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Visualizza Versione Completa : The new World Saxophone Quartet o della trance musicale



juggler
12th January 2011, 03:38
WSQ non ha bisogno di molte presentazioni: è il quartetto di sax piu' conosciuto al mondo.
La dipartita di Julius Hemphill, vero motore ideativo-propulsivo della formazione ha determinato un vuoto creativo incolmabile
nell'evoluzione e ricerca musicale di questa formazione, che rivitalizzava l'intero corpus della musica afro-americana (spiritual, gospel, blues, zydeco music ecc.) con una "vitalità dionisiaca".
Hemphill è un grande musicista, che purtroppo non viene molto ricordato ed è deliberatamente ignorato dalle nuove generazioni: basterebbe ricordare che aveva un controllo, come pochi, sulla fascia sovracuta dell'alto e che è stato un grande didatta (David Sanborn e Tim Berne, sono stati entrambi suoi allievi).

http://www.youtube.com/watch?v=JU1lthBd ... re=related (http://www.youtube.com/watch?v=JU1lthBd9Fs&feature=related)
Una famosa apparizione televisiva nel programma condotto da Sanborn, "Saturday Night Music"
Però potete anche non ascoltarla...perchè magari già la conoscete...

Ma veniamo al new WSQ...che in realtà, in questa circostanza uso deliberatamente come pretesto, per attirare la vs. attenzione su un aspetto musicale importantissimo per chi pratica l'improvvisazione: la concentrazione esecutiva che sfocia
in una sorta di trance fisica.

La formazione che vi invito ad ascoltare (possibilmente in cuffia e a schermo intero) si avvale, oltre agli storici, H. Bluiett e D. Murray, del contributo di James Carter e di Ed "Kidd" Jordan (classe 1935, grande strumentista e didatta, ha suonato con Ray Charles, Aretha Franklin, Steve Wonder, O. Coleman, C. Taylor...insomma, tutto ciò che di meglio i protagonisti della musica afro-americana hanno prodotto musicalmente, lui l'ha suonato...)
Il brano è "Hattie wall": il marchio di fabbrica WSQ (l'esecuzione dura circa 20')

http://www.youtube.com/watch?v=DCxvtfTG ... re=related (http://www.youtube.com/watch?v=DCxvtfTGRxw&feature=related)
http://www.youtube.com/watch?v=ts3P12HuM4U&NR=1
http://www.youtube.com/watch?v=cFHinK0E ... re=related (http://www.youtube.com/watch?v=cFHinK0Efv4&feature=related)

Il new WSQ, per molti aspetti, è l'ombra del gruppo originario: manca la coralità che è stata sostituita dall'esibizione muscolare delle qualità tecniche di ciascuno...ma c'è qualcos'altro di + intrigante...
4'48'' (secondo video della performance)...c'è un break solistico di Carter, il quale ad un certo momento, sembra voler andare oltre i suoni che lo strumento può produrre...un caleidoscopio di effetti di ogni tipo: il suo corpo sembra indicargli la direzione della musica, che sfocia nella chiusura, in una trama di un vecchio disco blues che sembra perdere giri e si conclude con un "multiphonic sound"...semplicemente meraviglioso! 1° stato di trance...
Segue il vecchio Jordan, che data l'età, non si "scompone"...e nella "zona metafisica" del tenore, fischietta un vecchio temino zydeco (stile musicale folk ballabile della comunità creola di New Orleans)...2° stato di trance - la sua anima lo conduce alle sue origini...
Bluiett...nulla che già non abbiamo sentito...ma porta piu' volte gli occhi all'indietro: fate attenzione...non si tratta di un vezzo o di un movimento involontario: Coltrane, Urbani, Rivers, Tony Scott, G. Adams e tanti altri facevano lo stesso - trascendevano il dato musicale per entrare in uno stato ipnotico o ipnagogico, uno stato semi-allucinatorio intermedio tra lo stato di veglia e il sogno - è il loro essere, spirito (o chiamatelo come vi pare) che diventa suono e li conduce verso territori di cui non sappiamo fino a che punto ne avessero consapevolezza, anzi credo che cercassero un tipo di coscienza non razionale per andare oltre i loro limiti o i limiti dello strumento o della musica che suonavano...

So che a molti ciò sembrerà molto "esoterico"...ma non lo è: perchè è sperimentabile ancor piu' che spiegabile.
Mi auguro che piu' di qualcuno fra voi, sia portato a sperimentare quanto, nei limiti di ciò che mi è concesso, ho cercato di descrivere...ed anche a parlare, eventualmente, di qualche esperienza affine che ha provato in qualche precisa circostanza mentre suonava...

seethorne
14th January 2011, 21:32
quando mi trovo davanti a queste cose ho sempre la stessa reazione:
occhi sgranati ed un senso di ammirazione vera per le immense qualità tecniche, ma senza riuscire a considerare questa cosa musica.
mi spiace, sono limitato.

docmax
15th January 2011, 19:05
Grazie della segnalazione juggler.
Si dà modo così di conoscere anche questo aspetto della musica, molto difficile da capire, proprio perchè siamo disabituati alla spiritualità e alla musica fatta in modo non convenzionale.
Avevo proprio ieri ascoltato una composizione di Tim Berne che non conoscevo affatto... (sono molto ignorante in merito).
In quanto agli occhi: tutti noi quando chiudiamo le palpebre rovesciamo gli occhi indietro. Questo elemento è molto evidente in caso di paresi del faciale: la cosa si evidenzia nei soggetti con il bulbo oculare grande quando tengono socchiusi gli occhi.
Io non so se questi modi di suonare sottintendono una trance, ma io quando suono sento qualche cosa di più, è come se ai miei sensi si aprisse una specie di "banda larga" dove c'è posto per tutto.
Questo "sentire" mi succede più spesso quando ho fatto poche prove con i componenti del gruppo, quando conosco poco il repertorio e per questo cerco di scavare dentro più che nelle conoscenze musicali. Peccato che in questo periodo suono troppo poco.

juggler
16th January 2011, 02:38
Ringrazio seethorne e doc per la loro testimonianza.
Sono stato assalito da molti dubbi e riflessioni, quando ho deciso di aprire questo argomento, mettendo in conto l'assoluta indifferenza che poteva generare quanto un chiacchiericcio rumoroso e sterile, ingenerato magari da polemiche "grassoccie e invertebrate"...
Lanciare il sasso...piu' che valutare i risultati/effetti, mi è sembrata l'azione piu' idonea.

Tutti quanti noi siamo fortunati, ma non ne siamo consapevoli...e non lo siamo perchè suoniamo il sax, abbiamo quel modello, suoniamo/ci piace questa o quella musica ecc. ecc.
Tutte queste sono manifestazioni dell'ego, i riflessi di un condizionamento culturale, di una "programmazione mentale" che non ci permette di gestire consapevolmente un potere che non sappiamo sfruttare o non totalmente come potremmo: il ns. respiro, il ns. fiato, il centro della ns. vita.

Credo che chi suona uno strumento a fiato (e chi canta) è piu' fortunato di chi suona altri strumenti, proprio perchè agisce/ha il potere di agire su ciò che ci tiene in vita:
quando suoniamo, la fase di espirazione deve durare per un tempo quattro volte maggiore o piu', rispetto alla fase di inspirazione.
Il fine non è l'iperventilazione, ma il suo opposto:
rallentare e intensificare il respiro, ridurre la tensione psico-fisica.
Questi 2 aspetti ci permettono già di per sè di alterare notevolmente la ns. percezione del tempo per entrare nel tempo della ns. interiorità, nella temporalità del ns. essere ora.

Se gli "eventi sonori" che produciamo sono separati da pause di silenzio via via piu' dilatate, si rallenterà la ns. percezione del tempo e ad un certo punto non avremo piu' bisogno di concentrarci sull'atto esecutivo perchè si ingenererà una sensazione di eternità, l'espansione di ciò che ci circonda si rivelerà in noi stessi.
Al termine di questa esperienza, rimanendo in silenzio, possiamo portare per un certo periodo di tempo il ricordo di questo stato immobile e silenzioso, provando un benessere interiore, difficilmente descrivibile, entrando in quella "banda larga", a cui faceva riferimento docmax...

Tale concentrazione interiore e rinnovata consapevolezza del respiro, può essere successivamente impiegata nella pratica della "musica dell'io" di cui normalmente discutiamo/pratichiamo, ottenendo performance di maggiore intensità e qualità espressiva perchè ci saremo "rigenerati energeticamente" e soprattutto perchè suonando ci concediamo (magari per la prima volta)
la possibilità di:
- esplorare le ns. risorse piu' profonde
- sviluppare una maggiore consapevolezza
- rafforzare i valori in cui crediamo
- liberare energie psichiche bloccate
- ampliare il ns. senso di appartenenza verso ciò che ci circonda
- rilassarci profondamente
- usare la musica come veicolo di crescita spirituale.

KoKo
16th January 2011, 02:48
L'intervento di Jordan è bellissimo =)
a me piaceva molto il vecchio World Saxophone Quartate...
anche io avevo notato la propensione di alcuni musicisti di portare gli occhi all'indietro e capisco quello che dice Juggler.
Anche a me succede, soprattutto nelle situazioni di completa improvvisazione, di immergermi completamente nella musica e perdere il contatto con il resto. Non è uno stato di trance, ma ci somiglia...proprio all'ultima prova alla fine ci siamo trovati a chiederci "chissa che effetto faremmo ad uno che ci vede dall'esterno" =)

Anche secondo me suonare uno strumento a fiato, in cui respiri, è una grande fortuna.

Danyart
16th January 2011, 14:41
questa musica mi fa morire!!! fantastica!!!!!!!!

David Brutti
20th January 2011, 09:54
Juggler, quanto condivido le tue parole non lo sai!!!

In ogni caso il World Saxophone Quartet è uno dei miei gruppi preferiti e con i loro dischi ci sono letteralmente cresciuto.
Se posso dire la mia sull'ultimo WSQ penso che Carter (musicista splendido) sia un pò fuori contesto: è quello forse che mira a un'approccio tecnicamente più brillante ma anche (se vogliamo) meno interessante (sempre rapportato al tipo di esperienza musicale che il WSQ ci propone).

Per quel che riguarda le esperienze segnalate da Juggler, devo dire che sono tutt'altro che esoteriche e immaginarie. Posso riportare la mia esperienza: come sapete sono un musicista di derivazione "classica" che da un pò di anni a questa si sta trovando coinvolto in progetti di improvvisazione più o meno radicale.
Non avendo conoscenze avanzate per quel che riguarda l'improvvisazione jazzistica, mi affido principalmente al mio orecchio cercando di essere sempre estremamente percettivo rispetto a ciò che mi propongono gli altri musicisti. Sul palco, soprattutto quando suono molto libero, mi capita realmente di straniarmi, di isolarmi dal resto del mondo, un pò coadiuvato da tecniche come la respirazione circolare che, a causa della enorme dispersione d'aria dello strumento che suono principalmente, mi viene in aiuto. Mi sembra inutile spiegare l'influenza che questa tecnica di respirazione ha sulla mente umana se utilizzata per periodi di tempo prolungati. (infatti so anche un pò rincoglionito...)

ropie
20th January 2011, 12:50
la mia esperienza di "stato alterato di coscienza" è più che altro di tipo spaziale: se non devo (tentare di) leggere delle partiture suono sempre ad occhi chiusi, e mi capita spesso, soprattutto quando suono in spazi piccoli, di perdere totalmente il senso della dimensione. tutto si dilata in maniera inverosimile, avverto i musicisti con cui sto suonando fisicamente molto distanti, ma il loro suono come se si generasse direttamente nel mio cervello.
TRIP! a parte gli scherzi, sensazione entusiasmante.

juggler
23rd January 2011, 01:47
Ringrazio David e Ropie per la loro testimonianza.
La "rivoluzione copernicana" della mia coscienza è accaduta per un'esperienza "insolita" avuta quando ero studente:
sono diplomato in flauto traverso...ero nel training intensivo della preparazione dell'esame di compimento inferiore (V° anno)
e un pomeriggio mentre studiavo uno studio di alta difficoltà, mi accorsi ad un certo punto che avevo eseguito piu' di metà studio (quelli dove ci sono "nugoli di note") senza prendere fiato: mi spaventai di me stesso!
Non comprendevo cosa e come era potuta accadere una cosa del genere: ero invaso da una strana sensazione, un miscuglio
di entusiasmo e frustrazione, leggerezza e sconforto; la mia parte razionale potè solo comprendere che avevo usato la respirazione circolare senza averne coscienza; la parte intuitiva/eterica era svanita, lasciando una sensazione indecifrabile.
Riprovando fu un disastro...dopo massimo 2 righi, ero "tornato normale"...mollai tutto e andai a farmi un giro: avevo solo compreso che la respirazione circolare non era una pratica da "superuomini" e si poteva fare (cosa che accademicamente nessun insegnante si permetteva mai neanche di sfiorare, per ovvia incompetenza o incapacità): mi rimaneva "arcana" quella sensazione di "immersione nel suono" che non avevo mai provato fino ad allora e che volevo rivivere.
Tecnicamente, ho imparato a controllarla, facendo un seminario estivo, quello stesso anno con Eugenio Colombo.

La respirazione circolare, indubbiamente, permette una diversa e piu' intensa concentrazione sul suono: dopo un po' "abbatte" la parte razionale e si entra in un flusso di coscienza di altra natura...fors'anche di "rincoglionimento" (come simpaticamente esterna David) ma è un "santo rincoglionimento" che affina la qualità percettiva di ogni suono che si produce.

Ho potuto provare anche la sensazione che descrive Ropie: ricordo 3 circostanze "live" in cui la sensazione descritta fu fortissima; diventa difficile entrare in "tale stato", quando si suona su palchi enormi (come accade in estate) con i fari che ti "lessano" e la miriade di "onde elettriche ed elettromagnetiche", che ti bombardano...e le "spie" che non ti permettono di ascoltare al meglio la totalità di ciò che gli altri musicisti producono...

A beneficio di chi non pratica la respirazione circolare o di chi, volente o nolente, non ha un gruppo o non pratica l'improvvisazione, voglio dire che non è esclusa la possibilità di entrare in altri "stati di coscienza".

Suonare concentrati.
Essere concentrati non significa avere un'attenzione sorvegliata, ma tendere ad una naturale rilassatezza identificandoci totalmente con ciò che stiamo facendo: voglio dire che quando si pensa "ah, non so fare questo...devo fare assolutamente...ecc.ecc." perdiamo il controllo psicofisico del ns. agire, perchè c'è inquietudine, ansia e paura; il respiro perde di profondità, compaiono varie rigidità fisiche (soprattutto posturali, nella rigidità delle articolazioni della mano e apertura del cavo oro-faringeo): il risultato complessivo è un disastro e non c'è nessun tipo di crescita, anzi involontariamente ci si produce pure dei danni...

Una buona concentrazione unita ad una pratica consapevole permette l'unione perfetta di mente e corpo: in questo caso, non c'è piu' differenza fra noi e ciò che suoniamo, ma noi diventiamo ciò che suoniamo...e non si tratta di un gioco di parole, ma di una piu' profonda consapevolezza dell'atto che compiamo.

docmax
23rd January 2011, 11:18
Belle le sensazioni descritte da David Ropie e Juggler, sento di condividere questo modo di sentire. La respirazione circolare dovrebbe essere una specie di Om una roba che ti attira in una dimensione superiore. Se smetti di suonare e respiri quindi hai un attimo di lucidità e silenzio nel quale organizzare il prossimo attimo che andrai a vivere, se invece non smetti mai di suonare sai da dove parti e non sai dove andrai a finire.
Una cosa che mi piace sempre fare è stringere la mano dei componenti del gruppo con i quali sto per suonare: quel piccolo gesto crea Unione e facilita l'interscambio di idee, avvicina. Rende meno palpabile la distanza creata dalla corporeità.

Alessio Beatrice
24th January 2011, 22:27
Inserita la recensione di Juggler su Ilsaxofono.it. ;)

http://ilsaxofono.it/portale/recensioni ... artet.html (http://ilsaxofono.it/portale/recensioni/75-varie/300-recsaxquartet.html)