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Visualizza Versione Completa : jazz e fusion, da un intervista a giovanni monteforte...



Danyart
22nd January 2011, 00:59
http://www.jazzitalia.net/lezioni/giova ... itolo6.asp (http://www.jazzitalia.net/lezioni/giovannimonteforte/gmon_capitolo6.asp)

c'è una parte che mi interessa particolarmente, ecco alcuni tratti con alcune mie considerazioni, non so se esser molto d'accordo con queste affermazioni, ma mi piacerebbe che ne parlassimo un pò tra noi forumisti, magari soprattutto con chi il cosiddetto genere fusion lo ascolta, lo apprezza e meglio ancora lo suona...

per quanto mi riguarda, la primissima parte la condivido, almeno sommariamente, ma dire che la fusion, almeno nella sua totalità, non deve essere nemmeno inserita "in quel genere musicale", mi sembra un pò eccessivo, anche se magari è detto senza malizia, anzi dopo cerca di trovare un motivo a questa affermazione, dicendo che, ""Dicendo questo...le si riconosce uno status e una dignità di genere che neanche i suoi sostenitori le hanno mai conferito!""

e poi ""Nel contempo, il riconoscimento di questo status non solo non la esenta, ma la espone maggiormente al vaglio della critica mettendola in guardia dalle derive consumistiche.""
boh, sarà...

Per finire ""Quando la Fusion viene invece arbitrariamente inscritta nel jazz si attua un ennesimo tentativo di snaturare e revisionare il jazz""
anche qui, boh...
a me, il problema principale, in realtà, sembra il fatto che la parola in se vuol dire poco, o meglio include troppo! io, per come sono abituato ad accostarmi a dei generi, più che dire questo è questo non è, cerco di trovare, in una massa di roba più o meno di omogeneo stile, le cose buone (per me) e di non considerare troppo quelle meno buone, anche il jazz propriamente detto è pieno di cose brutte o trite e ritrite, così come la fusion include i grandissimi Yellow Jackets e artisti o progetti molto minori, che si potrebbero definire commerciali e basta, ma non me la sento proprio di dire che gli yellow jackets "non sono jazz", altrochè!
bah, tutte chicchiere, meglio ascoltare e suonare...

gnoato
22nd January 2011, 12:03
Ecco il mio pensiero ... :D
Dire che la "fusion" non fa parte del jazz lo trovo insensato come il suo contrario (dire che è jazz). Secondo me dipende; bisogna tenere presente che il jazz stesso è una musica "fusion" cioè il risultato della commistione di di vari generi (il jazz è nato mischiando cabaret, spiritual, work-song, blues, fanfare militari, ballate popolari scozzesi/irlandesi, ecc...) ed ha continuato per tutta la sua esistenza, ormai quasi centenaria, a aggiungervi cose (le canzoni di Broadway o le sonate di Bach ad esempio). In questo senso è una musica perfettamente "fusion". Quello che ha contraddistinto questa musica e che la rende "speciale" è la libertà con cui si tratta il materiale di partenza (basta pensare a cosa è diventato, nelle mani di Coltrane, un valzerino da nulla come "My Favorite Things") impensabile nelle altre musiche (si può pensare ad un pianista classico che stravolge un concerto di Beethoven in quel modo?). Questa libertà nella stragrande maggioranza dei casi si accompagna all'improvvisazione perché è proprio dai tentativi di esplorare territori sconosciuti che nascono quei miscugli, fusioni ("fusion") che portano alla realizzazione di un'opera nuova, non perfettamente definibile tanto che per molto tempo e per tanti il termine "jazz" alla fine stava semplicemente ad indicare una musica che non rientrava nella categorie standard della musica classica, folk/popolare o leggera (e ancora oggi il dibattito tra i critici su cosa sia o non sia jazz è molto acceso).
A questo punto però per fare chiarezza secondo me è necessario non tanto contrappore i termini jazz/fusion quanto musica commerciale/musica d'arte.
Nella prima categoria rientra tutta la musica che è finalizzata alla realizzazione di un "prodotto" commerciale, quindi con tutta una serie vincoli per renderlo tale che sono, tanto per dire qualcuno, le caratteristiche melodiche, armoniche e ritmiche, la durata dei pezzi, la dinamica, la timbrica, ecc...
Nella seconda tutti questi vincoli non ci sono perché, ovviamente, l'opera esprime il mondo interiore dell'artista che magari in un dato momento della sua vita produce CD con pezzi di 60 minuti di musica atonale ...
Il genere è indipendente dalla qualità dell'opera cioè ci possono essere buoni musicisti e della buona o ottima musica commerciale (cioè pensata in primis per vendere e quindi realizzata per soddisfare o comunque non "irritare" i gusti del potenziale acquirente) oppure musicisti scarsi e pessima musica anche nella musica d'arte.
Quindi anche la fusion secondo me rientra nel campo della musica d'arte quando è ricerca o espressione autentica dell'artista e rientra in quella commerciale quando, pur fatta da buoni musicisti, prende elementi di altre musiche e li trasforma per renderli più "accettabili" ad un ascoltatore medio (che magari la sente come sottofondo al supermercato o durante una festa); alcuni esempi: ritengo arte le prime cose del Pat Metheny versione fusion oppure molti dischi dei Weather Report o di John McLaughlin, ritengo musica "commerciale" (al altissimo livello) certi dischi dei Return To Ferever o tutta la produzione di David Samborn.
Per finire: secondo me gli Yellowjacket rientrano nella prima categoria, quella della musica commerciale: grandissimi musicisti e bella musica (io li paragono al Chick Corea di certi dischi "elettrici") ma (almeno da quello che ho sentito io) nessuna ricerca, nessuna inquietudine verso verso quacosa "altro" (che è, secondo me, l'essenza dell'opera artistica). Buona musica, piacevole (l'ascolto anch'io in macchina) ma un assolo di Charlie Parker in condizioni fisiche pietose, di un Coltrane con lo strumento che non funziona o di un Threadgill che urla nel sax la sua rabbia verso un mondo sbagliato sono tutta un'altra cosa.

Danyart
22nd January 2011, 12:20
molto interessante..solo la parte sugli yellow jackets non riesco a condividerla, ho sentito tantissime cose e c'è una ricerca bestiale in diversi dischi, che non ho sentito in altri gruppi dello stesso periodo (i weather report certo, sono anche precendenti, soprattutto nella personalità di zawinul e nei primi anni con vitous). Mentre il fatto dello strumento che non funziona e cose del genere sono dovute non certo alla ricerca maggiore ma a problemi relativi ai tempi diversi, ho sentito anche shorter una volta con un tenore che non andava e semplicemente l'ha messo da parte e ha suonato con il soprano, non credo sia opportuno considerare una musica fatta in studio negli ultimi vent'anni con attrezzature eccezionali (e se un sax ha un problema gliene danno un altro...), commerciale, semmai adeguata ai tempi, dove anche la forma e la perfezione è considerata importante, infatti, avolte, anche a me son sembrati troppo perfettini, questo sì, ma album come greenhouse e altri di quegli anni sono capolavori, pieni di cose di altissimo livello, in tutti i sensi...

gnoato
22nd January 2011, 13:22
Solo una precisazione per quanto riguarda l'ultima mia frase sugli strumenti "non funzionanti" e simili. Non intendevo dire che per quel motivo è musica d'arte. Anch'io prererisco ascoltare Parker quando non è disfatto dalla droga o Coltrane con un sax decente perché, semplicemente, suonano meglio. Era per dire che, aldià del contesto in cui suonano e di come la suonano la musica di certi artisti mostra sempre una tensione espressiva, un'originalità particolare che è lo specchio del loro mondo interiore che, ad esempio, io non sento negli Yellowjacket (ma non vorrei che questa discusione finisse per concentrarsi su quel gruppo).
Però il sentire/non sentire certe cose in un'opera (vale anche per le altre arti come pittura, letteratura, ecc.) non è un fattore puramente matematico/tecnico come può essere quello di giudicare la complessità o l'esecuzione di un brano. Rientra più nel campo della sensibilità personale per cui è molto difficile stabilire cosa è o non è arte e poi anche in quel caso dipende molto da quelle che Goethe definiva "affinità elettive" per cui a me comunicano qualcosa certi musicisti che ad altri non dicono assolutamente nulla.
P.s. (Però è possibile che gli Yellowjackets non sentano mai l'esigenza di fare pezzi con accordi un po' dissonanti, con durate un po' diverse dai 5/6/7 minuti, con suoni un po' più inusuali, ecc...? Lo fa persino Pat Metheny ogni tanto ... :D )