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Visualizza Versione Completa : Thesaurus of scales and melodic patterns Nicolas Slonimsky



gene
7th February 2011, 14:14
Qualcuno dei più esperti avrà avuto modo di mettere le mani sul "famigerato" (mette paura, lo so ...) libro in oggetto .....
Segnalo questa intessante tesi universitaria (Doctor Of Music Arts) che, cito, ...... This study documents and analyzes cyclic patterns used as melodic vocabulary in John Coltrane's improvisations from compositions of 1965 to 1967.
Il titolo è:
CYCLIC PATTERNS IN JOHN COLTRANE’S MELODIC VOCABULARY AS INFLUENCED BY NICOLAS SLONIMSKY’S THESAURUS OF SCALES AND MELODIC PATTERNS: AN ANALYSIS OF SELECTED IMPROVISATIONS, Jeff Bair, B.M.E., M.M. Dissertation Prepared For the Degree of DOCTOR OF MUSICAL ARTS, UNIVERSITY OF NORTH TEXAS. August 2003

Ecco il link:
http://www.library.unt.edu/theses/open/ ... tation.pdf (http://www.library.unt.edu/theses/open/20032/bair_jeff/dissertation.pdf)

Buon divertimento ..... :ghigno:

juggler
7th February 2011, 17:01
Ringrazio Gene per la risorsa segnalata...
Il "Thesaurus" è stata la mia "Bibbia" per molto tempo: me lo feci arrivare direttamente dagli USA alla fine degli anni '70, grazie anche alla gentilezza e premura di una mia zia che vive tutt'ora a NY...

E' un testo che consiglio vivamente a tutti: non è in realtà un testo di patterns, come normalmente li intendete (tipo copia-incolla) ma è un testo che vi abitua a generare fraseggi ed è molto utile anche in senso compositivo.
All' inizio, può avere la sua "osticità", ma diventa progressivamente un'ottima "ginnastica mentale", un "composto vitaminico" per la creatività.

Colgo l'occasione per segnalare un testo piu' lineare, che probabilmente risulterà piu' comprensibile a molti e che aiuta a gestire con piu' padronanza l'improvvisazione verticale o per intervalli, l'interpretazione dei polychords e ad introdurvi al mondo dell'improvvisazione politonale e polimodale (appena ho un po' di tempo vedrò di spiegarvelo in modo piu' esteso).

Per ora, vi dò il titolo:
"Intervalic Improvisation - The modern sound: a step beyond linear improvisation" by Walt Weiskopf
http://www.sheetmusicplus.com/title/Int ... nd/5141272 (http://www.sheetmusicplus.com/title/Intervallic-Improvisation-The-Modern-Sound/5141272)

Mad Mat
7th February 2011, 17:15
"Intervalic Improvisation - The modern sound: a step beyond linear improvisation" by Walt Weiskopf
http://www.sheetmusicplus.com/title/Int ... nd/5141272 (http://www.sheetmusicplus.com/title/Intervallic-Improvisation-The-Modern-Sound/5141272)

Ai tempi della sua prima pubblicazione l'opera di Weiskopf era un buon libro che però dopo qualche anno è stato di gran lunga superato da "Hexatonics" di Bergonzi, nel quale il buon Jerry ha sviluppato in maniera molto più approfondita ed estesa il concetto delle "coppie di triadi".

Lo Slonimsky è grande libro ma non pensate di trovarci i patterns da suonare sui II-V-I degli standard.

Il "Thesaurus" è un opera molto complessa che aiuta a sviluppare approcci compositivi nuovi, andando però oltre il sistema tonale.

@gene grazie per il link. Studio molto interessante.

juggler
7th February 2011, 17:26
Tutto è migliorabile e tutto invecchia...
E' l'intelligenza di chi usa questo o quel metodo a valorizzare l'approccio e a trovare soluzioni per i propri percorsi: di per sè, i metodi "panacea"
che ti risolvono tutti i problemi non esistono...
E' l'integrazione di conoscenza, intuizione ed emozione a generare percorsi creativi e di valore...

Sax O' Phone
7th February 2011, 18:43
Parole Sante!
...e di stimolo: avevo iniziato a studiare lo Slonimsky, ma forse non era il momento giusto, e son tornato ai Blues di Niehaus... :oops:
Dovrei riprenderlo in mano con più impegno!
Appro', sono incuriosito anche dal testo di Yusef Lateef Repository of Scales and Melodic Patterns che sembra sia più abbordabile, ovvero forse più vicino alle sonorità jazz/orientali che mi sono più famigliari... Che ne pensate?

Clarsax
7th February 2011, 23:20
Questo "famigerato" libro merita !!
C'è molto materiale per ricavare dei patterns e fraseggi, molti vi hanno attinto. Alle orecchie più esperte non mancheranno di passare inosservati i patterns dodecafonici alla pag. 173... alcuni li ritroverete in Syzygy ...

juggler
8th February 2011, 01:07
Mad Mat: "Il "Thesaurus" è un opera molto complessa che aiuta a sviluppare approcci compositivi nuovi, andando però oltre il sistema tonale".

Gli "approcci compositivi" proposti dal Thesaurus sono stati già, in un certo senso, sviluppati e ampliati, dai linguaggi compositivi di Shostakovic, Prokofiev, Debussy, Malipiero, Casella, Skrjabin...giusto per citarne alcuni.
Il Thesaurus non va oltre il sistema tonale, ma è l'estensione limite di tale sistema: anche il sistema dodecafonico, va considerato all'interno del sistema tonale, perchè usa lo stesso sistema delle altezze; è solo un' "estremizzazione organizzata" del totale cromatico.
Per uscire dal sistema tonale, bisogna usare un'altra organizzazione delle altezze.

Sax'o: "sono incuriosito anche dal testo di Yusef Lateef Repository of Scales and Melodic Patterns che sembra sia più abbordabile, ovvero forse più vicino alle sonorità jazz/orientali che mi sono più famigliari... Che ne pensate?"

Non lo conosco, per cui non so dirti...
Ogni metodo offre una visione organizzata di materiali, che bisogna essere in grado di rielaborare/riorganizzare...
Tony Scott ha studiato con Stephan Volpe, che era un "uomo dai dodici toni" (era la sua definizione)...e nel '64, ha inciso quello splendido disco di "healing music" (sempre sua definizione) "Zen Meditation" con 2 musicisti tradizionali giapponesi.
Una volta mi disse: "Credi che io abbia studiato musica tradizionale giapponese? No, mai...anche lì io suonavo jazz..."
Dubito che molti fra di voi lo possano definire un disco di jazz (infatti, non lo è...)
Ci sono delle sue registrazioni inedite e non pubblicate che mi fece ascoltare della fine degli anni '50, quando viveva in Scandinavia, che sono pazzesche per la complessità degli arrangiamenti e la modernità degli sviluppi improvvisativi.
Non ho mai capito perchè non le abbia volute pubblicare...

Lacy ha studiato armonia sul "Manuale" di Schonberg e prima di essere "folgorato" da Monk, studiava la musica di C. Weill, A. Webern oltre a Parker e agli standard...per cui, non esistono percorsi definibili...
Ognuno può cogliere suggerimenti e stimoli da qualunque risorsa musicale di qualunque epoca/stile/cultura, adeguandola al proprio gusto/sensibilità.

gene
8th February 2011, 08:38
e meno male che qualcuno sostiene che il forum sia diventato una palla !!!!!
Siamo "noi" il forum, e tutti dovrebbero portare il proprio contributo di conoscenza, competenza, curiosità .....

giorgiomilani
8th February 2011, 10:07
e meno male che qualcuno sostiene che il forum sia diventato una palla !!!!!
Siamo "noi" il forum, e tutti dovrebbero portare il proprio contributo di conoscenza, competenza, curiosità .....
Sono d'accordo.

Purtroppo molti considerano i forum solo come i luoghi dove dire che hai mal di testa, quando hai mal di testa, che sei felice quando lo sei, ecc.

Altri considerano i forum come quei posti dove ci si deve insultare per forza, per dare sale alla vita, come in quelle enormi discariche radioattive rappresentate dalle trasmissioni televisive dove la genta è pagata per litigare facendo finta di farlo sul serio, riempiendo di cazzate la testa della gente che ce l'ha vuota.

Ovviamente esaurita la pochezza degli argomenti resta "la palla". Io non conosco i testi di cui state parlando, il fatto che lo state facendo mi fa piacere e mi da stimoli e spunti per cose nuove; cose che prima non avrei pensato di fare se non avessi letto qui i vostri contributi.

Mad Mat
8th February 2011, 14:45
Anche il sistema dodecafonico, va considerato all'interno del sistema tonale, perchè usa lo stesso sistema delle altezze; è solo un' "estremizzazione organizzata" del totale cromatico.
Per uscire dal sistema tonale, bisogna usare un'altra organizzazione delle altezze.


Mi permetto di dissentire.

Si tratta di una pura questione classificatoria ma, sulla base della definizioni generalmente accettate nell'ambito della teoria musicale eurocentrica, ciò che nell'organizzazione dei materiali musicali prescinde totalmente dalle relazioni dominante/tonica non può essere fatto rientrare nella categoria della "musica tonale".

Se vogliamo invece fare un discorso che prescinde dalle definizioni "accademiche", posso concordare sul fatto che anche musiche composte senza l'utilizzo delle cadenze possono comportare il riferimento a determinati toni che hanno una funzione di riferimento predominante, assimilabile in astratto a quella di una tonica.

Anche rimanendo nell'orticello del jazz, il "lydian chromatic concept" di George Russell arriva sostanzialmente all'utilizzo, nell'ambito del sistema temperato, dei dodici toni della scala cromatica, ciascuno dei quali assume però 12 diverse funzioni a secondo del "centro tonale" al quale si riferisce.
Dal che ne deriva che, ad esempio, la musica di Ornette non si deve considerare "atonale" quanto piuttosto politonale perchè le note suonate da ogni membro del "gruppo armolodico" assumono diversi significati "melodico-tonali" nella relazione "orizzontale" reciproca delle note di ogni singola linea e "armonico-tonali" nella relazione "verticale" delle note delle diverse linee.
Ciò non significa però che la musica di Ornette possa considerarsi, quanto meno nella sua esecuzione polifonica "armolodica", propriamente tonale sulla base di quelle che sono le categorie elaborate nell'ambito della teoria musicale eurocentrica.

Sax O' Phone
8th February 2011, 17:38
Mi permetto di fare il punto conformemente a quanto ho capito nella mia pochezza teorica: la Musica o Suono è un evento o fenomeno che molte Culture e Religioni considerano se non la Causa primeva stessa, una manifestazione strettamente legata ad Essa nella Creazione dell'Universo (il Verbo, OM, Amen, etc.); in Natura osserviamo che il Suono è presente in forme molteplici e secondo caratteristiche ben definite: la Scienza ci dice che il suono si propaga tramite l'aria che lo rende udibile.
La mente ha da sempre saputo creare della Musica usando inizialmente lo strumento connaturato nell'Essere Umano, ovvero la voce, ed attraverso l'osservazione e sperimentazione si è applicata alla manifattura di strumenti che creassero suoni/ritmi: una potente espressione Creativa che mi chiedo se non sia forse la manifestazione del Potere Divino.
La Cultura Occidentale usando il proprio retaggio Logico/Analitico ha per secoli organizzato e classificato tali suoni nelle strutture che oggi classifichiamo come Tonali Ben Temperate (scusate di nuovo la mia ignoranza, e spero di non dire corbellerie); in altre Culture i Suoni venivano organizzati in modi differenti: in quella Africana abbiamo la prevalenza dei poli-ritmi, mentre in India esistono Scale che non solo sono legate ad espressioni del Divino specifiche (ogni Scala è dedicata ad una Divinità), ma vengono suonate in specifiche Stagioni se non addirittura in ore specifiche della giornata o della notte.
Se nella cultura occidentale l'individuo viene ad essere magnificato nella propria scoperta che si differenzia dalle concezioni accettate dalla collettività, nelle culture orientali si ha un percorso opposto, dov'è la collettività nel suo insieme assoluto ad assumere i valori più elevati, e la grandezza dell'individuo sta nel suo scomparire in tali valori esprimendoli, siano essi etico/morali che artistico/creativi.
Quale sia il percorso migliore è ancora da definire, e sarebbe veramente troppo impegnativo farlo qui; della cultura Occidentale possiamo apprezzare le scoperte fatte appunto dai singoli che hanno saputo distaccarsi dal credo collettivo, manifestandole in opere d'ingegno uniche ed universali.
Fatte queste premesse, quello che per me è fonte d'ispirazione e di riflessione rimane nel fatto che la Musica (come altre Arti e come la Scienza stessa) assumono appunto connotazioni Universali che sono comprensibili e condivisibili da tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla loro provenienza e dalla loro conformazione linguistica e filologica.
E scusate per la lunghezza e complessità proposte, chiudo la parentesi...


Stephan Volpe, che era un "uomo dai dodici toni" (era la sua definizione)...e nel '64, ha inciso quello splendido disco di "healing music" (sempre sua definizione) "Zen Meditation" con 2 musicisti tradizionali giapponesi.

Grazie della segnalazione: vado subito a cercarmelo! Sarà certamente interessante e di stimolo.

juggler
9th February 2011, 01:42
"La teoria musicale non deve mai precedere la prassi."
E' la frase che compare su "Funzioni strutturali dell'armonia" di A. Schoenberg: un testo che consiglio vivamente a tutti;
in esso, sono racchiuse le famose conferenze di Schoenberg, tenute presso l'University of Southern California di Los Angeles: vengono esposte in modo magistrale, le basi metodologiche dello sviluppo armonico, così come si è manifestato nella prassi compositiva dei compositori europei (Bach, Schumann, Beethoven, Brahms ecc.)

La lettura del libro richiede una conoscenza approfondita dell'armonia, è ricchissimo di esempi tratti da varie opere e la sua bellezza sta nel disvelamento delle strategie creative dei vari compositori.

In tal senso, Mad...ti invito ad un approccio meno "classificatorio" (lasciamolo alle "retoriche" da Conservatorio) e piu' vivo, ovvero partendo dalle prassi compositive.
Il sistema compositivo basato sui 12 suoni della scala cromatica (era la definizione usata da Schoenberg...odiava il termine dodecafonia diventato poi d'uso comune) nasce da una riflessione sofferta sullo stato delle possibilità creative che il sistema tonale aveva esaurito; nel "Verklaerte Nacht", S. appare come un giovane compositore che ha ben appreso la lezione di Wagner e Mahler, che potremmo riassumere in un esasperato cromatismo volto ad evitare qualunque definizione cadenzale o affermazione della tonalità (come nel "Tristano" ad esempio).
La strutturazione del totale cromatico, ad un certo punto, diventò l'espediente per poter ri-organizzare il materiale sonoro
in funzione della generazione di idee musicali non prevedibili o prevedibili all'interno delle strategie (poste in essere dal compositore) di natura prevalentemente contrappuntistica (inversione della serie originaria, moto retrogado ecc.).
La composizione intervallare della serie diventa il nuovo "rompicapo" ovvero i rapporti intervallari definibili al suo interno possono prevedere relazioni tonali o non-tonali (preferisco questo termine ad atonale...molto afasico).
L'esempio classico è il Concerto per violino e orchestra di A. Berg, che le "avanguardie" successive (serialisti, strutturalisti ecc.) ritenevano un "concerto tonale": Berg arriva nel 3° Movimento, a citare in modo "letterale" un Corale di Bach, interposto allo sviluppo sequenziale della trama del violino...
Luigi Dallapiccola, che è stato il piu' eminente esponente dello stile dodecafonico in Italia, arriva ad una sua particolare sintesi con la "cantabilità verdiana" e non raggiungerà mai le "asprezze" della scuola viennese...ascoltate, ad esempio, sempre per archi, "Piccola serenata notturna"...
Per gioco, tempo fa, scrissi un pezzettino x sax soprano, basato su una serie, ma sono sicuro che se lo ascoltaste nessuno capirebbe che c'è sotto una serie pre-ordinata prima...e non raggiunge nessuna "asprezza", anzi...

Per molti aspetti, il sistema lidio di Russell ha delle comunanze lontane col Thesaurus, il quale inizia con la divisione dell'ottava in 2 parti uguali (il tritono)...Russell ha scritto molti arrangiamenti che hanno una struttura politonale o polimodale come lui preferirebbe che si dicesse...
Non sono d'accordo su O. Coleman: non è evincibile nessuna strutturazione politonale nei suoi procedimenti improvvisativi e compositivi; il procedimento orizzontale da lui preferito tende ad un "pantonalismo vorticistico" (dove il vorticismo lo riferisco alla libertà d'inflessione/pitch e alle "scelte rumoristiche") volendo trovare un'analogia lontana...un po' ciò che Stravinsky fa nel "Sacre du printemps"
Mad...conosci la "metafora del battello" che usava G. Russell?

x Sax'o: visto il tuo orientamento musical-spirituale...ti consiglio di leggere "Il misticismo del suono" di Hazrat Inayat Khan, un musicista sufi dell'inizio del secolo scorso: credo che troverai molte "sinergie" col tuo sentire...
Inoltre, credo che conoscerai sicuramente molti bhajan...alcuni sono bellissimi...anche quello è un materiale musicale "modificabile"...mica bisogna essere per forza...jazz...

Sax O' Phone
9th February 2011, 04:19
Grazie juggler: naturalmente conosco il pensiero di Hazrat Inayat Khan, e sapevo che era anche un eccellente musicista con la Vina e che aveva riportato in auge i canti popolari Indiani, i Bhajana, ma non sapevo avesse scritto un trattato che sarà sicuramente stimolante.

juggler
9th February 2011, 07:21
Non è un trattato vero e proprio ovvero non trovi partiture, scale ecc.
Sono un insieme di sue lezioni-conferenze sulla psicologia e mistica del suono: per avere l'intera gamma dei modi relativi ai vari ragas c'è sempre il testo di Alain Danielou...
C'è un altro testo sempre in inglese (non ricordo il titolo: devo controllare nel mio archivio e ti dico) creato in collaborazione tra un musicologo indiano e uno dei figli/nipoti di Vilayat Khan, dove ci sono delle "partiture" con esemplificazioni esaustive dell'alap e vari temi/sviluppo di ragas...la scrittura è un po' quella stenografica indiana ovvero simile alle trascrizioni melodiche "no time"di certi canti gregoriani...

phatenomore
9th February 2011, 11:15
Che invidia!!!

Ho il Thesaurus, ne ho studiati i fondamenti teorici e ho studiato le prime pagine. Poi l' ho chiuso e l' ho messo in libreria...

...Ho ancora talmente tante cose (più basilari) da approfondire... riuscirò mai a farlo uscire dalla libreria? Mah... Citando (ancora una volta) Mad: agli Otorini l' ardua sentenza...

Filippo Parisi
9th February 2011, 11:47
juggler: complimenti per l'analisi. Hai conosciuto Tony Scott? poco prima di lasciarci suonò in provincia di Reggio con un grandissimo musicista (chitarrista) mio amico: Colombo Menniti. E circa 20 anni fa passamo un weekend a Villa SG approfittando di un suo concerto a La Sosta ed in quell'occasione utilizzò il mio Serie I perchè all'aeroporto gli avevano perso il bagaglio ed aveva solamente il clarinetto.

phate: è vero purtroppo. La mancanza di un vero studio di base porta sempre a tornare ...indietro....ma forse questo dipende un pò troppo dalla convinzione che la forma (l'apparire, e nella musica questo si rappresenta molto bene con la ricerca armonica e lessicale che troppo spesso si fonda sull'imitazione) sia più importante della sostanza (ossia la creatività, l'arte, l'ispirazione).

P.S.: Anch'io ho lo Slominsky e....ho fatto come te phate anche se..a volte mi metto al piano e..ci provo.

giorgiomilani
9th February 2011, 12:10
Scusate l'OT ma avevo chiesto notizie in merito all'autobiografia di Tony Scott. Qualcuno ha notizie?

juggler
9th February 2011, 16:32
Filippo Parisi: "Hai conosciuto Tony Scott?"

Sì, Emanuele Parrini (violinista) che suonava in un mio quintetto di qualche anno fa, poco prima di una prova mi fa: "Ho una sorpresa per te..."
E apparve la "barba" del profeta...
Tony rimase sorpreso dalle mie composizioni e mi fece subito i complimenti per ciò che suonavamo...e di lì nacque un'amicizia fatta di dialogo umano e musicale molto profondo, che è durata fino alla sua dipartita...

E' stato un grande "vagabondo" nell'anima, non ha mai programmato nulla...
Ad esempio, Tony era un grande arrangiatore e compositore oltre ad essere lo strumentista che tutti conoscevano, uno dei piu' grandi clarinettisti del jazz moderno...
Vi ricordate "Matilda"...di Harry Belafonte?
Beh...la musica è di T. Scott, ma nessuno lo sa...e lui non ha mai guadagnato un cent nonostante il grande successo che ebbe...
"Quando Harry mi presentò il pezzo, credevo fosse un pezzo di musica tradizionale, quindi senza copyright...ho guadagnato solo $ 50,00...di Harry non ho piu' saputo nulla, nè mi ha piu' contattato..."
Le sue storie, al limite dell'incredibile...

Sax O' Phone
9th February 2011, 16:50
Qualche sera fa ho visto una ri-trasmissione di DOC (ve la ricordate?!) in cui l'Ospite era Dizzy Gillespie! Gegè Telesforo era in visibilio adorante e l'ospite a sorpresa era Tony Scott: i tre hanno improvvisato assieme una scat-jam vocale niente male...

juggler
10th February 2011, 20:16
Il testo che ti accennavo è:
"The rags of North Indian Music - Their Structure and Evolution - " by N. A. Jairazbhoy
Circa la reperibilità non so dirti, perchè risale al 1971; gli esempi musicali sono di Vilayat Khan.

Qui trovi una risorsa interessante
http://www.amanita.fi/fugaeng.htm

Coltrane e la musica indiana
http://depthome.brooklyn.cuny.edu/isam/ ... %20F07.htm (http://depthome.brooklyn.cuny.edu/isam/Newslet%20F07/Clements%20F07.htm)

KoKo
10th February 2011, 20:34
a doc con sam rivers!!! (peccato che il pezzo in quintetto suonino veramente svogliati, mi sembra)
http://www.youtube.com/watch?v=q0BFbAh-rCU

KoKo
10th February 2011, 20:38
Continuo un attimo l'ot riguardo Tony Scott, perchè collegato con la musica indiana.
Nell'ultimo periodo ha suonato come guest in una formazione molto influenzata dalla musica indiana, in cui suonavano due miei amici. purtroppo non sono mai riuscito ad andarli a sentire con lui e loro non sono riusciti a registrare un disco. un vero peccato, perchè il gruppo era molto interessante...

juggler
10th February 2011, 23:05
Li ho ascoltati in un concerto alla Sapienza...
Credo che Tony non c'entri nulla, se non hanno registrato, in quanto aveva un ruolo un po' marginale, qualche spazio improvvisativo: un ospite, quindi, non proprio funzionale al progetto.
Avranno avuto le loro ragioni, i componenti della formazione nel non dare una continuità artistica a quel tipo di progetto...

KoKo
10th February 2011, 23:14
nono tony non c'entra...non hanno registrato per motivi loro =)
marcello m'ha raccontato del concerto alla sapienza, mi ricordo che parlo' di un fonico terribile.