PDA

Visualizza Versione Completa : Il sax e la musica classica: incompatibilità di carattere?



andreavezzoli
20th April 2011, 08:28
prendendo spunto da una discussione sul sax a coulisse, cerchiamo di capire come mai il sax nella musica classica, secondo alcuni presenta problemi di esecuzione... in passi più facili con altri strumenti...:

secondo me il problema è posto in maniera errata, non è il sax che presenta problemi di esecuzione nella musica classica, ma è chi compone per sax che dovrebbe conoscere lo strumento per poter scrivere musica idiomatica per sax, che pur difficile non presenti passaggi scomodi a livello di posizioni di chiavi...

Forse una delle questioni inrisolte del sax nella musica classica è:
il sax nella musica classica deve avere per forza suono fermo e ascetico... quasi ad imitazione del clarinetto (nella fermezza del suono) oppure può essere cercato un timbro più personale?

un'altra questione:
perchè alcuni passaggi risultano scomodi sul sax?
(forse perchè composti non pensando che si sta componendo per sax)

Il sax in orchestra spesso non viene inserito perchè la sua potente sonorità copre un intera sezione di archi...
ma suonando col giusto equilibrio dinamico questo problema non potrebbe essere risolto?

FaX
20th April 2011, 08:46
questo topic scatenerà dell guerre!! non vorrei contribuire ma dico la mia..
secondo me il modo di suonare il sax lo hanno inventato gli afroamericani..lo strumento nasce per coprire determinate frequenze nelle bande e veniva suonato con l'impostazione da clarinetto..
gli afroamericani si sono trovati con questo tubo storto fra le mani e a tentativi sono arrivati a trovare l'impostazione corretta e a tirare fuori il vero suono del sax.
Inoltre il repertorio classico per sax rispetto agli altri strumenti è più bruttino..ci sono standard jazz molto più belli..
Questo ovviamente è il mio pensiero.. ;)

David Brutti
20th April 2011, 09:40
Il problema è a mio parere mal posto:
Nella musica di oggi il sax è stato ampiamente sdoganato e numerose sono le composizioni per sax che sfruttano appieno le potenzialità dello strumento senza peraltro assimilarlo ad altri strumenti della tradizione.

Se si parla invece di musica "classica" originale si parla di un periodo storico che va dalla seconda metà dell'ottocento ai primi anni del '900. In questo range storico sono comprese composizioni sinfoniche nelle quali il sax appare come strumento spesso solistico oppure composizioni cameristiche. Parlo di pagine come l'Arlesiana di Bizet, il Bolero di Ravel, il quartetto di Glazounov etc... ed escludo tutte le composizioni post anni '50 che non possono per ovvi motivi rientrare nella suddetta "categoria".

Il problema nelle partiture di questo tipo è che non c'è spazio purtroppo per gli stilemi caratteristici dello strumento in quanto si ingenererebbe una incongruenza stilistica e temporale. Come già detto da me (e non solo) il sax in ambito puramente classico (e ribadisco classico) rivela dei limiti enormi in quanto:

-l'attacco "naturale" del sassofono si barcamena tra "soffiato - dal niente" e "accentato-slappato" due estremi che non trovano applicazione nella musica classica per la quale si richiede un attacco semplice chiaro e definito ma non sforzato (a meno che non sia richiesto). Questo attacco che per gli altri strumenti a fiato è la normalità nel sax richiede uno studio approfondito soprattutto nel registro grave dove il rischio di "ciccare" è sempre elevatissimo;

-l'intonazione del sax data la conicità dello strumento e le mille variabili di temperatura-umidità è quasi sempre instabile e purtroppo la scuola classica moderna non puntualizza abbastanza su questo aspetto (basta fare un giro su youtube per rendersene conto...). Nella classica è richiesta un'intonazione PERFETTA laddove invece per generi più moderni avere dei suoni che esulano dal temperamento equabile non è un grosso problema (anzi spesso è un arricchimento);

-la naturale disomogeneità tra suoni gravi e suoni acuti trascuratissima dalla scuola moderna del sassofono che bellamente ignora i meravigliosi precetti del Rascher, rende lo strumento ancor più incompatibile con le partiture della tradizione;

-l'evoluzione (per me involuzione) del suono del sassofono classico negli ultimi 40 anni ha portato a un distacco netto dall'idea originaria di Adolphe Sax. All'epoca si utilizzavano sassofoni a canneggio largo con un suono scuro e pastoso (definito dai contemporanei quasi vocale) coadiuvato da becchi a camera larghissima e senza ostruzioni. Dagli anni 60-70 a oggi si è andati sempre di più alla ricerca di suoni brillanti e che occhieggiano alla musica "leggera" utilizzando becchi dalla camera stretta (o peggio quadrata come l'S-80) dal tetto medio basso e con aperture ridotte che non possono che favorire un suono piccolo ma allo stesso tempo brillante, acido e ricco di soffio. Questo suono purtroppo si sposa malissimo con gli altri strumenti dell'orchestra sinfonica che spesso vengono coperti anche se si suona pianissimo.

Inutile ribadire che pur persistendo queste difficoltà, con lo studio possono essere superate anche se concordo con l'idea che ad oggi i compositori DEVONO sviluppare musica scritta PER sassofono utilizzando le caratteristiche uniche dello strumento.

andreavezzoli
20th April 2011, 10:18
interessantissimo il tuo post

concordo sul fatto che si debba comporre per le caratteristiche uniche del sassofono, e aggiungo, il sassofono è uno strumento più solistico che orchestrale (parlando di orchestra sinfonica) mentre è fondamentale nell'orchestre di fiati.
Il sassofono credo che possa meglio essere valorizzato più in ambito cameristico che in quello sinfonico :sax e piano, quartetto d'archi e sax... quartetto di sax...
perchè in ambito cameristico certi problemi che si avrebbero all'interno di un'orchestra sinfonica diventerebbero dei pregi.
Perchè la disomogenità timbrica tra il sax ed il piano o tra il sax ed il quartetto d'archi permetterebbero un contrasto interessante, utile anche per caratterizzare il materiale musicale a livello formale...

mentre il quartetto di sax secondo offre possibilità ancora maggiori, perchè siamo di fronte a 4 strumenti potenzialmente solistici, che grazie alle loro peculirità timbriche molto accentuate possono dialogare in maniera chiara e nitidà ma allo stesso tempo possono amalgamarsi in armonie vellutate.

David Brutti
20th April 2011, 10:44
Inoltre il repertorio classico per sax rispetto agli altri strumenti è più bruttino..ci sono standard jazz molto più belli..

FaX concordo con quanto detto da te: un sassofonista classico o di altra natura NON PUO' non fare i conti con la tradizione afro-americana!

Per il repertorio, direi che più che bruttino è sconosciuto, mi spiego: i sassofonisti hanno da sempre preferito a pagine di spessore musica buona soltanto per muovere le dita (vedi i vari Bozza, Boutry, Dubois e tutti i micro-francesini) trascurando il VERO repertorio che magari mette meno in mostra l'esecutore ma è musicalmente più valido. Mi riferisco a nomi come Anton Webern (quanti saxisti classici possono dire di avere eseguito il suo quartetto???), Paul Hindemith (il Konzertstuck per 2 alti è rimasto ineseguito in un cassetto per oltre 50 anni!!!), Frank Martin, Claude Debussy, Vincent D'Indy, André Caplet, Florent Schmitt, Erwin Schulhoff (al quale anche i Jazzofili più accaniti dovrebbero inchinarsi in quanto diffuse l'Hot jazz in europa nei primissimi anni '20) senza poi parlare delle pagine contemporanee ovviamente (Reich, Glass, Berio, Xenakis, Gubaidulina etc...).

Pare che questa corrente estetica del "muovi le dita più veloce che puoi" non si sia ancora esaurita...

FaX
20th April 2011, 11:36
un sassofonista classico o di altra natura NON PUO' non fare i conti con la tradizione afro-americana!
secondo me hai centrato il punto..il sax si è trovato a cavallo fra due mondi e probabilmente rispetto agli altri strumenti ha sentito più questa influenza, non avendo un repertorio consolidato come ad esempio potevano avere tromba, piano e basso. Aggiungi a questo che il sax è uno strumento abbastanza leader in ambito jazz viene naturale e anche più semplice accostarlo e preferirlo a questo genere piuttosto che sulla classica..

andreavezzoli
21st April 2011, 07:55
secondo me il tuo discorso vale solo fino ad un certo punto del novecento... perchè oggi giorno il sax viene usato comunemente i ogni ambito musicale, addirittura c'è stato chi ha usato il sax soprano insieme ad un coro a cappella (Eliot ensemble) per rivisitare brani del 1300-1400....
Pure i compositori "colti" oggi utilizzano il sax sia per "rievocare il jazz" sia per le sue caratteristiche timbriche.
Quindi direi che oggi giorno il sax si è emancipato dall'immgine di strumento "solo per il jazz", il saxa mio avviso è molto adatto anche per colonne sonore (Facades di Philip Glass per esempio...)

Il problema secondo me è che ormai il discorso "musica classica-sax" è un discorso ormai supoerato nel senso che il repertorio originale per sax nell'ambito classico è quello della prima metà del '900

Ed il repertorio successivo non è più identificabile in musica classica, ma in musica colta, e poi con tutte le contaminazioni musicali che ci sono state, a volte è molto difficile avvalersi ancora delle distinzioni tra generi... (il discorso p ancora valido se parliamo di capire come si deve eseguere la musica classica per sax...)
Chi compone per sax oggi compone, o dovrebbe comporre, assecondando le numerose peculiarità dello strumento..., non è detto che in un pezzo formalmente complesso e articolato che si rifà alla musica colta non si possa inserire un improvvisazione quasi jazzistica...
o vice versa che in una composizione jazzistica non si possa utilizzare un impianto formale "colto"...


In conclusione del mio intervento:
il sax oggi è emancipato sia dall'immagine che aveva ai primordi, sia dall'immagine di strumento "solamente per il jazz"...
il sax deve essere se stesso... pur se chi lo sua si approccia ad esso (soprattutto in termini dìimpostanzione del suono) in modo diverso...

juggler
21st April 2011, 09:20
Interessante discussione...

Ma, secondo voi, ha ancora senso fare delle distinzioni fra jazz e musica colta o altro, dire il sax "è piu' utile qui, meno lì..."
usare la storia per delineare/individuare percorsi alla ricerca di fragili verità o tali apparentemente?

Il rischio è sempre quello di ragionare/riflettere per immagini che la storia fornisce o usare l'immagine mentale che di queste ci siamo fatti per ricercare tasselli lineari evolutivi che contengono delle risposte? E quali?
Il passato può essere letto in varie maniere: tutte vere e false, allo stesso tempo.

Tutte le "indicazioni estetiche" che la cultura eurocolta ha elaborato sono pure "scelte di campo"...
Oggi, siamo in una condizione che supera le barriere e i limiti che ogni posizione estetica può avere...
Tanto piu' che sono gli usi/consumo di musica ovvero i comportamenti collettivi a stabilire le valenze e probabilmente le direzioni, non il contrario...
Credo che siamo in un punto che va al di là della storia,
la digitalizzazione dei processi di produzione/fruizione
indicano scenari che non sono configurabili nell'evoluzione o uso di questo o quello strumento
ma disegnano traettorie oblique
in cui il passato non offre nessuna risposta, adatta a identificare
le trasformazioni della ns. epoca.

David Brutti
21st April 2011, 09:55
Interessante punto di vista che condivido largamente.
La mia dissertazione è ovviamente relativa al repertorio "tradizionale" (parlo dell'esiguo repertorio sinfonico e cameristico a cavallo tra 800 e 900) repertorio per il quale è doveroso rispettare determinati stilemi (giusti o sbagliati che siano) per non incorrere in incongruenze anti-storiche (che pure possono essere interessanti in qualche caso), stilemi che sono raggiungibili con notevoli difficoltà sul nostro strumento.

andreavezzoli
21st April 2011, 13:39
in effetti anche secondo me non ha più molto senso fare distinzione tra jazz/colta... pop/jazz... se si parla di musica composta oggi...
si ci sono quelli che compongono solo jazz quelli che compongono solo pop... o solo classica...
ma alla fine è inevitabile che vi siano contaminazioni tra questi generi... in quanto per sua natura il jazz è contaminazione...
per contro la musica colta sin da George Gershwin ha cercato di utilizzare stilemi jazzistici in contesto sinfonico.
Allora mi domando come dovremmo eseguire noi oggi Gershwin?
come se fosse jazz o come se fosse classica?
o come se fosse musica e basta?