• Grafton Plastic


    "Le timbre du son est dèterminè par les proportsions donnèes ò la colonne d'air par celles du corps de l'instrument qui la contient” (1). Cosi recita la legge acustica che fece la fortuna di Adolphe Sax, impegnato a provare l'inutilità di ostinazioni sterili volte alla ricerca del materiale “ideale” per la costruzione degli strumenti a fiato (atte a migliorarne le gli squilibri sonori esistenti).
    Ciò che determina il timbro sono dunque le proporzioni interne di uno strumento, che si mantengono simili per tutti i membri di una stessa famiglia e non il materiale con il quale è costruito. Anche se la validità di tale enunciato si impose d'autorità sulle vecchie tecniche di altri artigiani, Sax stesso, conscio con le proprietà di materiali differenti influenzano, spesso in maniera determinante, la “qualità” del timbro di uno strumento, non negò mai i pregi di queste pratiche per alcuni settori d'applicazione.

    Quando commercializzò il saxofono infatti, pubblicizzò il fatto che i tagli piccoli dello strumento (per questioni pratiche tale disponibilità veniva meno per gli strumenti gravi) potevano essere costruiti in qualsiasi metallo, e soprattutto in qualsiasi tipo di legno (2).

    E con il passare degli anni i nuovi saxofoni che adottarono modelli acustici differenti (come il “Le Rationale” di Leblanc o il “Double Resonance” di Allan Loomis, fino al recentissimo Saxofono Cromatico di Jim Schmidt) e perfezionati, non ebbero il successo sperato, e furono ben presto dimenticati, lo stesso non si può dire che impiegarono come materiale di base qualcosa di diverso dall'ottone. Dagli Anni '70 in poi il principale sostituto dell'ottone tripartito fu l'argento, impiegato nella costruzione dei King Super 20 Silversonic (prima solo il collo, successivamente anche la campana), in una pratica subito ripresa dalla nipponica Yanagisawa (3). Nel 1980 Buffet iniziò anche il rame per la fabbricazione dell'intero corpo del saxofono malgrado i giudizi negativi di eminenti fisici come Ernest Ferron e del concorrente Jean Selmer. Sul finire degli anni '90 anche Selmer presentà saxofoni con parti (contralto Millennium) o interamente (soprano serie III sterling Silver) in argento e nel 2000 ancora Yanagisawa immise sul mercato il soprano modello S992 in bronzo, materiale nuovo in questo tipo di applicazione.

    L'utilizzo del legno non fu invece mai realmente apprezzato, e i saxofoni prodotti non riuscirono a reggere la concorrenza dei fratelli in metallo. Tale fu la sorte ad esempio -nel 1980- del soprano Buffet completamente in ebano (all'apparenza simile ad un Tàrogàto ungherese) subito uscito fuori produzione perchè -si disse- aveva una sonorità troppo esile. Tuttavia innegabile è il fatto che questo materiale sia stato utilizzato successivamente nella costruzione delle singole parti del saxofono (soprattutto imboccature e chiver).

    Un materiale che venne, forse a ragione o forse per i troppi pregiudizi, messo subito da parte dopo un'isolata esperienza negli anni '50 da parte di un artigiano italiano, fu invece la plastica. Se l'utilizzo dell'acrilico aveva avuto un relativo successo nella produzione di altri “legni” (si pensi ai fagotti, flauti e clarinetti in plexigas di Moenning, medaglia d'oro al Grand Prix de Paris nel 1937), in particolare dei clarinetti (che trovarono, con i Leblanc/Vito di Pascucci un mercato nell'ambiente studentesco e bandistico americano dei primi anni '60), e in questi ultimi anni anche i grossi strumenti quali i Sousaphones, ciò non fu mai per il saxofono, che nel 1955 vide chiusa per sempre la sua unica esperienza in questo settore.



    Il Grafton Plastic (cosi venne chiamato il saxofono di Sommaruga (4) destò comunque molta curiosità nei musicisti dell'epoca, che attraversavano un periodo di intense trasformazioni musicali, sia pratiche sia estetiche, nelle quali il design tipicamente bolidistico (5) e il suono particolare del Grafton si inserivano a pieno titolo. Ma ripercorriamo la storia del suo inventore per capire quali furono le ragioni che portarono alla creazione d questo modello.

    Ettore Sommaruga nacque a Milano nel 1904. Iniziò ad essere educato musicalmente già all'età di 4 anni, quando il fratello decise di insegnargli il mandolino. Successivamente iniziò lo studio del flauto presso la Scuola Popolare di Musica di Milano, dove si diplomò con le menzioni d'onore. A dodici anni inoltre cominciò a fare l'apprendista in una delle ancora numerose botteghe artigiane, specializzata nella produzione degli ottoni. Era appena diciottenne quando decise di lasciare l'Italia e di stabilirsi a Parigi. Probabilmente uno dei motivi di tale scelta fu, oltre al mutato panorama politico che aveva visto Mussolini protagonista protagonista della marcia su Roma, anche il fatto che Milano e Parigi avevano in comune un'enorme quantità di manifatture specializzate nella lavorazione dell'ottone. Il primo lavoro di Ettore nella capitale francese infatti fu legato alla produzione dei corni francesi. Fu a Parigi che crebbe il suo interesse per il saxofono, tanto che decise di prendere lezioni da un militare bandista. Si appassionò allo strumento e, vista la sua abilità artigianale, si dedicò in breve alla riparazione dei saxofoni arrivando a studiare dei metodi molto efficaci per togliere la laccatura preesistente prima di applicarne una nuova. La sua fama crebbe nell'ambiente e Geoffrey Hawkes (del futuro gruppo Boosey ad Hawkes) invitò Sommaruga a Londra per insegnare questi metodi a tre suoi giovani tecnici. Quando Ettore arrivò nella capitale del Regno Unito era completamente digiuno di inglese ma riuscì, per via del suo carattere socievole, a fare subito amicizia soprattutto con John Pausey, stretto collaboratore di Geoffrey Hawkes.

    Sommaruga tornava frequentemente a Parigi, e Pausey, che aveva un giro d'affari in Francia, approfittava spesso di Ettore come traduttore. Fu qui che Pausey fece conoscere a Sommaruga l'oboista e direttore d'orchestra americano Van Philips, che in cambio di lezioni di francese insegnò ad Ettore i fondamenti del jazz. Terminao il lavoro in Inghilterra nel 1927 Sommaruga tornò in Francia e iniziò a fare il musicista a tempo pieno nei locali parigini, suonando jazz con un alto Buescher (la conformazione della tastiera del Grafton ricorda moltissimo quella del True Tone) e un tenore Conn. Nel 1934, stanco di questa vita, decise di lasciare la Farncia. Sposò Selma , una donna di madre francese e padre inglese e si trasferì in Portogallo, ad Estoril, dove aprì un negozio specializzato in strumenti musicali e dischi jazz. Purtroppo dopo due anni si rese conto delle perdite considerevoli che stava subendo a causa della poca disponibilità economica dei portoghesi . Pensò quindi di ritornare in Inghilterra, nella casa paterna della moglie, e dove comunque aveva buona fama e molti amici. Dopo la guerra acquistò dei locali in Grafton Way presso Tottenham Court Road per impiantare una fabbrica di strumenti musicali: la Grafton Light Enginering Company Limited. Gli fu subito offerta la possibilità di associarsi con i fratelli Davis, gli unici importatori Selmer in Inghilterra. Ma Ettore, conscio delle proprie capacità e della propria reputazione, scelse l'indipendenza. La Seconda Guerra Mondiale stava per finire e l'industria del metallo non era più in grado di offrire la materia prima alle piccole aziende. Reperire lastre di ottone in Inghilterra era diventati ormai difficile e soprattutto dispendioso. Fu in questo contesto che Hector (cosi veniva ormai chiamato a Londra) sviluppo' l'idea di un saxofono in plastica capace di abbassare i costi di produzione e vendita. La guerra terminò e Sommaruga iniziò a depositare i primi brevetti, l'ultimo dei quali nel gennaio del 1947.

    I problemi da superare prima di presentare un prototipo furono ovviamente numerosi. La plastica purtroppo non era adatta a supportare i pilastri delle molle e della tastiera per cui Sommaruga dovette ridisegnare tutta la parte meccanica, incluso il collo, che in un primo momento era stato pensato anch'esso in plastica (ma poi a causa dell'evidente fragilità di quella sezione fu riproposto in ottone).Quando però un primo modello fatto a mano fu finalmente presentato era praticamente insuonabile. Ciò nonostantedestò subito l'interesse si D.C. La Rue che propose a Sommaruga di utilizzare un composto plastico sviluppato dalla Imperial Chemical Industries.

    L'accordo per la produzion fu stabilito con la Dallas Limited che oltre alla produzione avrebbe dovuto occuparsi anche della distribuzione dello strumento in America. Il nuovo saxofono iniziò ad essere pubblicizzato nel 1950 ad un prezzo poco inferiore a £58, la metà del prezzo di uno normale in ottone.Il Grafton Plastic (nome derivato dalla via dove Sommaruga aveva impiantato i primi laboratori) interessò l'allora giovanissimo John Dankworth che lo introdusse nel suo “John Dankworth Seven” e iniziò a discutere con l'inventore su dettagli da migliorare.

    Probabilmente fu Dankworth a suonare per la prima volta in pubblico, al Modern Music Club, il Grafton Plastic. Dopo di lui furono molti i saxofonisti inglesi che apprezzarono l'efficienza dello strumento di Sommaruga. Freddie Gardner, Ivy Benson, Joe Crossman e soprattutto Leslie Evans che fu il primo insegnante dedito al Grafton. In effetti tale strumento aveva bisogno della messa a punto di un nuovo tipo di approcciovisto che non era, anche in alcune posizioni (dei gravi), identico agli altri saxofoni. Successivamente il Grafton arrivò negli Stati Unitidove venne accolto calorosamente da molti performers, primo fra tutti Ornette Coleman, e successivamente da Charlie Parker (che usò questo saxofono solo nelle tournee fuori dagli U.S.A. A causa dei contratti con altre ditte americane). Da questo momento però iniziò una sorta di boicottaggio organizzato nei confronti del Grafton Plastic. Lo strumento fu accusato di una cattiva intonazione, di fragilità eccessiva (in realtà aveva una robustezza non comune), di poca proiezione del suono e dell'ovvio problema di apprendere qualche nuova posizione.

    In realtà gli svantaggi del Grafton erano altri: l'acrilico infatti non può essere saldato o modellato quindi le parti rotte dovevano essere sostituite completamente e questo lo poteva fare solo la Dallas Company. Questo disservizio fu incrementato anche dal costo della riparazione. Anche la sistemazione delle molle provocava vari problemi. Nonostante questo prodotto anche un tenore Grafton e un baritono. Ma nel 1953 Sommaruga lasciò la Dallas Company e ritornò in Francia, dove iniziò a gestire un Motel, e vi rimase fino al 1985, anno della sua morte. Nel '53 la Dallas iniziò a produrre anche clarinetti in acrilico, che purtroppo avevano una pessima intonazione, che dipendeva soprattutto dalla lavorazione approssimativa. Il Grafton Plastic cessò di essere prodotto nel 1967 anche se già da 10 anni prima la produzione era calata drasticamente.




    Il corpo del Grafton è composto essenzialmente da tre parti: il collo in metallo, il fusto e la campana, che veniva collegata al al resto del saxofono dall'anello della curva inferiore ed un ponte in acrilico tra campana e fusto come nei normali saxofoni, e anche da un vistoso sostegno in Plexigas trasparente avvitato dietro la campana con quattro viti distribuite. Anche la meccanica era fondamentalmente costituita da sei blocchi autonomi in modo da essere ancorata (con viti Parker) al fusto in meno punti possibili: chiavi palmari a sinistra mignolo destro (con un'azione della leva del Do grave che preme nella parte superiore del tampone e con il foro del Re# grave sulla parte laterale dello strumento, sotto la leva dei due tasti), tastiera superiore, tastiera inferiore, gravi sulla campana e portavoce. La meccanica del Grafton era strutturalmente diversa da quella di un saxofono in ottone. Le mole erano studiate in modo che la loro forza elastica fosse indipendente dagli alberini dove solitamente vengono fissate, caratteristica era inoltre la loro forma ad “U”.

    Il Grafton veniva costruito in forme che poi venivano saldate per ottenere il corpo conico e presentava un rinforzo in metallo sul padiglione interno della campana. L'appoggio del pollice era in metallo ma molti strumenti avevano anche questa parte in acrilico. L'anello per il collo era in metallo e i camini dei fori erano fresati come negli attuali clarinetti. Le gabbie di protezione erano in Plexigas con il marchio “Grafton” stampato (6). L'estensione, fino al Fa acuto, prevedeva anche tutte le normali chiavi dei trilli. Presentava meccanismi di microregolazione su ogni parte mobile.
    Il sistema di tamponatura intercambiabile ricorda quella del flauto, con una vite al centro del tampone e senza l'ausilio di gommalacca.




    Note:

    1. L'enunciato risale ad un appello di una delle numerose cause promosse contro Sax dal cosiddetto "Comitato Anti-Sax", una associazione di costruttori parigini impegnati in un'azione di sabotaggio e boicottaggio degli strumenti del belga.
    2. Brevetto Belga del 1850 (fonte Howe cit.)
    3. Che successivamente alla chiusura della King (1985), ne recuperò anche le proporzioni del canneggio.
    4. Ettore Sommaruga (1904-1986)
    5. "Il Grafton fu costruito in uno stile "bolidistico", con il quale si tende ad arrotondare gli spigoli e gli angoli vivi per donare un'efficienza aerodinamica alla massa. Tale pratica stilistica fu adottata negli anni '50 ed applicata in molti campi, dagli elettrodomestici alle automobili". (Attilio Berni)
    6. Il cui design fu vistosamente copiato da Keilwerth nel modello The New King usando proprio il Plexigas(sostituito poi dal metallo in un secondo momento).



    Bibliografia:

    • Howe Robert S. The invention and early developement of the Saxophone, 1840-55, Lournal of the American Musical Instrument Society.
    • Horwood Wally, The Grafton's Story, CASS (Clarinet and Saxophone Society), December 1985. (La storia è basata su un'intervista di Horwood a Sommaruga e a sua moglie Selma).




    Testi di Emanuele Raganato