• Masterclass con Joe Lovano

    Autore: Giuseppe Vico




    La Masterclass ha spaziato su diversi argomenti.
    Lovano ha iniziato suonando Work di Monk, partendo da questo pezzo ha fatto una dissertazione sull'improvvisazione tematica e sul ritmo dell'improvvisazione.


    Per l’improvvisazione tematica, importante è intanto partire dalle note fondamentali, per poi inserire via via parti del tema. E soprattutto considerare anche le misure in cui si è dentro, ovvero pensare alla battuta anche come uno spazio dilatato, che permette di inserire tutte le note che vogliamo.

    Naturalmente l’improvvisazione deve avere e essere una sorta di botta e risposta, proprio che far capire il fraseggio, e non mostrare soltanto una serie di esercizi tecnici fini a se stessi. Cosa che purtroppo riscontra in molti giovani che escono dalle scuole. La musica sta suonando loro invece che loro stanno suonando la musica (Music is playing them rather than playing music).

    La cosa importante che è emersa sul suo modo di improvvisare è stato sul fatto che quello che lui suona non è il sax (!), bensì la batteria, il piano, il basso, ovvero sentire tutti gli strumenti e riportarli dentro di sé per poi, a livello ritmico, farli uscire fuori attraverso il mezzo, che è il sax. Da qui ha spiegato le forti sinergie del passato con la ritmica, su tutti Parker e Rollins con Roach, Blakey con Mingus, Coltrane con Elvin Jones.

    Per quanto riguarda le influenze, è stato molto interessante sentire che il suo punto di riferimento sul suono è ed è stato, primo fra tutti, suo padre Tony "Big T" Lovano, e poi Coltrane, Sonny Stitt e gli altri.

    Passando al capitolo Coltrane, sul perché Coltrane suonava in quel modo, Lovano ha spiegato che bisogna pensare insieme a chi suonava Coltrane, vicino a lui c’era Johnny Griffin, Ben Webster, Hank Mobley, Clifford Jordan, Jackie McLean, Stan Getz, Sonny Rollins e tutti gli altri. Per questo lui non voleva avere il loro stesso sound, e altrettanto gli altri. C’era una sana competizione costruttiva tra loro, cosa che oggi un po’ si è persa. Stessa situazione che c’era con Hawkins, Webster e Lester Young.

    Da qui anche la sua esperienza di quando arrivò a New York nel 1976 e c’era Michael Brecker che era il re. E tutti della sua generazione volevano suonare come Michael Brecker, mentre lui no, ed infatti era uno dei pochi che poteva confrontarsi, sul palco e nelle jam, con Brecker, proprio per contrasto. Ha raccontato che Brecker, quando sentiva le altre persone che volevano suonare come lui, che lo imitavano, era infastidito, nervoso, non gli piaceva ciò e anzi lo metteva a disagio, tanto che lo spinse a esercitarsi ancora di più, perché non voleva avere cloni ma voleva essere unico.

    Sul suo modo di esercitarsi, ha spiegato che alla fine ognuno diventa insegnate di se stesso. Ci sono due modi di fare esercizi e di studiare: “You can practise practising or you can practise playing”, ovvero o tramite gli esercizi oppure suonando, facendo una sorta di esplorazione della musica.

    Imparare un pezzo, per Lovano, significa memorizzare e sopratutto interiorizzare, al di là di ricordare o meno il pezzo, bisogna sentirlo. Molte band, molti musicisti, oggi, leggono, non suonano, e sono costretti su una partitura scritta.

    In breve, riassumendo per punti, i temi accennati sono stati:

    • Improvvisazione tematica
    • Note fondamentali
    • Esercizi sul ritmo/dilatazione delle battute
    • Influenze di Lovano (su tutte quella di suo padre)
    • Rapporto dell'impro con il ritmo (Roach/Parker; Blakey/Mingus, E.Jones/Coltrane,...)
    • Coltrane e gli altri; Brecker e gli altri
    • Suonare tirando fuori se stessi e non imitando
    • Suonare i soli dei grandi cercando di capire ciò che fanno
    • Esercitarsi esercitandosi e esercitarsi suonando (in riferimento a come concepisce l'esercizio Joe Lovano)
    • Suonare senza leggere, per dare spazio alla creatività


    Il tutto veniva intervallato da esempi sonori di Lovano, incluso "Giant Steps" improvvisato con poche note per far capire proprio quale deve essere il senso dell'improvvisazione, e "I'm all for you" scritta sulla struttura di Body and Soul, come esempio di improvvisazione che sfocia nella creazione di una nuova melodia.

    La masterclass si è chiusa poi con una jam sulle note di Oleo, chi aveva il sax è salito sul palco e ha suonato insieme a Lovano e alla ritmica.

    Insomma, una bellissima esperienza. Sotto è riportato un momento dell'incontro.
    Spero sia stata cosa gradita.