvisazione su un saltarello dell’Ars Nova fiorentina, e svilupparla con improvvisazioni ispirate sia al serialismo che alle armonie “aperte” di Dolphy. Accolto con grande entusiasmo, il concerto fu un importante punto di svolta nella sua carriera, e nel suo lavoro come leader Trovesi ha continuato a seguire questa ispirazione: la amata musica da ballo e da banda dell’infanzia, la scoperta del jazz in tutte le sue forme, la ricerca delle radici popolari della tradizione classica italiana intrecciano nella sua musica un dialogo fruttuoso, felicemente coniugate dal suo multiforme talento di strumentista improvvisatore e di originalissimo compositore.