• Alessofono


    Caratteristiche tecniche:
    Altezza: cm 68
    Design: Alessandro Mendini con M. Christina Hamel
    Consulenza: Luca Di Volo, Davide Mosconi (1988) 1993
    Prodotto in ottone cromato nero, con decorazioni dorate e sigillo del chiver in corallo e oro, da "Roberto Zolla costruzione strumenti musicali", successore dell'antica ditta Rampone e Cazzani, 1818, Quarna Sotto (NO)
    Prezzo: 12000 euro circa


    Che la Alessi si sia avventurata, nel 1989, in una operazione rivolta alla progettazione di un nuovo saxofono può sembrare strano solo a chi non ci conosce bene. Questa operazione ha infatti per noi delle precise ragioni storiche, metodologiche e lasciatemelo dire filosofiche.
    Una prima ragione è di natura sentimentale l'Alessofono è un omaggio al nonno Giovanni, il fondatore della Alessi. Devo infatti ricordare che l'officina del nonno negli anni '20 e '30, oltre a dedicarsi alla produzione degli oggetti per la tavola e la cucina che tutti conosciamo, lavorava an*che per l'allora fiorente tradizione produttiva quarnese dei saxofoni. Il nonno, un po' per l'amicizia con il produttore quarnese Rampone & Cazzani e un po' per arrotondare il fatturato della sua officina, produceva le chiavi, faceva l'argentatura e la doratura dei corpi e le incisioni sugli strumenti che venivano portati giù a Crusinallo, a spalla dentro una gerla, da un giovane garzone (questo garzone esiste ancora e ricorda che partiva la mattina presto da Quarna facendo gran parte del villaggio a piedi, aspettava tutto il giorno e poi la sera riprendeva la strada per la montagna con i suoi strumenti).
    Un'altra ragione è tecnologico-produttiva: il modo produttivo dei saxofoni, per bizzarro che possa sembrare ai non addetti ai lavori, ha le stesse radici tecniche dell'artigianato dei casalinghi e usa gli stessi metalli e gli stessi strumenti produttivi: l'ottone, l'alpacca e l'argento, il tornio, la fusione, le piccole presse e taglierine e tanto, accurato lavoro di lima. Un'altra ragione ancora è di natura metodologica e risiede nel tentativo, da noi esperito in questa operazione, di applicare anche al saxofono la pratica dello high design. E nostro parere infatti (mio e di Alessandro Mendini, inseparabile compagno nelle avventure più emozionanti della Alessi) che nel momento della invenzione di questo strumento, più di un secolo fa, il signor Sax abbia rivolto tutta la sua attenzione e la sua genialità agli aspetti musicali dello strumento, trascurando invece tanto gli aspetti ergonomici quanto gli aspetti estetici. Sulla stessa strada hanno poi continuato negli anni successivi tutti i produttori di saxofoni.
    Confortati inizialmente dal ricercatore musicale Davide Mosconi, chiamato da Mendini a darci man forte, e da Luca Di Volo, professore alla Scuola di Musica di Fiesole al quale si devono le modifiche di meccanica apportate al nostro strumento, noi ritenevamo invece che estetica ed ergonomia potessero essere migliorate con l'adozione di una corretta pratica di design («Non immaginate la difficoltà dei ragazzi che iniziano a suonare», ci raccontò subito Di Volo. «E necessario rovesciare la situazione e tentare di rendere lo strumento più vicino al corpo umano, invece di costringere il corpo ad adeguarsi ad esso), e ci abbiamo provato. Un'altra ragione è infine di natura filosofica, e riguarda la nostra convinzione che il molo dell'industria nella società dei consumi deve essere dinamico e creativo, invece di adagiarsi su un'attività di basso profilo centrata esclusivamente sul ripetitivo binomio produrre/vendere. Con questo progetto abbiamo cercato di dare un esempio a tutti gli artigiani di Quarna e (ancora una volta lanciare un piccolo segnale più in generale a tutto il mondo della produzione. Cosa era successo negii ultimi trent'anni agli artigiani degli ottoni di Quarna? In balia di un frain*teso orientamento market oriented tutti i produttori locali si erano messi in testa che per sopravvivere era necessario combattere contro la concor*renza delle grandi industrie giapponesi e contro il 'sommerso' produttivo est-europeo. Una battaglia persa in partenza, fatta di riduzione di prezzi e di appiattimento della qualità degli strumenti, con la conseguenza che questa bellissima tradizione produttiva che coinvolgeva fino a pochi anni fa pressoché tutti gli abitanti del paese si sta progressivamente spegnendo. In sintesi, con l'Alessofono abbiamo voluto dire che non è vero che tutta la società dei consumi possa essere ridotta alla variante standardizzata della produzione industriale di grande serie, rappresentata nel caso in oggetto, sia dalla produzione superautomatizzata dei produttori giapponesi che da quella in dumping del 'sommerso' produttivo est-europeo. AI contrario, l'artigianato se sa essere fedele alle sue tradizioni di alta qualità ma*nuale potrà trovare una sua precisa identità, e quindi un suo posto preciso, nella odierna com*plessità del mondo delle merci. E una identità che non si ottiene cercando di combattere la battaglia persa in partenza contro le industrie vere, ma cercando di far venir fuori le caratteristiche profon*de del mondo del fatto a mano: la passione per il proprio lavoro, la perizia costruttiva, la flessibilità e la possibilità di tentare progetti con un grado di difficoltà e di rischio che la grande industria non ha per definizione i mezzi per tentare. L'obiettivo della Alessi in questa operazione? Saremo contenti se grazie all'Alessofono qualche abitante in più potrà trovare lavoro a Quarna, in*vece di essere costretto a scendere a valle per lavorare in qualche industria del casalingo di Omegna. Qualche pentola in meno e qualche saxofono in più sarebbero un bell'arricchimento per il monotono panorama produttivo della nostra valle.
    Alberto Alessi


    Scheda tecnico-storica dello strumento
    L'operazione che ha portato alla produzione dell'Alessofono nasce a Quarna Sotto, un piccolo villaggio sulle montagne che circondano il Iago d'Orta noto fino dalla prima metà dell'ottocento per una produzione artigianale di alta qualità di ottoni, in particolare saxofoni. Il medico condotto del paese si era rivolto a Carlo Alessi per trovare una possibilità di salvare la più antica fabbrica locale, la ditta Rampone & Cazzani (1818), che a causa della progressiva diminuzione delle commesse era ormai destinata a chiudere.
    Inizialmente è stata studiata la possibilità di rimettere in piedi questa azienda, ipotesi poi rivela*tasi troppo difficile: alla fine si è deciso che una tradizione produttiva così interessante non poteva comunque scomparire, ed è stata avviata una operazione di progetto con l'obiettivo di sviluppare un nuovo saxofono più evoluto di quelli della produzione esistente. L'operazione è stata sviluppata insieme all'artigiano locale Roberto Zolla (che in seguito con l'aiuto della Alessi ha rilevato la ditta Rampone & Cazzani e ora la conduce), sfruttando le caratteristiche della lavorazione artigianale.
    L'Alessofono è un sax contralto, realizzato pressoché interamente a mano in ottone cromato ne*ro. Ogni esemplare è datato e numerato progressivamente. La decorazione e le scritte sulla campa*na sono dorate. Il sigillo incastonato sul frontale del chiver è in corallo rosso e oro. Il progetto, iniziato nella primavera del 1989, ha portato alla presentazione del primo Alessofono nel settembre 1993. Ogni esemplare è costruito a mano da Roberto Zolla a Quarna Sotto (No), successore della antica ditta Rampone & Cazzani, su licenza F.A.O./ Ales*si. Il designer è Ales*sandro Mendini con Christina Hamel, con la consulenza di Luca Di Volo e Davide Mosconi.

    Le principali innovazioni tecnico-costruttive sono:
    - L'orientamento delle chiavi della mano destra è opposto rispet*to a quello degli stru*menti tradizionali, per consentire alle le*ve dei due fulcri dita/ tasti la massima sinergia (adattamento al naturale movimento delle dita della mano).
    - La chiave del do diesis basso è dotata di un compenso a movimento palmare, che disimpegna il mignolo e consente l'esecuzione dei trilli do/si e do/si bemolle. Per questo motivo i fori sulla campana e l'ultimo sullo storto sono stati spostati sul lato sinistro dello strumento.
    - La forma allungata dei tasti è stata modificata anch'essa sulla base di considerazioni ergono*miche, per consentire un migliore adattamento ai polpastrelli delle dita a seconda della lunghezza della corsa desiderata: una molteplicità di articolazioni simili ai tasti del pianoforte.
    - La forma più nervosa, diritta e verticale della campana e del chiver contribuisce ad aumentare la potenza di emissione nelle note basse.

    (Articolo gentilmente fornito da Claudio Zolla della ditta Rampone & Cazzani)